Politica | La riforma

Polemica infondata?

Secondo lo Statuto d’autonomia i consiglieri regionali non possono essere nominati in Parlamento. Palermo: “Tema inesistente”, Peterlini: “Riforma pasticciata”.
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Foto: upi

Con l’avvicinarsi del 4 dicembre, giorno fissato per il referendum costituzionale, favorevoli alla riforma e detrattori squadernano le rispettive proiezioni futuribili alternando talento divulgativo a facili sensazionalismi. In Alto Adige il “controcanto” prende di mira, in questi giorni in particolare, la futura composizione del Senato. Secondo la riforma, infatti, i senatori non saranno più eletti direttamente, come avviene oggi, ma saranno scelti dalle assemblee regionali tra i consiglieri che le compongono e tra i sindaci della regione. In tutto il Senato sarà composto da 74 consiglieri regionali, 21 sindaci e cinque senatori nominati dal presidente della Repubblica. Il nodo del contendere: l’articolo 28 dello Statuto di autonomia nel quale si afferma che “l’ufficio di consigliere provinciale e regionale è incompatibile con quello di membro di una delle Camere, di un altro Consiglio regionale, ovvero del Parlamento europeo”. “Se vince il sì - si chiede su Facebook la consigliera comunale del Movimento 5 Stelle (schierato per il No) Maria Teresa Fortini - prima delle elezioni politiche dovranno mettere mano allo Statuto di autonomia? Altrimenti i senatori del Trentino-Alto Adige non saranno nominabili!”.

Un grido d’allarme del tutto immotivato, chiarisce il senatore (eletto con i voti di Pd e Svp) e costituzionalista Francesco Palermo: “Questa clausola di incompatibilità vale per tutte le Regioni, si chiama ‘abrogazione implicita’ ed è un argomento basilare, che si studia il primo anno di giurisprudenza, si tratta di una delle tante parti dello Statuto che pur essendo scritta in un dato modo non trova poi di fatto un’applicazione, del resto nello Statuto c’è ancora la patria potestà, superata da leggi ordinarie”. Su questa, come su altri punti del documento, dunque si procederà in sede di revisione formale - spiega il senatore - dal momento che si tratta di una semplice rifinitura formale, per cui se dovesse entrare in vigore la riforma la parte in questione sarà “implicitamente superata dalla riforma stessa, quello sollevato, insomma, è un tema inesistente”. Una formalità ugualmente superabile, peraltro, nel caso dell’incompatibilità fra la carica di sindaco e quella di parlamentare anche per i comuni con popolazione superiore a 20mila abitanti. I due esempi riportati infine, danno la misura, secondo Palermo, della vacuità del tema: “Nella costituzione dell’Assia (uno dei sedici stati federati della Germania, ndr), precedente alla carta costituzionale tedesca, c’è ancora e non è mai stata cancellata la previsione della pena di morte, ma non per questo viene applicata; così come esiste l’Alta corte per la Regione siciliana, una specie di Corte costituzionale prevista dallo statuto siciliano, che formalmente c’è ma che di fatto non esiste, esempi come questi ce ne sono a milioni”.

 

Fra i contrari alla riforma, occupa la prima linea, come noto, Oskar Peterlini, già senatore della Svp, costituzionalista e membro del “Comitato per il No delle cittadine e dei cittadini della provincia autonoma di Bolzano”: “Questa è la dimostrazione di quanto sia pasticciata questa riforma se anche la stessa maggioranza ammette di dover rimettere mano su alcuni punti, naturalmente sono anch’io del parere che occorrerà trovare delle soluzioni in merito, ma è ridicolo che i costituenti nel redigere il testo della riforma in fretta e furia e guidati da un’unilateralità di intenti, facciano errori simili, come anche quello di non precisare come saranno eletti i senatori della Provincia di Bolzano, cosa che anche Calderoli ha sottolineato e sulla quale era poi intervenuto, per fornire spiegazioni, Zeller”, così Peterlini.

Recentemente, infatti, il senatore della Lega Nord Roberto Calderoli, in visita nel capoluogo altoatesino, si era scagliato contro la riforma, colpevole, secondo l'esponente del Carroccio, di mettere a rischio l’autonomia delle speciali. Se il 4 dicembre si deciderà per il Sì, aveva affermato il leghista, “l’Alto Adige non avrà nemmeno un senatore, perché nella norma transitoria, che spiega come si elegge il Senato, la Provincia di Bolzano non viene citata”. Dichiarazioni subito smentite dal senatore Svp Karl Zeller: “Il terzo comma dell'articolo 57 Cost., nel testo novellato dalla riforma costituzionale Renzi-Boschi, prevede esplicitamente che ciascuna delle province autonome di Trento e di Bolzano avrà 2 senatori, quindi 4 in totale e non 6, posto che la regione Trentino-Alto Adige/Sudtirol non è menzionata nel testo e ciò per il semplice motivo che, come prevede l'articolo 116 Cost., 'è costituita dalle province autonome di Trento e Bolzano'”.

 


Sulla riforma costituzionale ha detto la sua anche l’istituto di ricerca Eurac che ha condotto uno studio sul tema comparando le esperienze delle diverse autonomie speciali riguardo le competenze previste dai loro statuti. “Finora - spiega Sara Parolari, costituzionalista di Eurac Research - le autonomie speciali hanno intrapreso percorsi molto diversi tra loro, tanto da mettere in dubbio l’esistenza di una categoria unica. Ora, se la riforma costituzionale dovesse entrare in vigore, sarà opportuno che tutte le autonomie speciali si attivino per rivedere i rispettivi statuti. In questo modo potranno avere maggiori garanzie di mantenere e sviluppare anche in futuro quelle competenze che nel corso degli anni hanno conquistato”. Secondo i ricercatori, la necessità di evolversi è resa ancora più impellente dalla riforma costituzionale che ridefinisce i rapporti tra Stato e regioni, ridimensionando le competenze delle regioni. In questo contesto, le autonomie speciali sono esonerate dall’applicazione della riforma e possono sfruttare una possibilità non prevista per le regioni ordinarie: quella della revisione dello statuto tramite intesa, la cosiddetta clausola di salvaguardia. Finora solo alcune autonomie speciali si sono attivate in questa direzione, è il caso della Convenzione sull’Autonomia a Bolzano e della Consulta a Trento.