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Politica | Elezioni provinciali

Governi (e rischi) del "cambiamento"

Le elezioni provinciali si svolgono in un contesto politico mutato. E non in meglio.

Non sono soli i numeri a preoccupare. Non sono solo i sondaggi e le profezie a farci presagire cupi scenari. Alla vigilia delle elezioni provinciali l’aria è semplicemente irrespirabile e troppi indizi convergono a comporre un ritratto cupo. A Bolzano così come a Trento l’elettorato che ha perso ogni fiducia nei partiti e nelle istituzioni democratiche rischia di consegnarsi inerme ai populismi che hanno infestato il nostro Paese: così le piccole e celebrate autonomie rischiano di ripetere – come sovente hanno fatto – i peggiori vizi dello Stato-nazione. Cinque anni fa l’attuale alchimia di governo era del tutto inimmaginabile. Il movimento di Beppe Grillo aveva sollecitato la curiosità degli Italiani, ma nessuno avrebbe pronosticato la diarchia Di Maio-Salvini e il “contratto” siglato tra i Cinque stelle e la Lega. Nessuno avrebbe potuto pensare che un movimento che si contrabbandava per “nuovo” e rivoluzionario sarebbe venuto a patti con un partito che incarnava tutti i peggiori vizi della vecchia classe dirigente. Vi erano tutte le avvisaglie per un rivolgimento politico, ma in troppi si sono condotti come lo struzzo e hanno preferito mettere la testa sotto la sabbia. Ora, per un insieme di concause ce li ritroviamo al governo del Paese. Salvini in particolare traina il carrozzone e non vi è giorno che non rinnovi una propaganda permanente. Non vi è giorno che non simuli di rassicurare gli Italiani e di scansare da sé ogni responsabilità, riversandola a turno sull’Europa o sugli immigrati. Non vi è giorno che non alimenti rancore e dissidi. Ho scritto su queste pagine che la violenza razzista che ha tristemente scandito le cronache estive trova negli esponenti politici dell’estrema destra italiana una forma di rassicurazione se non di assoluzione. Il successo elettorale della Lega e la presenza sul mercato di quell’altro partito (dal nome che mi ostino a ritenere innominabile) hanno incoraggiato la ribalta di quei branchi di vigliacchi che dalle parole passano ai fatti e magari si sfogano con una caccia al nero. L’Italia politica è diventata ancora più brutta di quello che era. Cinque anni dopo la conclusione dell’era Durnwalder, il Paese sembra trasfigurato. Lo scacchiere politico è tutt’altro.

La (momentanea) maggioranza politica ha sedotto gli elettori con promesse assurde. Hanno fatto a gara a chi prometteva di più. Si sono così tanto prodigati che le promesse fatte e tradite da Berlusconi sono sembrate d’improvviso marachelle da niente. Le forsennate manovre finanziarie dell’esecutivo sveleranno prima o poi il grande inganno: il governo sta giocando alla roulette russa con i risparmi dei suoi elettori e - bum! – se mai dalla canna dovesse partire un colpo, saremmo tutti noi a farne le spese. Non certo questa dominazione straniera alla quale è riuscito di appoggiare il deretano a Montecitorio o a palazzo Madama.

Prima o poi gli Italiani si riprenderanno da questa ennesima ubriacatura. Le sbornie passano. Anche quelle peggiori. Persino gli elettori fedeli all’attuale maggioranza - dal più ingenuo al più convinto portaborse - si desteranno dal sonno e capiranno di aver servito il padrone sbagliato. E per il suo tornaconto.

Tuttavia, per una concomitanza di eventi, le elezioni provinciali capitano proprio nella fase più acuta di questo sbandamento nazionale.

Da queste parti con le comunali del 2015 e del 2016 abbiamo visto un manipolo di giovani, che nella vita non avevano esattamente eccelso, invadere il consiglio comunale. Con le politiche del 4 marzo scorso alcuni cavalli sono stati fatti senatori (o deputati). Le elezioni provinciali possono confermare questa tendenza. A Trento la Lega sembra aver raggiunto l’apice del consenso. A Bolzano il consenso non è così vasto, ma vi è l’aggravante dell’estrema destra dei partiti di lingua tedesca, rafforzata dal (momentaneo) successo dei colleghi austriaci (la Fpö, attualmente al governo). Il pericolo che queste due forze possano far comunella a Bolzano è la più grande fonte di preoccupazione per tutte le forze liberali nella costellazione politica sia di lingua tedesca che italiana. Certo, i sondaggi sono poco incoraggianti. Eppure, proprio da una corretta interpretazione di questi possibili scenari è da riporre la speranza che le profezie dei sondaggisti siano smentite. È da sperare, cioè, che l’ebbrezza del momento non precluda lo sguardo su un orizzonte più lontano e che l’elettorato sappia essere lungimirante. Che non sfoghi rabbia e frustrazione in un voto di protesta o di ingenua credulità. Che non preferisca i tromboni della propaganda alla seppur imperfetta continuità politica. Che non scambi il nitrito del politico-cavallo per un suono suadente.