Cultura | Aaron Swartz

Cinque post per ricordare Aaron Swartz

Quattro anni fa Aaron Swartz si suicidava per sottrarsi a un processo che in molti definivano ingiusto. Lo ricordiamo con cinque dei suoi pensieri più significativi.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale del partner e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
aaron_swartz.jpg
Foto: Daliydot.com

di Flavio Pintarelli

Il 19 luglio del 2011 lo scrittore, attivista e programmatore informatico Aaron Swartz, viene accusato dal procuratore del Massachussets di aver occultato un computer portatile connesso alla rete del MIT con il quale avrebbe scaricato circa 5 milioni di articoli da JSTOR con lo scopo di renderli pubblici.

JSTOR è una biblioteca digitale online in cui sono archiviati un numero straordinariamente elevato di articoli accademici e i cui abbonamenti arrivano a costare anche decine di migliaia di dollari all’anno.

Per un giovane idealista convinto che l’informazione sia un bene comune per tutta l’umanità e che il libero accesso a essa sia un diritto inalienabile, il recinto eretto da JSTOR intorno al suo patrimonio di conoscenza è un ostacolo che va rimosso.

Ma il gesto di Swartz purtroppo cozza contro una legge del 1984, il Computer Fraud and Abuse Act, che permette alle autorità di perseguire ogni hacker coinvolto nella sottrazione di informazioni e nella manipolazione o distruzione delle funzionalità di un computer.

I capi di imputazione contestati a Swartz sono 13 e se fosse stato dichiarato colpevole al processo, che si sarebbe dovuto svolgere nell’aprile del 2013, Swartz avrebbe rischiato 35 anni di carcere e un milione di dollari di multa.

Una condanna decisamente severa, per un atto che molti esperti di informatica forense giudicano tutto sommato veniale.

Ma Swartz è un personaggio in vista e le autorità federali sono intenzionate a dargli una lezione esemplare.

Aaron è un ragazzo fragile, si sente isolato e incapace di far fronte alla pressione.

“La depressione” scrive nel 2007 “è quello stato d'animo di quando ci si sente soli, o qualcuno che amiamo se ne va, o un progetto sfuma. Ci si sente vuoti, senza valore. Solo che la depressione arriva, e se ne va, senza motivo”. L’undici gennaio del 2013 la storia di Aaron Swartz si chiude con un triste epilogo.

Il ragazzo viene ritrovato impiccato nel suo appartamento di Crown Heigts, a Brooklyn. All’epoca della morte ha solo 27 anni.

A quattro anni dalla sua scomparsa la rete sembra farsi giorno dopo giorno sempre più chiusa, oscura e intollerante. Quanto ci sarebbe servita un’intelligenza vivace come la sua, per aiutarci a navigare in questo ostile oceano digitale?

In ricordo della vita e del lavoro di Aaron Swartz ho deciso di selezionare e presentarvi cinque dei suoi scritti più significativi. Gli altri li trovate raccolti in The boy who could change the world, il bel volume che i tipi di Verso Books gli hanno dedicato nel gennaio del 2016, in occasione del suo trentesimo compleanno.

Buona lettura.

Guerrilla Open Access Manifesto (2008)

There is no justice in following unjust laws. It’s time to come into the light and, in the grand tradition of civil disobedience, declare our opposition to this private theft of public culture. We need to take information, wherever it is stored, make our copies and share them with the world. We need to take stuff that’s out of copyright and add it to the archive. We need to buy secret databases and put them on the Web. We need to download scientific journals and upload them to file sharing networks. We need to fight for Guerilla Open Access.

https://aubreymcfato.com/2013/01/14/guerrilla-open-access-manifesto-aaron-swartz/

A brief history of Ajax (2006)

New technology quickly becomes so pervasive that it’s sometimes hard to remember what things were like before it. The latest example of this in miniature is the technique known as Ajax, which has become so widespread that it’s often thought that the technique has been around practically forever.

http://www.aaronsw.com/weblog/ajaxhistory

Keynes, Explained Briefly (2009)

John Maynard Keynes’ great insight was to see that all of this was nonsense. The job market is a very special market, because the people who get “bought” are also the people doing all the buying. After all, why is it that people are hired to farm wheat? It’s because, at the end of the day, other people want to buy it. But if lots of people are out of a job, they’re doing their best to save money, which means cutting back on purchases. And if they cut back on purchases, that means there are fewer people for business to sell to, which means businesses cut back on jobs.

http://www.aaronsw.com/weblog/keynes

The Invention of Objectivity (2006)

Indeed, objectivity wasn’t even invented until the 1900s. Before that, McChesney comments, “such notions for the press would have been nonsensical, even unthinkable.” Everyone assumed that the best system of news was one where everyone could say their piece at very little cost. (The analogy to blogging isn’t much of a stretch, now is it? See, James Madison loved blogs!)

http://www.aaronsw.com/weblog/newobjectivity

How We Stopped SOPA (2005)