Società | Altoatesini

Ritorno a casa

Sentirsi altoatesini, ma non fino in fondo.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

Di mia madre, quando leggevamo assieme il giornale, non sopportavo la scelta di dedicare particolare attenzione e più tempo ai necrologi. La sollecitavo ad andare oltre, voltare pagina, ma a lei invece interessavano molto. Adesso, con l’età, capisco di più mia madre ed ammetto di somigliarle anche un po’. Mi ritrovo sulla pagina dei necrologi e vedo sempre più distintamente una parte della vita della mia città della cerchia dei conoscenti che se ne va. Conosco e riconosco sempre più persone con le quali ho condiviso qualcosa e spesso persone che hanno improntato la vita pubblica della nostra città. Persone protagoniste della nostra microstoria urbana e che hanno lasciato un segno importante. Il fatto che mi lascia sempre interdetto è leggere che, dopo svariati decenni di vita anche molto attiva in città, essi verranno però sepolti nel loro paese d’origine, intendo nelle altre regioni italiane nelle quali sono nati. Pur avendo molti di loro trascorso una lunga parte della vita – e spesso quella centrale – in città, vengono infine restituiti alla patria degli affetti e dei sentimenti. Come dire “abbiamo vissuto, lavorato, contribuito a plasmare la vita sociale in questo luogo, però adesso torniamo a casa, nella nostra vera casa”. Qui in città era una tappa intermedia, a volte lunga quasi quanto l’intera esistenza, ma poi la tappa finale è il ritorno alle origini. Molti bolzanini anziani, dopo la morte, hanno ripreso un viaggio verso le loro proprie diverse province italiane. Erano qui per molto tempo, ma non erano qui: nel fondo dell’animo c’era sempre il bambino, c’era la nostalgia, c’era il non aver perso le proprie radici.
Pensavamo che fossero qui a casa loro, invece ci comunicano che “tornano a casa”.
(www.albertostenico.it)