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Le lingue: cose da donne?

Le lingue sono un percorso formativo in cui storicamente la presenza femminile è nettamente più marcata. A cosa è riconducibile questo fenomeno?
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Foto: ©Pixabay

Le lingue sono un percorso formativo in cui storicamente la presenza femminile è nettamente più marcata. Vi sono numerosi studi che affrontano questo "gender gap“ e le statistiche non fanno altro che evidenziare come la stragrande maggioranza degli immatricolati a corsi di lettere e lingue siano donna. A cosa è riconducibile questo fenomeno? Si tratta di una diversa predisposizione o di retaggio culturale? Difficile a dirsi.

Io faccio parte della ristretta fascia di uomini che hanno intrapreso un percorso accademico e lavorativo nel mondo delle lingue. Nello specifico, ho studiato lingue orientali presso l’Università Cà Foscari di Venezia e ho proseguito gli studi presso lAlma Mater Studiorum di Bologna. Ho inoltre passato diversi mesi in Cina e in Giappone nell’ambito di scambi interculturali. Penso che la mia propensione verso le lingue sia in parte riconducibile al mio background culturale, ma penso anche che sia necessario approfondire la questione per poter gettare nuova luce sul perché lambito linguistico venga spesso ignorato dagli uomini.

Le lingue sono la massima espressione dello spirito umano, un arricchimento che ci porta a trascendere la banalità definita dai confini geografico-linguistici. Ci consentono di dare voce alla nostra esistenza e alla sua immensa profondità. Nelle lingue riecheggiano miti e leggende, storie di guerre e migrazioni, le eterne gesta dei singoli e i cambiamenti perpetuati dai popoli. Le lingue sono il risultato di un mondo che muta e delle persone che ruotano assieme ad esso. Rappresentano l’incessante rinnovamento dell’essere umano e nostra capacità di adattarci ed elevarci. Il significato delle parole si muove parallelamente ai tempi che cambiano e sono quindi il riflesso del mondo in cui ci troviamo.

molti uomini sono prevalentemente focalizzati sull’ottenimento di un determinato status sociale, un fattore che alimenta un’irrinunciabile illusione del controllo

Le lingue sono la massima espressione dello spirito umano e rappresentano un arricchimento che ci porta a trascendere la banalità definita dai confini geografico-linguistici.

Il vero valore delle lingue risiede nella loro funzione culturale che trascende il significato stesso delle parole. La chiave sta proprio nel poter comprendere quello che gli occhi non vedono. Le lingue sono una questione di sensibilità ed empatia. E penso che questa consapevolezza ci possa permettere di aprire il vaso di Pandora. Il fatto che pochi uomini si cimentino nello studio delle lingue è sintomatico di unattitudine sociale che nel corso dei secoli ha scavato un solco all’apparenza invalicabile fra uomini e donne. Ciò si manifesta nei diversi ruoli che vengono attribuiti alla figura maschile e a quella femminile. Questa mentalità è spesso profondamente radicata nel nostro subconscio ed influenza radicalmente ciò che viene arbitrariamente definito "giusto" o "sbagliato". Si tratta di un "mindset" che trova giustificazione nel valore che attribuiamo alle cose, che si tratti del modo in cui ci vestiamo o delle nostre scelte accademiche. Gli uomini vengono tendenzialmente etichettati come degli inabili comunicatori ed in questa visione stereotipata vediamo molti soccombere sotto al peso delle aspettative "di genere". Il cambiamento stenta a materializzarsi perché continuiamo a prendere questa immagine contorta come modello.

Trovo che questa polarizzazione non faccia che nuocere alla percezione che abbiamo di noi stessi e del mondo che ci circonda. Abbiamo il compito di non permettere ai preconcetti di dettare cosa sia giusto o sbagliato. Il risultato è che molti uomini sono prevalentemente focalizzati sull’ottenimento di un determinato status sociale, un fattore che alimenta un’irrinunciabile illusione del controllo.

Forse le lingue non possono offrire la concretezza alla quale molti uomini ambiscono? Rimango convinto che sia un dovere promuovere lo studio di altri ambiti e di sfatare molti miti, alla ricerca di un orizzonte in cui restituiremo all’essere umano la sua vera umanità. Dobbiamo forse imporci in un mondo che fagocita la vocazione e per il quale rischiamo di spegnerci.

 

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