Società | Intervista

“Occorre un’altra idea di carcere”

I Radicali hanno visitato la struttura di Bolzano riscontrando i problemi di sempre. Il nuovo istituto penitenziario sarà pronto tra tre o quattro anni.

“La situazione nelle carceri oggi non è una priorità in nessuna agenda politica”. 

Questo è quanto afferma, amaramente, Donatella Trevisan che lo scorso 6 gennaio ha partecipato ad una visita al carcere di Bolzano, compiuta da una delegazione dei Radicali altoatesini. 
Trevisan ricorda che per i Radicali italiani più in generale lo stato di salute della giustizia è di fatto la cartina di tornasole rispetto allo stato di salute della comunità ed è per questo che il suo partito da decenni si reca nelle carceri del paese. Supplendo in questo modo alla generale carenza politica che invece avrebbe la specifica prerogativa di visitare visite nei carceri per verificarne le condizioni di vita e il rispetto dei diritti umani dei detenuti. 

Donatella Trevisan, partiamo dagli aspetti positivi. Ce ne sono nel carcere di Bolzano?
Donatella Trevisan - Le notizie positive riguardano l’affollamento: da questo punto di vista rispetto alle visite degli ultimi anni la situazione senz’altro è migliorata. Semplicemente ci sono meno reclusi: ne abbiamo trovati 92 a fronte di una capienza di 104. Abbiamo respirato un’aria un pochino più rilassata rispetto alle altre volte quando le celle era stipate di persone. In passato nei medesimi spazi avevamo trovato anche 180 detenuti.  Un altro aspetto positivo riguarda il fatto che ci sono molti meno tossicodipendenti rispetto a prima. Conclamati al momento ne hanno solo due o tre. Per quanto riguarda i tossicodipendenti si fa oggi un maggiore ricorso alle misure alternative. 

Per quale motivo il carcere oggi è meno affollato?
C’è stata una sentenza europea partita grazie ad un’azione giuridica avviata dai Radicali in merito allo spazio minimo vitale all’interno delle carceri. L’Europa ha condannato l’Italia e per i singoli reclusi è stato possibile fare ricorso alla Corte Europea. 

Passiamo ora agli aspetti negativi che, immaginiamo, anche questa volta non manchino…
Sono quelli di sempre. La struttura è obsoleta e fatiscente. Gli spazi sono inadeguati sotto tutti i punti di vista. E quindi la qualità di vita all’interno non può essere buona. In più adesso si è aggiunto il fatto che si è entrati in una fase più concreta della pianificazione del nuovo carcere e quindi i fondi sono stati quasi tutti dirottati verso la nuova struttura. 

Quali sono i tempi previsti per la realizzazione del nuovo carcere?
La consegna della nuova struttura è prevista per fine 2018, ma è tutta teoria. 

Questo vuol dire che ancora per 3/4 anni i detenuti dovranno rassegnarsi a restare nell’attuale struttura?
Proprio così, purtroppo. Poi a questo si aggiunge un altro problema. 

Quale?
Che nel carcere è ancora il volontariato a supplire a quanto non viene fatto dal ‘pubblico’. Alle esigenze che possono avere i detenuti per quanto riguarda il vestiario, l’alimentazione ed altro a tutt’oggi provvede Bruno Bertoldi, un volontario molto anziano della San Vincenzo. Il volontariato è fondamentale anche per quanto riguarda le attività ricreative, come quelle teatrali. Questo è un problema che riguarda da tanto tempo Bolzano ma che è comune anche con le altre strutture penitenziarie italiane. 

Chi si occupa dell’assistenza socio-sanitaria dei detenuti?
Questa questione è demandata al pubblico e quindi da noi alla Provincia. Ma anche in questo caso la situazione è problematica. Faccio un esempio: loro hanno uno psicologo che viene in carcere per 12 ore alla settimana. 12 ore per un centinaio di detenuti sono niente. E quindi la maggior parte dei numerosi problemi di natura psicologica che possono esserci in una realtà come quella del carcere vengono risolti con la somministrazione massiccia di psicofarmaci. 

Nella struttura carceraria di Bolzano sono presenti ancora molti extracomunitari? 
Sono circa la metà. Vedremo ora cosa succederà sul fronte del reato di clandestinità. Purtroppo ho i miei dubbi che si riesca ad abolire il reato. 

C’è poi il gravissimo problema legato al funzionamento della carcerazione preventiva…
Un terzo della popolazione carceraria italiana è ancora ‘non giudicata’. E di questi più di un terzo a fine iter risulterà innocente dopo essersi fatto periodi di carcere non dovuti. Questo è uno specifico problema italiano: altrove non esiste un ricorso così massiccio alla carcerazione preventiva. In Italia i giudici hanno paura di quello che accade quando qualcuno a piede libero commette un reato e quindi per starsene tranquilli tendono a dare la carcerazione preventiva anche se un imputato è in attesa di giudizio. In realtà i pericoli reali per la  collettività possono giungere solo da una piccolissima parte di coloro che sono in attesa di giudizio. 

Nei giorni scorsi si è parlato della chiusura della sala internet perché alcuni detenuti avevano fatto delle ricerche su temi legati al terrorismo islamico…
Per quanto ne so io non si trattava di una sala con collegamento ad internet ma solo di una sala computer che è stata chiusa perché ne è stato fatto un utilizzo improprio per vedere video pornografici. La sala è stata dunque chiusa per un po’.

Qual è la situazione delle guardie carcerarie? A suo tempo a più riprese si sono lamentate delle loro condizioni di lavoro. 
Rispetto agli anni precedenti non è cambiato nulla: sono comunque sotto organico. Sulla carta dovrebbero essere 80 ma sono attive in 20/25. Per coprire i turni notturni in così pochi a volte si ritrovano solo in due o tre, uno per piano. La situazione è senz’altro di sovraccarico rispetto alle esigenze che ci sarebbero. Va sempre ricordato che la qualità della vita all’interno di un carcere riguarda sia i detenuti che il personale. E’ la comunità penitenziaria nel suo insieme che va in sofferenza. 

A Bolzano in questo momento si ha la sensazione che in futuro si potrà passare dalle stalle alle stelle. Ovvero da una delle strutture più brutte d’Italia ad una delle più belle, addirittura additata preventivamente come un esempio per tutta Europa. E’ così? Che idea vi siete fatti di quello che sarà il nuovo carcere di Bolzano?
La questione la stiamo seguendo come tutti attraverso le notizie che ci giungono attraverso la stampa. Noi per primi abbiamo insistito sulla necessità di creare un contesto migliore. Poi però non è che con una migliore logistica e cioè con la costruzione di nuove strutture più moderne e capienti che di fatto si riesca a risolvere il problema di fondo. Puoi migliorare le condizioni di vita nel carcere, però poi se continua ad esserci il tipo di popolazione che c’è adesso, e cioè composta da persone che nella maggior parte dei casi non ha commesso delitti contro terzi, allora il problema non viene risolto.