Società | L'incontro

Indipendentismi fra austronostalgia e putinismo

Presentato a Bolzano “Cent’anni a Nordest”, il racconto-inchiesta sui fantasmi della Grande Guerra di Wu Ming 1. "I nazionalismi inquinano la percezione della storia".

“Tutti gli indipendentismi si somigliano, ogni indipendentismo è indipendentista a modo suo”, con questa tagline che fa il verso all’incipit di Anna Karenina di Tolstoj (“Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo”), è stato presentato ieri, 3 novembre, al Liceo Carducci di Bolzano, il libro “Cent’anni a Nordest” (edito da Rizzoli), di Roberto Bui aka Wu Ming 1 della “dinastia” dei Wu Ming, dedicato al Triveneto nel centenario dello scoppio della prima guerra mondiale.

Ad organizzare l’incontro - penultima data del Ventre della Bestia Tour - Dada Rose, un gruppo (autofinanziato) di volenterosi giovani della provincia di Bolzano con l'obiettivo di svecchiare e promuovere, attraverso declinazioni nuove, la cultura critica nel capoluogo opponendosi ad ogni forma di fascismo, razzismo e sessismo. A fare gli onori di casail blogger Flavio Pintarelli sul palco insieme a Wu Ming 1 che ha raccontato di un viaggio lungo due anni nel profondo cantone del Nordest - i cui confini tendono ancora ad essere geograficamente nebulosi - con l’orecchio teso ad intercettare i fantasmi della Grande guerra, considerati spesso “retrospezione rosea di un passato glorioso” e che sembrano ancora avere qualche conto in sospeso nella realtà dell’oggi. “Gli indipendentismi sono la prova inconfutabile della presenza di questi fantasmi, indipendentismi che vanno in attrito con la cosiddetta italianità, concetto continuamente ricontrattato e pieno di aporie”, spiega Wu Ming 1 che aggiunge: “La 'Guera Granda' ha definito i confini del Nordest, teatro di guerra, posta in gioco in quanto terra di conquista, luogo di ritirata e di ri-avanzata”.

Il reportage, apparso in tre puntate sul sito di Internazionale (poi ampliato nel romanzo), indaga proprio il cortocircuito fra passato e presente attraverso la lente del neoindipendentismo fra “tensioni culturali, incertezze identitarie ed eredità inconfessate”; mette in guardia sul pericolo dell’insorgenza dei nazionalismi, e sul revisionismo che inquina la percezione della storia. In Veneto imperversano l’“austronostalgia” e il “putinismo” - chiosa l’autore - in una continua ricerca di un kaiser verso cui indirizzare queste pulsioni indipendentiste; dopo l’imperatore Franz Joseph è stata la volta di Jörg Haider, fino a che non è arrivata l’”investitura” di Vladimir Putin, che, leggenda vuole, avrebbe origini venete (una paventata parentela è quella sbandierata da un certo Franco Putin, il quale, a sostegno della sua tesi, una volta ebbe a dire: “abbiamo in comune la caratteristica camminata a papera”.). “Boutade che possono facilmente diventare armi politiche”, avverte Wu Ming 1. 

Un altro punto affrontato nel libro, infine, è la battaglia sulla toponomastica, argomento molto sentito anche nel capoluogo altoatesino (si sta discutendo in questi giorni la possibilità di cambiare il nome a via Cadorna), città - come non si è mancato di ricordare - pullulante di simboli, “va detto - ha sottolineato Bui - che a Bolzano state facendo un lavoro di risemantizzazione che altrove ancora non si vede”. 

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Gianluca Trotta Mer, 11/04/2015 - 18:05

Il libro-reportage di Wu Ming 1 è molto interessante, e prosegue, anche dal punto di vista dell'adozione della forma di "oggetto narrativo non identificato", la via tracciata dal bellissimo Point Lenana. I percorsi seguiti sono tanti, e di certo è un buon contributo alla conoscenza più diffusa di un mondo che per noi che ci viviamo pare nella norma, ma che visto da uno sguardo esterno può sembrare un mondo di pazzi (la proposta di mangiarsi le nutrie colpevoli di devastare gli argini, l'incazzatura per il "Mandi!" friulano che Bruce Springsteen pronuncia nella tappa triestina del tour, ecc.).

Mer, 11/04/2015 - 18:05 Collegamento permanente