Società | Lavoro

“Chi lavora sereno è più produttivo”

Il luogo di lavoro, per molti fonte di stress, diventa un inferno per le vittime di mobbing. Le proposte dei segretari generali di SGB CISL, CGIL/AGB e UIL SGK.
mobbing_burnout_stress.jpg
Foto: Mobbing, Burnout, Stress

Capita a molti di lavorare sotto la pressione di colleghi o superiori che inducono in errore o fanno dispetti e tuttavia riuscire, sia pure con fatica, a svolgere ancora la propria attività lavorativa.

Quando invece sono le complesse condizioni e l’organizzazione del lavoro a creare stress, il lavoratore versa in una situazione di burnout e sviluppa patologie psicofisiche.

Come conseguenza estrema si arriva anche all’invalidità nei diversi casi di mobbing, ossia costanti persecuzioni, annullamento delle mansioni lavorative e financo eliminazione degli strumenti di lavoro. 

 

 “Chi vive un disagio lavorativo, ne risente normalmente anche nella sfera delle relazioni personali: il lavoratore tende ad isolarsi dal contesto sociale e ha anche ricadute dal punto di vista fisico, talvolta anche molto pesanti” – afferma il segretario generale della SGB CISL della provincia di Bolzano, Michele Buonerba, il quale ricorda che il testo unico sulla sicurezza e salute sul lavoro ponga a carico del datore di lavoro l’obbligo di elaborare in funzione del ciclo produttivo un piano di valutazione dei rischi a tutela della salute, per la prevenzione degli infortuni e contro lo stress da lavoro correlato.

“In molti casi l’obbligo è assolto solo in maniera burocratica – dice Buonerba -. La norma deve essere invece attuata in modo serio. Si deve promuovere la cultura della sicurezza e del benessere sul posto di lavoro. Le persone che lavorano bene, serene, concentrate sono più produttive rispetto a quelle sotto stress”.

Per Buonerba nel settore pubblico il disagio lavorativo è più elevato che in altri ambiti e ne spiega le ragioni: “Il procedimento burocratico è più o meno analogo al sistema gerarchico, in cui chi è ai vertici decide tutto. Si dovrebbe innovare la procedura amministrativa mediante la costruzione di rapporti orizzontali con la valorizzazione delle competenze delle persone”.

Sul burnout Buonerba ricorda che le insegnanti, specie nei loro ultimi anni di lavoro, siano colpite da tale fenomeno e quindi ritiene fondamentale prevedere una minore presenza di tali docenti sul luogo di lavoro e riconoscere quale usurante in particolare il lavoro delle insegnanti delle scuole materne.

Ad avviso del segretario generale della Cisl altoatesina per migliorare le condizioni di lavoro si devono seguire buone prassi che garantiscano la conciliazione lavoro-famiglia: “Nel terziario un buon modello è lo smart working (lavoro agile), che prevede anche il telelavoro (lavoro a distanza, da casa, ndr); nel settore manifatturiero si deve puntare sul lavoro flessibile”.

Sui casi di mobbing Michele Buonerba vede come positiva la proposta di legge provinciale antimobbing che mira a istituire una commissione di prevenzione, composta da esperti in materia e ribadisce l’importanza della proposta nazionale della Cisl ad introdurre nei casi gravi il reato di disagio lavorativo.

 

Favorevole alla possibilità che il mobbing venga penalmente sanzionato è anche il segretario generale della CGIL/AGB di Bolzano Alfred Ebner che in chiave preventiva suggerisce: “Una campagna informativa rivolta sia a chi dirige il personale, affinché maturi sensibilità su queste problematiche sia ai lavoratori, che così sapranno a chi potersi rivolgere. Necessaria è poi una specifica formazione sui social network, mediante cui molti lavoratori sono mobbizzati”.

Fonte di stress è per Ebner l’assenza di prospettive e la precarietà del mondo del lavoro, connotato da sempre minori diritti e tutele per chi lavora: “In questo contesto i lavoratori sono sempre più competitivi, sfruttatori di se stessi ed i datori di lavoro hanno un forte potere ricattatorio. Il ceto medio è stato penalizzato. Molti, ormai sfiduciati, non cercano neanche più lavoro”.

