Società | Mafia capitale

La corruzione vive di leggi inapplicate.

Il denaro "in nero", l'aggiramento delle norme appalti, le mancate revisioni alle cooperative: humus della corruzione.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

Allo scandalo romano nella gestione dei servizi, è seguita, come di consueto, una nuova normativa speciale contro la corruzione. Dalla quale ci si aspettano i miracoli che non verranno. I recenti fatti di corruzione mostrano invece la “banalità del male” reso possibile dalla connivente violazione delle ordinarie leggi dello Stato. Quella sulla limitazione dell’uso del contante, per esempio. Al massimo 999 euro e poi forme di transazioni economiche tracciabili. Niente “nero”. E le tangenti, allora?
E poi le norme sugli appalti, già di per sé assai garantiste, ma aggirate con largo consenso delle parti interessate (sia a Roma, che in tutto il Paese).
Ed infine, per le cooperative, la revisione periodica obbligatoria che dovrebbe individuare immediatamente le irregolarità nella gestione. Se la revisione viene effettuata veramente… Ma allora di cosa c’è bisogno per combattere e sconfiggere la corruzione? Di applicare, sempre e comunque, le leggi che ci sono già. Quelle normali, che valgono per tutti.

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michele buonerba Dom, 12/14/2014 - 23:14

Per combattere la corruzione servono leghi scritte bene, chiare e che prevedano sanzioni applicabili. In Italia le leggi sono scritte male, sono troppe quella sugli appalti piena di contraddizioni. Onestamente sembra scritta apposta per favorire la corruzione. Renzi, dopo lo scandalo estivo dell'Expo, aveva promesso la nuova legge in 3 mesi. Temo che la direttiva europea verrà recepita come al solito all'ultimo momento (2016) con una delega in bianco affidata alle solite burocrazie romane.

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