Politica | RIFORMA COSTITUZIONE

Riforma della Costituzione e ambiente

Con la riforma del Titolo V via libera allo sfruttamento selvaggio dei territori
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

In questa riforma della Costituzione si nascondono tra le righe un mare di pericoli. Ne voglio ora considerare uno che da ambientalista trovo dannoso e temibile.

L'art. 117 nella sua nuova formula così recita: Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie: … s) tutela e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici; ambiente ed ecosistema; ordinamento sportivo; disposizioni generali e comuni sulle attività culturali e sul turismo;

Alcune righe più sotto aggiunge: Spetta alle Regioni la potestà legislativa: … in materia di disciplina, per quanto di interesse regionale, delle attività culturali, della promozione dei beni ambientali, culturali e paesaggistici, di valorizzazione e organizzazione regionale del turismo, di regolazione, sulla base di apposite intese concluse in ambito regionale

Ma poi arriva l'ormai famosa clausola di supremazia:

Su proposta del Governo, la legge dello Stato può intervenire in materie non riservate alla legislazione esclusiva quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale.

In parole povere significa che lo Stato, quando c'è un interesse nazionale ma anche europeo (art. 117), scavalca le regioni – provincie autonome e fa come gli pare.

Il principio enunciato dalla clausola di supremazia lo abbiamo già incontrato nel decreto sblocca Italia e fu osteggiato da regioni e migliaia di ambientalisti che tentarono di bloccare quella funesta legge, ci pensò la corte costituzionale con la sentenza 7/2016 per violazione degli artt.117-118. Ora il Governo ci riprova mettendo quei principi all'interno della Costituzione cambiando proprio l'art. 117, il bastone fra le ruote. In pratica si tratta di una carta bianca che i futuri Governi buoni o cattivi potranno usare a piacere.

Un esempio pratico può spiegare i futuri scenari: Poniamo il caso che l'Europa chieda all'Italia di aumentare la produzione di di energia rinnovabile. L'Alto Adige è ricco di corsi d'acqua ormai ipersfruttati. La provincia infatti con la deliberazione del comitato paritetico Stato-Provincia del 21/04/2016 ha posto molte limitazioni allo sfruttamento delle acque superficiali del territorio. Lo Stato però data la clausola di supremazia può liberamente decidere di costruire una nuova centrale idroelettrica sull'Adige o sull'Isarco e magari anche seppellire un intero paese come successe a Curon in Venosta. La provincia non potrebbe fare nulla, perché lo Stato in nome dell'interesse nazionale lo può fare. L'art. 117 da allo Stato carta bianca per incidere più o meno pesantemente sui territori che nulla possono fare che affidarsi alla protesta popolare, spesso inefficace. E già ora sono innumerevoli i movimenti popolari nati in difesa dei territori.

L'intenzione del legislatore (Governo Renzi) è liberarsi delle pressioni di Regioni e Provincie di norma più esposti - e sensibili, alle pressioni esercitate dalle comunità locali e dai movimenti della società civile: spesso decisivo per ottenere la rinuncia a progetti a forte impatto ambientale.

Lo sfruttamento delle risorse naturali, le grandi opere sono vie più comode e utilizzate per risanare l'economia nazionale. Ma sono anche le più devastanti per i territori e un lascito indegno per le future generazioni. Nutriamo inoltre scarsa fiducia verso uno stato così centralizzato da essere lontanissimo dai luoghi dove i cittadini abitano, lavorano,vivono. Talmente sensibile alle pressioni delle lobby, come abbiamo visto con il referendum No alle Trivelle: prima le promesse che non si cercherà petrolio nel Mediterraneo poi appena sei mesi dopo, il Governo Renzi ha autorizzato la ricerca di petrolio davanti alle coste adriatiche e ioniche.

Un motivo in più per dire NO alla riforma.