Politica | L'iniziativa

“È ora di fare qualcosa di sinistra”

Pippo Civati a Bolzano per la raccolta firme sugli 8 referendum che riguardano democrazia, scuola, lavoro e ambiente. C’è tempo per firmare fino al 30 settembre. Margheri (Sel): “occasione per riconquistare i delusi”.

I referendum sono di tutti. È con questa condivisibile convinzione che Giuseppe Civati, ex esponente del partito democratico e fondatore del movimento “Possibile”, sta portando avanti la sua campagna referendaria sul territorio nazionale, Trentino-Alto Adige compreso. Ieri, 14 settembre, in un tiepido pomeriggio di fine estate, Civati ha fatto tappa a Bolzano e a Trento per illustrare gli 8 quesiti proposti, dedicati ai temi della democrazia, del lavoro, della scuola e dell’ambiente: dalla legge elettorale al Jobs Act fino allo Sblocca Italia, le trivellazioni in mare e la Buona scuola. 

Il tempo stringe: lo scoglio da superare è quello delle 500mila firme entro il 30 settembre. Si può firmare sia presso i banchetti (si segnala la pagina Facebook "Trentino Alto Adige Possibile" come riferimento per informazioni sui prossimi punti di raccolta in regione), sia in comune (a Bolzano e a Laives i moduli per la sottoscrizione sono già stati depositati). Nel capoluogo altoatesino Civati ha raccolto le firme, con un banchetto allestito per la giornata di ieri a ponte Talvera, insieme a Sel e Verdi. Fra i presenti Florian Kronbichler, Guido Margheri, Riccardo Dello Sbarba, Brigitte Foppa e il giovane verde Valentino Liberto, che non nasconde il suo entusiasmo per la nuova aggregazione politica di Pippo Civati, specie dopo il rammarico per le dimissioni di Cecilia Stefanelli. A Trento, alla raccolta firme, ha partecipato anche un esponente dei 5 stelle, a Bolzano Rudi Rieder assicura che andrà a firmare, e con lui anche diversi esponenti del Movimento di Beppe Grillo. 

Finora sarebbero state collezionate fra le 250mila e le 300mila firme, ma le cifre vanno ancora verificate, afferma cauto ma soddisfatto Civati, che aggiunge: “è un successo vedere questa mobilitazione in tutta Italia, penso che riusciremo nell’impresa”. Fra i quesiti quello che appassiona di meno, riferisce l’ex dissidente dem, è quello sulla legge elettorale “che è la madre di tutte le questioni; se il capo di partito fa il premier e sceglie anche i parlamentari vuol dire che c’è un uomo solo al comando e visto che siamo vicini a piazza della Vittoria, vorrei appunto evitare riferimenti storici in questo senso”, dice con piglio sarcastico il fu alfiere del Pd. Obiettivo del referendum, che - sottolinea il deputato - è promosso da “Possibile” ma è politicamente “incolore”, è quello di restituire la sovranità perduta ai cittadini, coinvolgendoli su temi di strategica rilevanza, a fronte delle promesse non mantenute dal Pd di Renzi.

“Mi rivolgo ai cittadini e non al ceto politico, l’unità della sinistra non si ottiene mettendo insieme sigle che si squagliano dopo un quarto d’ora. Io non sono uscito dal Pd perché mi sono radicalizzato, il partito democratico si è spostato a destra e ha un atteggiamento mentale che non riguarda più moltissimi elettori. Oltre a dire qualcosa di sinistra, come diceva Nanni Moretti, è ora di fare qualcosa di sinistra”.

Ad approvare l’iniziativa referendaria, come detto, anche la sezione locale di Sel, malgrado lo scetticismo espresso sulla questione dai dirigenti nazionali. “Credo che dai territori debba venire una spinta a raccogliere tutte le occasioni che potenzialmente indichino la via giusta da seguire - spiega Guido Margheri - questo spirito unitario riesce, talvolta, a superare anche qualche ‘incrostazione’ nazionale. Quelle proposte dai referendum sono questioni molto sentite da quell’elettorato deluso che spesso si astiene e sono altresì una buona chance per un rinnovamento della sinistra a partire dai contenuti”.

Ma la sinistra, per dirla con il giornalista dell’Espresso Marco Damilano, ha quasi totalmente smarrito un’idea sull’Italia da rappresentare. Può, in tale scenario, il movimento “Possibile” trovare una sua collocazione anche nell’esausta e ombelicale arena politica bolzanina? “Non basta 'Possibile', e nemmeno Sel, non so che nome avrà ma entro la fine di quest’anno deve necessariamente nascere un soggetto politico in grado di unire tutti coloro che si sono ritrovati insieme a combattere le stesse battaglie, che sono quelle esposte in questi 8 referendum ma non solo, altrimenti si diventa tutti irrilevanti”.

Crede invece fermamente nel progetto “Possibile” il 26enne Antonio Sicilia, che fa parte del Movimento con il comitato trentino denominato “Harlock” e non esclude la nascita di un “avamposto” simile anche nel capoluogo altoatesino. “Stiamo scoprendo molte persone a Bolzano interessate a fondare un movimento ‘Possibile’ - dichiara il giovane - la voglia di fare qualcosa insieme c’è, siamo mossi dal desiderio comune di ricostruire un campo a sinistra. Bastano 10 persone per fondare un comitato che non prevede capigruppo o presidenti regionali e che ha un’idea di politica orizzontale e di un pluralismo troppo spesso messo in disparte dai partiti. Come è successo a Trento, “Possibile” può diventare un vero e proprio patto generazionale, che unisce i delusi del Pd e i disillusi della politica e che è l’unica sintesi possibile per rilanciare questo paese”.