Cronaca | Codice antimafia

Presunti colpevoli

Codice antimafia, il no di Beniamino Migliucci: “Una legge liberticida. Pericoloso estendere misure eccezionali a tutti i reati. Ricorreremo alla Consulta”.
Migliucci, Beniamino
Foto: Youtube
Con 259 voti a favore, 107 contrari e 28 astenuti (il no di Forza Italia, M5S, Fratelli d'Italia e l’astensione della Lega nord) la Camera ha licenziato le modifiche al Codice antimafia del 2011. La novità principale – al centro delle polemiche – è l’estensione delle misure di prevenzione personali e di natura patrimoniale a chi è indiziato di associazione a delinquere finalizzata ad alcuni reati gravi contro la pubblica amministrazione, ad esempio peculato, corruzione, concussione.
Una legge liberticida, incostituzionale, scorretta nei principi ispiratori e nella stesura. Che, in definitiva, scavalcando il codice di procedura penale va contro il “giusto processo” e la presunzione d’innocenza.
È quello che pensa Beniamino Migliucci, presidente dell’Unione camere penali, del nuovo Codice antimafia a cui la Camera dei deputati ha dato il via libera conclusivo. Per l’avvocato bolzanino, rappresentante dei penalisti italiani, si tratta di una legge “che ricerca il consenso”. Il suo giudizio negativo è netto. Una posizione – va precisato – condivisa da molti esperti del mondo del diritto e della giustizia. “Estendere le procedure eccezionali, quali quelle per mafia e ‘ndrangheta, a un ampio insieme di reati che nulla hanno a che fare, incluso lo stalking – argomenta - è sbagliato e pericoloso. Ci si allontana dal giusto processo e dallo Stato di diritto. Solo per demagogia e tralasciando leggi divisive come Ius soli, reato di tortura, magistrati in politica”.
 
Salto.bz: Avvocato Migliucci, secondo l’Unione delle camere penali questa legge è un errore?
 
Beniamino Migliucci: Senza dubbio. Il punto è questo: estendere norme eccezionali, che si applicavano a fenomeni criminali particolari, quali appunto mafia e ‘ndrangheta, a illeciti che nulla con queste hanno a che vedere è sbagliato. Il procedimento di prevenzione introdotto è poco garantista nei confronti del destinatario. Basti pensare che una persona può essere indagata per anni e poi ha 10 giorni di tempo per impugnare le accuse. Stiamo parlando di persone che magari non hanno commesso un reato, ma subiscono un’imputazione a carico. Vuol dire in altre parole che non si applicano le norme ordinarie che regolano il procedimento penale.
 
Ovvero il codice di procedura penale?
 
Esatto. C’è una volontà chiara di aggirare le norme del codice di procedura penale. Ma questo è grave, perché sono le regole che garantiscono chiunque e tutelano il “giusto processo”, ovvero la parità fra difesa e accusa e la terzietà del giudizio. Siamo fuori insomma dalla presunzione di innocenza.
 
A suo avviso quindi si altera l’equilibrio a favore dell’accusa?
 
Sì, ed è assolutamente sbagliato prevedere misure come i nuovi sequestri per il patrimonio magari per un solo fatto corruttivo se si ritiene tale patrimonio “sproporzionato”. Ma chi lo decide? C’è anche il rischio di incidere sull’economia.
Se tutto è mafia, nulla è mafia. È demagogico. Questa è una norma fatta per cercare consenso
Avete già annunciato di ricorrere alla Corte costituzionale. Lo farete?
 
Naturalmente cercheremo di incidere sulla politica affinché apporti le opportune modifiche al testo. Come avvocati quando avremo l’occasione di sollevare il caso lo faremo, sollevando la questione di costituzionalità in un procedimento.
 
Non trova però che in un Paese come l’Italia afflitto da gravi problemi di infiltrazione mafiosa e di reati contro il bene pubblico, fattispecie spesso collegate fra loro, servissero norme più rigorose?
 
Ma estendere norme antimafia a tutti i reati, anche laddove mafia non è, è un errore. Se tutto è mafia, nulla è mafia. È demagogico. Questa è una norma fatta per cercare consenso. C’erano tanti disegni di legge più divisivi che sono stati tralasciati: Ius soli, introduzione del reato di tortura, norme sui magistrati in politica.