Società | Immigrazione

La netta linea di confine

Il Prefetto: “L’assistenza ha dei limiti”. È ufficiale: per i richiedenti asilo aprirà una struttura anche a Ora. L’appello dell’Ost West Club: “Servono casa e lavoro”.
Migranti
Foto: theweek.co.uk

Equilibrio precario

Il tema dei migranti torna sul tavolo dell’alta politica altoatesina. Ieri (14 marzo), al Commissariato del governo, il punto della situazione per quel che riguarda Bolzano, città come noto particolarmente interessata rispetto al resto della Provincia dai flussi migratori. Presenti all’incontro, oltre al prefetto Elisabetta Margiacchi, il questore Giuseppe Racca, il Landeshauptmann Arno Kompatscher, l’assessore provinciale alle Politiche Sociali Martha Stocker con il fido direttore di ripartizione Luca Critelli, il sindaco Renzo Caramaschi e il comandante della polizia municipale di Bolzano Sergio Ronchetti. A breve con l’apertura dei centri di accoglienza di San Candido, Silandro, Lana, Renon, Bressanone, Laives, Ora, saranno disponibili 310 posti di accoglienza, contribuendo in tal modo ad alleggerire Bolzano, che ospita al momento 745 richiedenti protezione internazionale inseriti nel contingente che lo Stato assegna alla Provincia. L’intenzione è quella di proseguire seguendo parametri che privilegino nuclei corrispondenti ad una forbice dai 25 ai 60 posti, eppure i comuni della provincia non sono ancora “a regime” dal momento che alcuni lavori nelle suddette strutture individuate hanno richiesto più tempo del previsto.

Ora e gli altri

Nello specifico, in quanto al comune di Ora ieri la giunta provinciale ha autorizzato la stipula della concessione con Volontarius per la messa a disposizione triennale - ad uso gratuito - dell’immobile di via Nazionale, da adibire alla sistemazione temporanea di persone richiedenti asilo. L’associazione di volontariato si occuperà della gestione dell'edificio. In Alto Adige sono attualmente operative 24 strutture di accoglienza per richiedenti asilo: 9 a Bolzano, 2 in Merano e una ciascuna in Appiano, Ortisei, Rifiano, Castelrotto, Vandoies, Brunico, Prati di Vizze, Bressanone, Tesimo, Malles, Funes, Chiusa e Vadena. 12 sono gestite da Volontarius, 10 dalla Caritas diocesana e una in collaborazione da Croce bianca, Croce rossa e Volontarius. A breve, come noto, apriranno altre strutture a San Candido, Silandro, Renon, Lana e Laives.

Il nodo dei “fuori quota”

Più complicata invece la questione relativa ai migranti che non rientrano nelle quote governative, in merito il prefetto Margiacchi ha affermato: “Occorre responsabilmente veicolare una corretta informazione in ordine al fenomeno dei cittadini stranieri alla ricerca di rifugio e riparo a Bolzano, ulteriori rispetto ai richiedenti asilo aventi diritto di rientrare nell’assistenza statale e per i quali il Commissariato del Governo sta procedendo senza soluzione di continuità all’assorbimento nelle strutture governative. Bisogna infatti rammentare, per non ingenerare equivoci o false aspettative in coloro che ospitano e in coloro che ricevono ospitalità, la netta linea di confine tra i profili prettamente umani e caritatevoli impliciti nel concetto di accoglienza e il dovere delle Istituzioni di provvedere all’assistenza, inevitabilmente vincolata, anche logisticamente, a parametri che non possono comprendere, senza limiti, indistintamente e genericamente ogni autonomo arrivo, singolo o di gruppo, sul territorio”.

Società civile, presente

Nel frattempo non si attenua il moto solidale della “gente comune”. Nel coro di voci fa sentire la sua l’Ost West Club di Merano puntando i riflettori su coloro i quali hanno ottenuto una risposta positiva alla loro richiesta di asilo e che ora, dunque, dovranno lasciare a breve l’alloggio garantito loro dalla protezione internazionale per cercare autonomamente lavoro e abitazione. L’appello è rivolto a chi ha la possibilità di fornire una stanza o un appartamento a prezzi modici o un lavoro. “Offrire a queste persone un alloggio e un lavoro - si legge sul sito dell’associazione dove è possibile reperire tutti i contatti utili - significa creare nuove prospettive di integrazione e inclusione. I nuovi meranesi potranno così sviluppare nuovi contatti, partecipare alla vita sociale, stringere nuove amicizie; darete inoltre una mano a liberarli finalmente da insicurezze e da una situazione precaria durata diversi anni; darete a queste persone la sensazione di essere finalmente ‘arrivati’”.