Società | Immigrazione

Il Decreto Salvini a Bolzano

Gli effetti del provvedimento sul sistema di accoglienza della provincia spiegati da Chiara Rabini (Verdi). “È il decreto del caos”, dice Riccardo Dello Sbarba.

Profughi
Foto: upi

Dal 24 settembre, da quando cioè è stato approvato dal Consiglio dei ministri all’unanimità il Decreto Salvini su immigrazione e sicurezza, a oggi, innumerevoli sono state le critiche sollevate dalle opposizioni ma anche dalle associazioni impegnate nella difesa dei diritti dei migranti, nonché dal mondo cattolico, con la netta presa di posizione del cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, che ha definito il decreto incostituzionale e chiesto l’intervento del Capo dello Stato Sergio Mattarella. Le voci, intanto, si sollevano anche a livello locale. Ultima in ordine di tempo quella di Chiara Rabini, consigliera comunale dei Verdi a Bolzano e candidata alle prossime elezioni provinciali, che punta i riflettori sull’articolo 12 del provvedimento, ovvero il ridimensionamento del modello Sprar, Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati. Lo Sprar consiste in una rete di enti locali che possono attingere al fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo e attraverso questi fondi, che il Ministero dell’Interno mette a disposizione, si assegnano contributi a tutti quegli enti che sviluppano progetti per l’accoglienza dei rifugiati e richiedenti asilo. Il Decreto Salvini, invece, riserva esclusivamente ai titolari di protezione internazionale e ai minori non accompagnati i progetti di integrazione e inclusione sociale previsti dal sistema Sprar.

 

Bolzano e lo Sprar

 

Nella seconda metà del 2017 il capoluogo altoatesino e le comunità comprensoriali aderiscono allo Sprar con vantaggi e risultati positivi, ricorda Rabini in una lunga nota sottolineando che con l’attivazione, nel gennaio 2018, di 223 posti nei comuni dei comprensori la percentuale di richiedenti presenti a Bolzano rispetto alla quota provinciale è calata di oltre la metà. “Grazie agli Sprar e agli altri centri gestiti dalla Provincia aperti nelle valli, si è resa possibile un’accoglienza diffusa (circa 3,5 persone ogni 1.000 abitanti) e molti richiedenti protezione e rifugiati grazie a progettualità di più piccole dimensioni e più inclusive hanno potuto riappropriarsi della loro autonomia e sperare in un nuovo futuro grazie all’inserimento lavorativo e al sostegno del volontariato locale”. Non solo: i progetti Sprar, essendo stati realizzati sul canale diretto (ossia senza affidamento ad organizzazioni/enti gestori) tramite l’assunzione di personale specializzato hanno portato a un rafforzamento del welfare locale a favore di tutti (non solo dei migranti) e il sostegno delle economie locali, puntualizza la referente comunale per i richiedenti asilo e rifugiati.

 

Ancora in ritardo invece l’ulteriore ampliamento dei posti Sprar nei Comprensori e il progetto per minori nel Comune di Bolzano il cui avvio era previsto per il 1° luglio scorso con la pubblicazione da parte del Ministero dell’Interno delle graduatorie degli ultimi progetti presentati, graduatorie che però risultano ancora bloccate. E oltre all'incertezza data da tale contingenza a incidere “gravemente sul sistema di accoglienza nazionale e locale”, dice Rabini, contribuirà il Decreto Salvini su immigrazione e sicurezza. Con l’entrata in vigore delle misure volute dal ministro leghista, inoltre, i richiedenti protezione, “per un periodo che può arrivare fino ai due anni o più, dovranno attendere, la decisione sulla loro richiesta, nei CAS – Centri di Accoglienza straordinari ossia grandi strutture gestite dai Prefetti (e non dagli enti locali) in modo emergenziale e con standard di accoglienza/inclusione più bassi. Numericamente si tratterebbe di circa il 50% delle persone attualmente ospitate nei 35.881 posti Sprar che non avrebbero più il diritto ad accedervi, con un aumento quindi del numero dei posti nelle grandi strutture, proprio quelle che in passato hanno dimostrato tutte le loro criticità”, spiega Rabini. 

 

Le conseguenze per l’Alto Adige

 

Secondo la candidata dei Verdi è da presupporre quindi un arretramento del sistema di accoglienza a quello di due anni fa, con un ritorno delle concentrazioni nelle grandi strutture e nel capoluogo. “Gli Sprar si ridurrebbero notevolmente sia in termini di posti e che per il periodo di permanenza della persone all’interno dei progetti. Il lavoro delle Comunità comprensoriali che in breve tempo hanno messo in piedi il nuovo modello di accoglienza verrebbe ridotto e compromesso”.

I costi che questo Governo vuole risparmiare sul fronte dell’inclusione tagliando gli Sprar e altri interventi, sono costi che si ripresenteranno a breve in misura molto maggiore per dover gestire l’emergenzialità e l’insicurezza che questo Decreto genererà a breve in particolare per la crescita considerevole di diniegati e irregolari

Poi giunge l’appello alla giunta comunale di Bolzano perché “richieda con forza richieda con forza, per i centri cittadini gestiti dalla Provincia/Commissariato, condizioni di accoglienza più dignitose, centri di minori dimensioni (come per esempio Maso Zeiler) e progettualità volte ad una reale inclusione”. Rabini sollecita infine l’urgente necessità per Bolzano di presentare, alla prossima scadenza, “delle progettualità Sprar o di realizzarle con fondi provinciali o europei investendo in inclusione per garantire un futuro di convivenza”. E infine: “I costi che questo Governo vuole risparmiare sul fronte dell’inclusione tagliando gli Sprar e altri interventi, sono costi che si ripresenteranno a breve in misura molto maggiore per dover gestire l’emergenzialità e l’insicurezza che questo Decreto genererà a breve in particolare per la crescita considerevole di diniegati e irregolari”.

Il decreto del caos”, lo definisce Riccardo Dello Sbarba, consigliere provinciale dei Verdi, “Salvini - riassume - fa saltare il sistema di accoglienza anche in provincia di Bolzano. Si smantella lo Sprar e si torna a due anni fa, con i richiedenti asilo concentrati a Bolzano in grandi centri e un sacco di gente per strada, sospinta nella clandestinità”.