Società | Una terra plurale

L'Autonomia ambigua

Il cantiere dell'Autonomia è infinito e il progetto va continuamente adeguato.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
 
Per gli uni, i sudtirolesi di lingua tedesca, l’attuale Autonomia provinciale è il massimo del minimo che si è potuto ottenere finora dall’Italia. Per gli altri, gli altoatesini di lingua italiana, l’Autonomia locale può svilupparsi sì, ma non troppo e solo dentro i chiari limiti della sovranità nazionale. Due visioni diverse della Autonomia che riemergono periodicamente (Convenzione per lo Statuto, toponomastica,..), mettendo in evidenza il carattere di ambiguità e forse di provvisorietà della nostra Autonomia. L’ambiguità è congenita e parte da lontano, già dal diverso giudizio sull’atto di nascita dello Statuto (l’accordo Degasperi-Gruber) e via, via fino al preambolo del documento finale della Convenzione (Diritto all’autodeterminazione o no?).
Peraltro, le notizie che arrivano in questi giorni da Barcellona, capitale della Catalogna in Spagna, confermano che i cantieri dell’Autonomia non sono mai finiti. Lì, in quella regione pure autonoma, si svolgerà il 1 ottobre il referendum per l’indipendenza e si prospetta uno duro scontro istituzionale con lo Stato centrale.
Con l’ambiguità dovremo convivere anche nel futuro, consapevoli che abbiamo diverse percezioni della nostra realtà territoriale, ma per fortuna anche una comune sensibilità per la pacifica convivenza costruita in questi decenni.
Ripartire sempre da questa realtà, senza negare il conflitto latente contenuto in essa, è l’unico modo di continuare assieme il cantiere dell’Autonomia. Sapendo che non sarà mai finito una volta per tutte.
(www.albertostenico.it)