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Violenza, il Natale è "alta stagione"

L'ultimo capitolo di "Patriarcato: parliamone?" è dedicato al delicato tema dei femminicidi e della violenza sulle donne. I numeri parlano molto chiaro.
Gewalt gegen Frauen
Foto: upi

Analizzando il tema patriarcato, abbiamo prima visto la definizione sociologica e poi il cosiddetto gender Gap, quindi alcuni esempi con relative statistiche sulla nostra realtà locale. In questa terza ed ultima puntata della serie arriviamo all’effetto più violento del patriarcato e della sua massima espressione: il femminicidio. Un tema ingombrante da affrontare in un periodo idilliaco come quello prenatalizio… eppure questo periodo per chi lavora nei Centri antiviolenza e nelle Case delle Donne è un pochino alta stagione.

I femminicidi sono la punta dell’iceberg visibile della violenza domestica e di questo disequilibrio di potere dato dalla cultura patriarcale. Parliamo di donne uccise in quanto donne in un ultimo atto di potere esercitato dal maltrattante. Questo spesso avviene nel momento in cui la donna decide di interrompere una relazione violenta e sottrarsi così al controllo del maltrattante che a sua volta pur di non perdere questo controllo, le toglie la vita. I femminicidi sono morti annunciate e l’epilogo di violenze perpetuate per anni. No, non sono dei raptus, non sono delle reazioni inspiegabili da parte di giganti buoni. Sono le conseguenze logiche e devastanti di una cultura dello stupro, cioè di quei codici di comportamento e valoriali che riproducono il totale controllo del corpo maschile su quello femminile includendo tutti quegli atteggiamenti che minimizzano e spesso incitano alla violenza sulle donne. Vi ricordate la recente “goliardata” in diretta TV, dove un tifoso molesta una giornalista, e la reazione banalizzante del collega in studio?

I numeri di queste tante diverse forme di violenza? Non sono pervenuti, perché talmente diffusi che difficilmente misurabili e talmente onnipresenti che addirittura difficilmente riconoscibili. Si parla di una donna su tre che nel corso della sua vita subisce violenza fisica o sessuale, ma l’unica cosa certa è che siamo di fronte ad un enorme sommerso. A un fenomeno che secondo le stime del OMS rappresenta per donne, bambine e bambini il maggiore rischio per la propria salute e la propria vita.
Gli unici delitti di questo ambito che vengono effettivamente rilevati, sono i femminicidi, la cosiddetta punta dell’iceberg della violenza maschile contro le donne. Già l’introduzione del termine femminicidio, come anche la rilevazione dei dati connessi, è stata fortemente ostacolata e travagliata, ma da qualche anno disponiamo almeno di questo dato rispetto alla violenza maschile sulle donne.

Secondo l’ISTAT in Italia negli ultimi anni c’è stato un forte calo degli omicidi. Se nel 1991 sono state uccise 1.197 persone, nel 2019 sono state 315: 204 uomini e 111 donne (di cui 93 in ambito domestico). A ben vedere però, a calare è solamente il numero degli uomini uccisi, mentre il numero di donne uccise è tendente all’aumento. Ciò che invece è assolutamente sproporzionato, è il numero di condannati per omicidio: nel 96,6% l’attore dell’omicidio è un uomo (in ambito domestico addirittura il 98,3%).

Questo non ci parla forse chiaramente di un “sistema sociale maschilista in cui gli uomini detengono principalmente il potere e predominano” anche quando si tratta di decidere di vita o morte?

Ora, tornando a “Finché non vedi il patriarcato, il patriarcato sei tu”, chiedo a chi mi legge, indistintamente dal genere, di riflettere su quante delle statistiche riportate in questa miniserie di articoli vi riguardano direttamente e quanti dei preconcetti e stereotipi complici continuate a riprodurre anche solo ignorando la loro esistenza e banalizzandone gli effetti. Qui non si tratta di vittimismo, di paranoia, di essere autoassolutoriə. Si tratta di documentarsi e basta. Per avere argomenti fondati su fatti e non meramente sulla propria sensazione o esperienza, che, per quanto importante, ci restituisce sempre e solo una piccola e privilegiata fetta di una realtà molto più ampia e variegata.

Il patriarcato c'è e ha effetti profondi su tutta la società.

E chi non li vede ci è dentro proprio come la rana bollita.

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Karl Trojer Mar, 12/21/2021 - 10:58

Questo patriarcato predominante ed arrogante va abolito sia nelle società che nelle religioni. E le ultime dovrebbero essere le prime a farlo ed a sostituirlo con un chiaro modo di vivere la pari dignità e gli stessi diritti fra donne e uomini !

Mar, 12/21/2021 - 10:58 Collegamento permanente