Il segretario della CGIL ricorda come diversi interventi normativi abbiano messo in discussione le certezze costruite nel tempo con la democrazia: ”Il riformato articolo 18 dello Statuto dei lavoratori nelle imprese sopra i 15 dipendenti non introduce un sistema a tutele crescenti, bensì una monetizzazione crescente. Per quanto riguarda i vaucher, il ricorso ad essi è esploso dopo il Jobs Act (la riforma del lavoro del “governo Renzi”, ndr). Il lavoro accessorio non deve essere regolato con i buoni lavoro, ma con il lavoro a chiamata, lavoro somministrato, lavoro stagionale, contratto a termine. Nello smart working è fondamentale la contrattazione”.

Non solo. “Un altro problema è rappresentato dalla false partite iva e dai falsi lavori autonomi, quali per esempio le collaborazioni coordinate e continuative, che celano in realtà  rapporti di lavoro subordinato” – prosegue Alfred Ebner che espone la proposta della CGIL: la carta dei diritti universali del lavoro per chiedere il riconoscimento di diritti, quali lo stipendio, la malattia, le ferie, anche ai lavoratori autonomi.

Sulla situazione in Alto Adige il segretario della CGIL/AGB dichiara: “Da noi vi sono più possibilità di lavoro rispetto al resto d’Italia, ma non tratteniamo i nostri cervelli. Per esempio in ambito sanitario ci si deve rendere conto che la medicina non sia solo un costo: bisogna puntare su ricerca e innovazione in campi mirati. Si devono poi creare collaborazioni fra imprese”.

A proposito di sanità altoatesina è piuttosto diffuso il burnout, la cui soluzione richiede secondo Ebner immediate nuove assunzioni di personale, la valorizzazione dei distretti sanitari così da lasciare all’ospedale solo la cura delle malattie gravi, l’uniformazione dei sistemi informatici che devono poter dialogare tra loro ed essere accessibili a tutti i medici con conseguente sgravio di lavoro.

 “Per rendere umane le condizioni di lavoro  - chiosa Alfred Ebner - si devono adeguare i lavori all’età ed alle condizioni psicofisiche delle persone, alleggerire i lavori più pesanti man mano che avanza l’età delle persone, lottare contro le disuguaglianze e la crescente povertà. Il disagio lavorativo è anche disagio reddituale, sociale e di salute”.

 

Sulla necessità di ridurre il carico di lavoro è d’accordo il segretario generale di Uil-Sgk Alto Adige - Südtirol Toni Serafini, che nel precisare come non vi siano risposte standardizzate per tutte le situazioni lavorative ritiene che in generale siano efficaci misure preventive anche la riduzione e flessibilità degli orari lavorativi nonché la diversificazione del lavoro.

Per il segretario della Uil altoatesina per limitare lo stress lavorativo è altresì necessaria la conciliazione dei tempi di vita con i tempi di lavoro: “I negozi non dovrebbero essere sempre aperti nei fine settimana, se non in occasioni particolari. Il week end è spesso l’unico momento in cui i genitori vedono i figli. Bisogna avere il senso della misura e del limite. Non siamo numeri, ma persone. L’imprenditore non deve guardare solo al fatturato, ma si deve ricordare che il primo capitale è l’uomo”.

“Non deve mai mancare l’equilibrio tra territorio ed economia – osserva Serafini che rileva come da noi il precariato sia molto basso.

Per quanto riguarda il mobbing Toni Serafini è contrario a ricondurlo a una fattispecie penale, giacché egli ritiene essenziale agire a monte:” Promuovere la cultura non solo della sicurezza sul lavoro ma anche del rispetto reciproco fra le persone, investire in prevenzione e formazione, eseguire controlli. Infine, i principi dell’etica del lavoro devono essere insegnati nelle scuole”.