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Indagine per disastro ambientale

Falda di Sinigo: dopo il documentato esposto di 5 cittadini la Procura ha aperto un fascicolo a carico di ignoti. Contestata anche l'omissione in atti d'ufficio.
falda
Foto: Comitato Sinigo

Omissione in atti d’ufficio e disastro ambientale. Sono queste le ipotesi di reato - articoli 328 e 452 quater c.p. - nel fascicolo aperto dalla Procura della Repubblica a carico di ignoti per l’esposto presentato lo scorso 7 giugno da un gruppo di 5 cittadini di Sinigo in relazione allo smantellamento dell’opera di bonifica che da anni causa frequenti innalzamenti della falda. La denuncia depositata contiene una ricostruzione puntigliosa, moltissimi dettagli, date, riferimenti normativi e una quarantina di allegati, fra cui un “parere pro veritate” molto ben argomentato dell’avvocato Franco Mellaia. La Procura ha dunque disposto ulteriori accertamenti. L’atteggiamento un po’ fatalista di parte del mondo istituzionale meranese e provinciale, i campionati di scaricabarile, gli allargamenti di braccia e le frettolose autoassoluzioni, sono per il momento da mettere in standby. Se l’inchiesta andrà avanti si preannunciano comunque tempi molto lunghi per la sua istruzione.

I lettori più assidui sanno che su salto.bz ci siamo occupati molte volte della questione falda di Sinigo.  Sembra dunque che il titolo di questo articolo (Le carte sparite (che nessuno cercherà) sia stato un po' troppo pessimistico. A questo punto è probabile che i documenti "scomparsi" verranno almeno cercati.

 

Riassumendo la vicenda all’osso, va ricordato che in epoca fascista la bonifica dell’area paludosa a sud di Merano da parte dell'Opera nazionale combattenti avvenne, come in moltissime altre zone d’Italia, con la creazione di un sistema di canali. Durante i periodi di piena una pompa idrovora aiutava l'acqua a defluire nell'Adige. Nel corso dei decenni, per fare spazio a edilizia residenziale e meleti, i canali sono quasi tutti fatti sparire e l'edificio che conteneva le pompe idrovore è stato abbattuto per lasciare spazio a una splendida villa. Il risultato è che nei periodi piovosi l'acqua non defluisce e arriva a meno di un metro dal livello del terreno e molte cantine e garage di Sinigo si allagano.

 

Ricostruire le responsabilità è però complicato. Nell’articolo citato poco sopra ci occupammo dell'aspetto "più incredibile di una vicenda di per sé incredibile”. E cioè che "da una serie di uffici pubblici si sono letteralmente volatilizzate una quantità non precisata di carte". Nel 2019 l’ex sindaco Paul Rösch, rispondendo a una interrogazione di Francesca Schir che chiedeva notizie sull’incapsulamento del canale principale che scorre lungo via XXIV Maggio, aveva risposto che “anche dopo lunghe ricerche negli archivi comunali non è stato possibile rintracciare il progetto originale dell’opera descritta. Di conseguenza una risposta alle domande 1-3 risulta pressoché impossibile. L’Ufficio bacini montani della Provincia ha però confermato che non è mai stato rilasciato un parere o un permesso per l’intubazione che riguarda le acque di competenza provinciale (ovvero i due canali A.135.3 e A.135.2 a Sinigo). Per ulteriori informazioni in merito si rimanda all’ufficio provinciale”.

 

Vediamo, solo a titolo di esempio, alcune parti dell’esposto. Il tutto è corredato da cartine e planimetrie.

Negli anni ’80, ricordano i 5 sinighesi, sono state costruite le prime case IPES destinate all’edilizia popolare a ovest di Piazza Vittorio Veneto. Considerata la presenza della falda, per la loro costruzione è stato necessario innalzare i terreni su cui poggiavano. Le case sono state erette dove prima sorgevano campi coltivati, la cui scomparsa è stata accompagnata dalla chiusura dei fossi e dei canali di drenaggio che vi scorrevano all’interno. In particolare, il canale primario di bonifica che a Nord lambiva la Piazza e che raccoglieva gli scoli delle acque provenienti dal bacino della Val di Nova è stato intubato per gran parte del suo percorso (dalla Piazza fino a Via Nazionale), privandolo così della sua funzione principale di drenaggio della falda e riducendolo a mero scarico intubato delle acque superficiali. Parallelamente non è stato previsto alcun sistema alternativo/sostitutivo di deflusso delle acque di falda gestite dalla bonifica originaria.

