Società | Bolzano

Chi ha detto che non c’è nulla da fare?

Public Space Innovation, il progetto delle OfficineVispa per la costruzione di una cultura del bene comune. Il referente Previte: “Puntiamo sull’inclusività vera”.
Public Space Innovation
Foto: PSI

Favorire il benessere e il progresso umano di tutti i cittadini e “riconquistare” lo spazio pubblico democratico: la sfida è stata raccolta dalla cooperativa sociale OfficineVispa, attiva nella gestione dei servizi/progetti di sviluppo di comunità nelle periferie della città di Bolzano, vincitrice di un bando sul welfare generativo lanciato dalla Fondazione Cassa di Risparmio. Il progetto della coop, Public Space Innovation (PSI), che si è aggiudicato 10mila dei 400mila euro del bando, intende contribuire ad instaurare, attraverso le relazioni, la partecipazione e la sperimentazione, “un dialogo in grado di tenere insieme la capacità di coinvolgere, ingaggiare e fertilizzare quella che pensiamo ed agiamo quotidianamente come una 'comunità di cambiamento'. Come generatori di questo cambiamento pensiamo le periferie come luoghi liminali ed al confine ma in quanto tali permeabili alla trasformazione generativa della realtà”, si legge nella nota di presentazione dell’iniziativa. “Le azioni che andranno a riempire il contenitore/progetto PSI intendono rendere visibile il bene comune per le persone del quartiere don Bosco ed in particolare per quelle in condizione di fragilità, col risultato ultimo di creare e comunicare maggiore e crescente consapevolezza rispetto alla tematica, sempre più attuale, dei Commons e della loro gestione e cura”.

 

Il progetto

 

Fra le attività previste dal Public Space Innovation ci sono il “CasanovaSunset”, 3 aperitivi pensati per le famiglie; “Werkstadt”, laboratori di falegnameria dove costruire giochi da destinare ai parchi pubblici del quartiere e una ciclofficina; “Vistamare”, sdraio da spiaggia per gli avventori, con annesso un piccolo chiosco di giornali e riviste (maggiori dettagli sulle iniziative a questo link). L’idea è quella di coinvolgere anche l’Università di Bolzano con una call for designers per migliorare l'arredo urbano. Intanto, il primo evento del CasanovaSunset (spettacolo teatrale, laboratori creativi e Swap Party), andato in scena a metà luglio, ha già incassato un successo di pubblico non indifferente, sottolineano gli organizzatori.

 

 

L’ultima parte del progetto, “Commons in the city - Ripensare la città”, inizierà il 19 settembre e consiste in incontri di “alfabetizzazione” moderati dal giornalista Massimiliano Boschi, con realtà, esperti - fra cui il costituzionalista ed ex senatore Francesco Palermo, l’architetto Luigi Scolari, il giornalista attivista dei movimenti sociali e ambientalisti Paolo Cacciari, e Ugo Mattei, professore di diritto internazionale e comparato nonché autore del libro “Beni comuni: Un manifesto” - e pratiche del bene comune, sul cui regolamento, peraltro, è al lavoro l’assessore comunale Angelo Gennaccaro.

 

Per una città del “noi”

 

“È fondamentale che i Comuni inizino almeno a ragionare sulla nozione di ‘bene comune’, su come vivere gli spazi pubblici, ed è altrettanto fondamentale individuare degli indicatori per capire quali siano realmente i comportamenti illeciti contro il cosiddetto decoro”, spiega Sergio Previte, referente di OfficineVispa che da anni opera a Casanova. Occorre, secondo Previte, lavorare sulle competenze reperibili nel quartiere stesso, “penso ad esempio al montaggio e smontaggio di un palco per un eventuale evento, o anche all’impiego di musicisti, con l’impegno però da parte dell’amministrazione locale di semplificare la farraginosa macchina burocratica per poter dare questa possibilità agli abitanti del quartiere. Il nostro progetto - prosegue - non si poggia su una mera logica riempitiva ma sul reale coinvolgimento delle persone, in un’ottica inclusiva, e l’aspettativa è quella di una concretizzazione di un momento di incontro intergenerazionale, fra giovani, adulti e anziani - che poi è la nuova sfida del sociale - per comprendere e tenere conto delle esigenze di tutte le anime del rione”. 

 

 

A proposito di giovani il cambio di passo consiste nell’offrire un’esperienza, senza imporre loro dall’alto cosa fare, “riuscire ad ‘agganciarli’, attirando la loro attenzione, partendo dalla domanda ‘cosa puoi fare tu per il quartiere?’, è già metà del lavoro, teniamo ben presente, inoltre, che cacciare i ragazzi problematici dal rione non è la soluzione, significa solo spostare il problema”, osserva Previte che infine aggiunge: “L’obiettivo del progetto è quello di creare dei pensatoi per la città senza sprecare risorse”. Tutti invitati.