Cultura | Poesia

Leopardi, un successo favoloso

Il film di Mario Martone sulla vita del grande poeta di Recanati riempie le sale cinematografiche e commuove gli spettatori.

Nelle sale cinematografiche italiane, e dunque anche qui in Sudtirolo, sta passando un film che in modo forse inaspettato ha già riscosso e riscuote molto successo. Non si tratta di un film avventuroso, non viene dall'America, non fa ridere, non è scabroso, voyeuristico, violento, non è quindi neppure uno di quei film fatti apposta per compiacere il gusto di un pubblico definito alla stregua di un “target”. E' un film su un poeta e filosofo nato a Recanati alla fine del Settecento, isolato persino all'interno della società letteraria del tempo, dimostratasi incapace di sostenere il suo messaggio lucido e disperato. Morto infine non ancora quarantenne al culmine di una malattia che gli aveva deformato le ossa.

Perché così tante persone decidono di contraddire l'assunto secondo il quale il pubblico è ormai corrotto dalla televisione, dai dvd presi in prestito la sera per accompagnare una pizza da asporto, da un assiduo esercizio di pessimo gusto che l'avrebbe portato a consegnare il cinema d'autore a sparuti connoisseurs? E' difficile indovinare l'alchimia giusta che porta qualcosa ad avere successo. La mescolanza degli ingredienti necessari, posto che si sia in grado di reperirli, non assicura mai il risultato finale. E quando di ingredienti pare non essercene affatto, come in modo superficiale saremmo inclini a giudicare il caso de Il giovane favoloso, lo stupore è ancora più grande.

Per una volta sarebbe bello abusare della nostra residua ingenuità. Al di là della sapienza cinematografica del regista (Mario Martone), della bravura di tutti gli interpreti (ma è impossibile non citare almeno il protagonista, Elio Germano), al di là della fedele ricostruzione storica o degli opportuni scarti anacronistici (la bellissima colonna sonora di Sascha Ring), quello che alla fine emoziona è proprio l'intensità della figura di Giacomo Leopardi, un genio capace di superare la ristrettezza della propria condizione umana e sociale attraverso parole e concetti universali e dirompenti. Non pessimista per afflizione, come ingiustamente è stato sempre ripetuto da chi non è capace di disgiungere il dato biografico (pur influente) da quello relativo al piano della creazione, ma strenuo avversario delle illusioni che nel suo tempo, non così diverso dal nostro, erano coltivate sia nel campo occupato dai rappresentati della fede ultraterrena che in quello, da allora in poi sempre più popolato, degli amanti del progresso.

Ci si commuove quando, alla fine del film, il respiro cosmico-storico dei versi lambisce l'arida schiena del formidabil monte sterminator Vesevo. Seguono le parole che affondano fino alla radice della nostra stessa percezione linguistica, rivelandocene ad un tempo sia la scaturigine che l'orizzonte più lontano. La poesia risale oscuramente staccandosi dalle frasi pronunciate da tutti, finché esse non assumono la proporzione di una colossale montagna, del vulcano che incombe, quindi comincia a crollare, si accende sulla cima raggiunta da pochi soltanto, precipitando nuovamente in basso, manto di fuoco che brucia e contorce tutto quello che tocca. Poi, dopo la cenere, purissimo azzurro e odor di ginestre.

Il giovane favoloso è in programmazione fino a mercoldì 12 novembre al Film Club di Bolzano.