Piangere non serve.

Un pensiero per la Giornata Internazionale dell’Alzheimer
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

Quando un tuo familiare si ammala di demenza, ti ammali un po’ anche tu, lo sanno tutte le persone che ne hanno fatto l’esperienza.

Ti ammali di nostalgia, per quella persona che stai perdendo.
Ti ammali di rabbia, perchè non vuoi accettare che questa terribile perdita a rate sia toccata proprio a te.
Ti ammali di impotenza, perchè puoi solo assistere e accettare quello che sta succedendo alla persona che ami.
Ti ammali di paura, perchè quello che vedi potrebbe anche essere il tuo stesso destino.

Ma c’è anche del bello. Anche questo lo sanno tutte le persone che ne hanno fatto l’esperienza.

Un momento in particolare voglio raccontare.

Era una domenica mattina. Stavo assistendo mia mamma a fare la colazione. Il sole entrava dalle finestre e ci avvolgeva di una luce domenicale (mia mamma aveva sempre amato le domeniche e ci aveva sempre cucinato dei bellissimi pranzi di cui mi sembrava ancora di sentire il profumo nell’aria). Eravamo molto vicine e avevamo incrociato le nostre ginocchia. Io e mia mamma abbiamo le stesse ginocchia. E mentre stavo osservando questa somiglianza mi sono accorta dell’estrema intimità del nostro stare insieme, della sconosciuta vicinanza tra noi che si era venuta a creare. Mi sono commossa. E mentre le lacrime mi sgocciolavano sulla sua poltrona mi ha guardato nel profondo con i suoi occhi grigio-blu che sanno, sì, sanno ancora, essere pieni di amore.

Mi ha chiesto: Piangi?

Si, le ho risposto.

E allora mi ha accarezzato la mano e mi ha detto: Non piangere. Non serve.

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Maria Theresia… Dom, 09/22/2013 - 19:55

genauso ist es, wenn ich meiner Mutter gegenübersitze. Jeder Besuch ist anders. Manchmal überrascht mich ihr Verhalten, dann glaub ich, dass sie Lichtblicke hat und sich an das lustige gemeinsame Zusammensitzen beim Frühstück daheim auf dem Hof erinnert. Dann wieder streichelt sie mit ihrer sanften Hand über meine Wange, räuspert sich, äußert, wie hübsch ich sei. Da steigt diese Wärme in mir auf, wie ich sie in der Kindheit empfand als Mutter sich zu mir runterbeugte während der Arbeit.
Neulich, als ich mich mit meiner Schwester unterhielt, erzählte auch sie von dieser Begebenheit,und der Verlautung Mutters, wie hübsch sie sei..
Das ließ Tränen in mir aufsteigen, nicht aus Eifersucht nein weil sie Mutter blieb, gerecht ..

Dom, 09/22/2013 - 19:55 Collegamento permanente