E ancora:

Verso la metà degli anni ’90 sono state edificate le Cooperative lato SUD che ricoprono la quasi totalità di un campo che era fittamente interessato dalle canalizzazioni della bonifica originaria. Si rileva che già in corso d’opera l’enorme complesso edilizio ha incontrato difficoltà a causa della falda sotterranea. Ne consegue che la struttura è stata rialzata di circa 1,5 metri a nord e 3 metri a sud. Per consentirne la realizzazione degli edifici, anche in questo caso sono stati chiusi fossi e canali di drenaggio e tranciate gran parte delle condotte delle acque meteoriche della Piazza, condotte che prima defluivano nei non più esistenti canali del campo.

Nel corso degli anni 2000 sono stati realizzati nel Borgo sia il nuovo Polo Ecclesiastico (in previsione del quale negli anni ‘90 era stato intubato il canale primario di bonifica che scorre dietro la Piazza sia le Cooperative lato NORD. Anche in questo caso sono stati smantellati o resi comunque inutilizzabili e/o inefficaci altri fossi, canali e pendenze presenti sui terreni su cui si è proceduto all’edificazione. A detto smantellamento di un’ulteriore parte del sistema permanente di bonifica non è seguito alcun sistema di deflusso alternativo/sostitutivo delle acque di falda gestite precedentemente dalla bonifica originaria. E per quanto è stato possibile ottenere dall’accesso agli atti e da informazioni presso l’ente pubblico, agli scriventi non risulta sia stata rilasciata alcuna autorizzazione da parte degli enti preposti all’intubamento di detto canale o sia stata effettuata alcuna analisi tecnica dei potenziali rischi connessi a detti intubamenti.

 

Questa è la prima descrizione a grandi linee ma poi nella denuncia si analizza tutto punto per punto nel paragrafo 2 Mancata manutenzione e dismissione del sistema di canalizzazione. Un altro paragrafo del documento si occupa poi di nuovo molto dettagliatamente della incredibile vicenda dell’idrovora diventata una villa, un altro la sparizione dei documenti, e un altro della costruzione della nuova scuola (LINK).

La nuova scuola di Sinigo costruita in zona ad alto rischio ma seguendo tutte le prescrizioni di sicurezza

 

Prima delle conclusione nell’esposto si ricorda che tutto quanto sopra esposto "deve leggersi anche alla luce del parere pro veritate redatto dall’avvocato Franco Mellaia da cui si evince molto chiaramente la vastità e la gravità delle implicazioni legali degli accadimenti descritti”. Pertanto il gruppo di cittadini chiede "che le autorità vogliano, per quanto di loro competenza, disporre accertamenti atti a confermare la veridicità dei fatti evidenziati, indagare sulla legittimità delle condotte rappresentate, individuare le responsabilità di condotte commissive e omissive poste in essere sul territorio e procedere nei confronti dei soggetti responsabili delle stesse ed urgentemente attivarsi per quanto di competenza”.

In Procura, dunque, è stata depositata non solo una approfondita denuncia ma anche un parere pro veritate (quel tipo di pareri espressi in linea non nell'interesse del cliente, ma nell'interesse equidistante della verità) dell’avvocato Franco Mellaia che ha preventivamente esaminato la questione dal punto di vista giuridico ed ha individuato un “dominus” della situazione.

 

Il giurista bolzanino ha quindi analizzato punto per punto tutte le possibili fattispecie di reato e tutta la normativa sulle acque pubbliche. Anche in questo caso, a titolo di esempio, prendiamo la parte che riguarda la tombatura dei canali di scolo.

 

Insomma, sia l’esposto in sé sia il parere “pro veritate” costituiscono una base di lavoro importante per i magistrati inquirenti, se decideranno che ci sono gli estremi per andare a fondo della questione. Per eventuali ulteriori sviluppi bisognerà sicuramente attendere qualche mese. Ad occhio in questa vicenda sono forse più i tecnici che i politici ad avere delle cose da spiegare, a meno che, come è avvenuto ad esempio per la celebre vicenda delle concessioni al centro commerciale Twenty, non siano stati i politici ad ignorare volontariamente i pareri dei tecnici. Stay tuned.