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Abbasso il Rosatellum

I partiti di minoranza fanno ricorso contro la legge elettorale: “Avvantaggia la Svp”. Ora chiedono verifiche sulla costituzionalità.
Elezioni
Foto: upi

Non è affatto in discesa la corsa elettorale verso il traguardo del 4 marzo. Un drappello di forze politiche, dai Freiheitlichen al Movimento 5 stelle, da Potere al popolo a Forza Italia, ha presentato ricorso contro la legge elettorale. All’origine di questa decisione i criteri del Rosatellum bis adottati per il Trentino-Alto Adige che, secondo i nove ricorrenti, nello specifico il cittadino ladino Bonifazio Willeit (promotore dell’iniziativa), Michaela Biancofiore di Forza Italia, Paul Köllensperger di M5S, Lidia Menapace, Gianfranco Maffei, Gabriele Benatti, Michelangelo Zanghi e Federica Costanzo di Potere al popolo, Pius Leitner dei Freiheitlichen, spianano sostanzialmente la strada alla Svp a discapito degli altri competitor. Motivo per cui si richiede una verifica di costituzionalità. E dunque, qualora i dubbi dovessero essere considerati “non infondati” dai giudici, la parola passerebbe alla Consulta.

L’udienza davanti al tribunale civile di Trento si terrà domani mattina (18 gennaio), l’atto è curato dal bolzanino Igor Janes e dal milanese Felice Cesare Besostri, ex senatore per i Democratici di Sinistra e noto per vari ricorsi contro alcune leggi elettorali, come Porcellum e Italicum. Nel documento si legge che è vero che l’adozione di una disciplina specifica per il Trentino Alto Adige deroga al principio di uguaglianza (articolo 3 della Costituzione) allo scopo di tutelare le minoranze linguistiche (articolo 6 sempre della Costituzione), ma così come prevista nella nostra regione sarebbe eccessiva e non proporzionata.

Uno dei rilievi avanzati dai ricorrenti riguarda lo sbarramento del 20% a livello regionale, che diventa 40% prendendo in considerazione unicamente l'Alto Adige, per i partiti che rappresentano le minoranze linguistiche. Un’impresa di fatto titanica. Nel mirino anche il voto disgiunto che la legge elettorale non concede, l’elettore potrà infatti esprimere un solo voto: il voto andrà al candidato del suo collegio (per la quota maggioritaria) e alle lista che lo appoggia (per la quota proporzionale). Fra i punti contestati, infine, la deroga prevista in Trentino Alto Adige al rapporto di seggi assegnati con proporzionale e con maggioritario. Se a livello nazionale si impone il sistema proporzionale, con il 65% circa dei seggi, in regione per ogni seggio uninominale ne corrispondono 0,83 proporzionali. Un’altra occasione, secondo i ricorrenti, per avvantaggiare i partiti più grandi.