Economia | L'intervista

Un presidente pragmatico

Federico Giudiceandrea, CEO di Microtec, guiderà Assoimprenditori succedendo a Stefan Pan. “In associazione mai avvertito problemi di natura etnica”.
Federico Giudiceandrea
Foto: Assoimprenditori

salto.bz: Giudiceandrea, che tipo di presidenza sarà la sua e quali saranno i suoi obiettivi durante il mandato?
Federico Giudiceandrea: La mia sarà una presidenza nel segno della continuità con quanto fatto fino a questo momento, ora dovrò ragionare sulla squadra che mi accompagnerà in questi anni. C'è da dire che mi sono sempre occupato di innovazione e di export, sono i temi che conosco meglio e su cui punterò. L’innovazione, del resto, è l’origine di tutto, porta le aziende ad avere successo, a esportare, a creare posti di lavoro, e non si tratta solo di alta tecnologia, ma di un processo più complesso, un modo di pensare che questo territorio ha percepito in maniera proficua negli ultimi anni e che occorre allargare ulteriormente. Non voglio inventare nulla di nuovo, ma semplicemente giro il mondo e vedo che altre regioni in questo settore fanno meglio di noi, spero perciò di poter portare questa esperienza in Alto Adige e di invogliare anche la politica a prendere una certa direzione piuttosto che un’altra. C’è la grande sfida del NOI, il parco tecnologico dell’Alto Adige e dobbiamo fare anche i conti con il fatto che in Provincia si fa fatica a trovare personale per le aziende e quando lo si trova questo ha difficoltà a trovare casa, sono situazioni che vanno risolte nella prospettiva di un'industria che possa prosperare nella nostra Regione.

Era il suo sogno diventare un giorno presidente di Assoimprenditori oppure è stata la conseguenza di una “congiunzione astrale” che ha accettato di buon grado dopo le dimissioni premature di Stefan Pan?
Mi sono iscritto ad Assoimprenditori una quindicina di anni fa soprattutto per via dei servizi che l’associazione offriva e senza tuttavia dedicarmi alla politica industriale. Poi sotto la presidenza di Oberrauch (che ha preceduto Pan alla guida degli industriali, ndr) mi sono reso conto che l’attività di Assoimprenditori aveva facilitato il mio compito di imprenditore, il mio impegno a quel punto è cresciuto. Capii che invece di lamentarsi perché le cose non funzionavano era più utile rimboccarsi le maniche. Trovo quindi fondamentale, da parte mia, per i miei colleghi, cercare di influire sulla politica industriale di questo territorio. Questa nomina è abbastanza inaspettata, ma ho dato volentieri la mia disponibilità, nella mia azienda, del resto, avevo già iniziato a delegare alcuni compiti, sono in grado dunque di assolvere un impegno come quello di presidente di Assoimprenditori che richiederà tempo e dedizione.

"Non credo che l’'italianità' sia stata un elemento che ha inciso sulla decisione, la nostra associazione ha ormai superato quella fase e ritengo sia stata anche la prima a farlo. Noi imprenditori siamo pragmatici, anche per forza di cose visto che il mercato è sempre più globalizzato, sarebbe quindi assurdo fare delle categorizzazioni di natura etnica"



Si è fatto un gran parlare del fatto che dopo 13 anni la leadership degli industriali torna in mani “italiane”.
Non credo che l’“italianità” sia stata un elemento che ha inciso sulla decisione, la nostra associazione ha ormai superato quella fase e ritengo sia stata anche la prima a farlo. Noi imprenditori siamo pragmatici, anche per forza di cose visto che il mercato è sempre più globalizzato, sarebbe quindi assurdo fare delle categorizzazioni di natura etnica. Credo che il mondo stia evolvendo e si stia rendendo conto che bisogna lasciarsi alle spalle certe dinamiche.

Qual è il suo giudizio sull’industria altoatesina? Ha i numeri per essere competitiva su più livelli? Dalla ricerca all’hi-tech?
C’è un tessuto industriale solido e maturo per quel che riguarda l’export in particolare, abbiamo assistito a una notevole apertura del territorio negli ultimi dieci anni, si è plasmata una consapevolezza maggiore e gli imprenditori hanno imparato a gestire questo settore. L’Alto Adige è conosciuto come una terra in cui il fattore qualità è di primaria importanza, c’è quindi anche tutta una cultura radicata che aiuta l’impresa. Le condizioni per sviluppare ulteriormente anche l’hi-tech ci sono tutte, è questione soprattutto di testa più che di spazi anche se ci sono delle oggettive difficoltà in questo senso.

Cosa pensa della Solland Silicon, ormai da molto tempo in crisi, non crede che un’azienda specializzata come questa debba trovare spazio in Alto Adige?
Ho sempre considerato il silicio un elemento importante nel processo tecnologico, c’è quindi assolutamente spazio per un’azienda come quella se si punta sulla qualità. Questo è un concetto che vale per tutto, perché non è il prodotto il problema ma come questo viene realizzato. E non dimentichiamoci che le materie prime arrivano per tradizione dalla nostra terra.