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Immobili. come reagire alla crisi?

La Cooperazione edilizia: una delle risposte alla crisi e alla crescita del mercato immobiliare
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale del partner e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
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Foto: Coopbund AA

Cogliamo l’occasione dell’articolo di Ferrandi del 4 aprile per dare il nostro contributo sulla discussione attuale sulle politiche abitative che occorre a nostro avviso sostenere.

Innanzitutto il fatto che i valori immobiliari siano alti non è necessariamente un aspetto solo negativo. La crescita costante del mercato immobiliare in Alto Adige è data da più fattori:

  • la qualità della vita in generale, un costante aumento della popolazione e livelli di reddito sopra la media nazionale
  • la qualità urbanistica degli insediamenti, sia storici che nuovi, nonché la qualità costruttiva degli edifici, con standard più elevati rispetto al resto del Paese
  • l’esiguità del suolo e delle aree fabbricabili e quindi meno disponibilità di alloggi
  • un sistema di sostegno pubblico all’acquisto ma anche al recupero e ristrutturazione di edifici esistenti, che incentiva anche questo settore e produce qualità e sostenibilità
  • un sistema bancario che comprende tutti i fattori precedenti e di conseguenza sostiene stabilmente i finanziamenti.

Considerato tutto ciò è comprensibile che gli immobili in Alto Adige mantengano ed aumentino il proprio valore e di questo fatto ne beneficiano tutti, anche l’80% della popolazione altoatesina che detiene una casa in proprietà, e quindi un patrimonio di cospicuo valore che viene mantenuto nel tempo. Un capitale su cui può contare.

Un ruolo determinante lo ha avuto la Cooperazione edilizia, che da oltre 25 anni ha sostenuto l’iniziativa delle famiglie meno abbienti, ed ha consentito loro di realizzare una abitazione adeguata alle proprie esigenze e di costituire un solido patrimonio.

Il fenomeno della Cooperazione edilizia - che così come sviluppatosi in Alto Adige costituisce un unicum in Italia, favorito dalla lungimirante L.P. 13/1998 - è stato un reale spazio per migliaia di famiglie per auto costruirsi la casa, al di fuori delle logiche del mercato immobiliare ed ha consentito realmente spazi di maggiore benessere nei ceti medi e nei ceti meno abbienti.

È stato per molti anni un evento controtendenza rispetto ai valori immobiliari, anche questo con costi in crescita, ma non in crescita esponenziale, che ha calmierato e reso possibile, per alcune categorie, i valori finanziari di accesso alla casa.

È vero. È sempre più difficile acquistare casa, soprattutto una casa nuova. Rischia di diventare una possibilità riservata ai ricchi. È per questo che occorre preservare almeno gli stessi spazi di edilizia abitativa agevolata che ci sono stati in passato, spazi nei quali la cooperazione edilizia ha aggregato le famiglie per l’autocostruzione della propria casa. 

E occorre fare secondo noi un passo avanti. Favorire progetti di cooperazione edilizia nei centri già edificati, nelle aree di trasformazione urbanistica, nei progetti recupero di cubature ed edifici esistenti, creando il presupposto per un accesso alla costruzione in cooperativa a più categorie di persone e non solo ai pochi che hanno un punteggio alto.  

L’autocostruzione così pianificata può essere un valido sistema anche per il futuro, per rendere possibile anche alle famiglie meno abbienti la realizzazione di un’abitazione adeguata, nuova e quindi più ecologica e sostenibile. E costituisce l’unica concreta alternativa al libero mercato, il più delle volte proibitivo, in questi tempi più proibitivo anche per i “ceti medi”.

Coopbund Alto Adige sta raccogliendo richieste di abitazione da parte di tutti per promuovere, sia progetti tradizionali su area agevolata, ma anche per i ceti medi che hanno bisogno di migliorare le proprie condizioni abitative, in progetti di autocostruzione/gruppo di acquisto, con la formula della cooperativa edilizia di abitazione. E sta preparando proposte per la politica che rendano possibile la presenza di progetti innovativi, all’interno dei centri edificati, senza consumo di verde agricolo e senza aggiungere risorse a quelle finora messe a disposizione.