Politica | sanità

Primari pronti a chiedere i danni

Perkmann (ANPO): "I colleghi che devono rifare il concorso, non per colpa loro, si sentono danneggiati. Noi mai coinvolti. Per l'Azienda è tutto finito, ma non lo è".
ospedale di Bolzano
Foto: (c) Othmar Seehauser / Salto

I 52 primari che si vedono costretti a rifare i concorsi non ci stanno. Loro le regole (inventate dalla Provincia), le hanno rispettate: in alcuni casi guidano i reparti già da quasi quattro anni, e comunque, hanno adeguato le loro scelte di vita al nuovo incarico, che sentono di ricoprire legittimamente. Ad ostinarsi a non applicare le regole previste a livello nazionale sono stati la politica (che ha approvato le leggi) e i vertici amministrativi della sanità, che grazie a quelle regole hanno avuto maggiore libertà di scelta. E ora i nuovi concorsi vedranno probabilmente un maggior numero di partecipanti e molto più basse le possibilità di riconferma per i primari uscenti. Un pasticcio. L’ennesimo.

Per queste ragioni negli ospedali serpeggia un forte malumore. “Confermo – dice Reinhold Perkmann, membro del direttivo del sindacato ANPO – che diversi colleghi si sono molto danneggiati da questa situazione e stanno valutando di fare a loro volta delle cause per danni all’azienda”. La cosa che disturba maggiormente il sindacato dei primari è la nonchalance con cui questa situazione è stata affrontata. “Trovo incredibile che noi non siamo mai stati coinvolti. Hanno convocato i colleghi e detto semplicemente: i concorsi sono tutti da rifare. E per l’Azienda sanitaria così è tutto finito e si dovrebbe andare avanti come se non fosse successo nulla. Quello che è accaduto è un fatto gravissimo. I nostri membri ci chiamano e ci chiedono cosa devono fare. Ci chiedono di essere tutelati. E’ ovvio che non può essere tutto finito”.

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Reinhold Perkmann: "Abbiamo chiamato i vertici nazionali del sindacato ed erano semplicemente sbigottiti, non avevano mai sentito una cosa del genere" (Screenshot Tagesschau)

 

Cosa significa? Che il sindacato appoggerà i nuovi ricorsi? “Noi avremo una riunione la prossima settimana e valuteremo. Abbiamo chiamato i vertici nazionali del sindacato ed erano semplicemente sbigottiti, non avevano mai sentito una cosa del genere. Praticamente la metà dei circa 120 primari rischia di perdere l’incarico”. E' evidente che se una persona si abitua ad avere una disponibilità economica molto superiore a prima, fa determinate scelte, anche familiari, e poi si trova all’improvviso costretta a rivedere tutto non per sua responsabilità, resta un po’ disorientata. “La questione economica – incalza Perkmann - è relativa. Un primario giovane che non fa guardie e reperibilità guadagna meno di un ‘aiuto’ più anziano che fa guardie e reperibilità. Qui parliamo di dipendenti che sono stati nominati ma non hanno stabilito loro le regole, sono stati dichiarati idonei e poi scelti dal direttore generale. Parliamo di persone che svolgono con passione ed entusiasmo l’incarico, che magari hanno portato cambiamenti positivi nei loro reparti, che d’improvviso si vedono privati dell’incarico. Oltre alla questione economica qui c’è un danno morale ed emotivo non indifferente. La voce su quello che è accaduto si è ormai sparsa in tutta Italia, non è che così si rende la prospettiva di lavorare in Alto Adige molto attraente per chi viene da fuori.

Crea amarezza che a subire le conseguenze di questa voglia di differenziarsi sia il dipendente e non chi ha inventato queste procedure

Insomma, è l’ennesima “punizione” della smania “autonomistica” di differenziarsi ad ogni costo quasi sempre con l’obiettivo di avere un maggiore controllo politico sulle nomine chiave. “Crea amarezza - afferma Perkmann - che a subire le conseguenze di questa voglia di differenziarsi sia il dipendente e non chi ha inventato queste procedure. Due anni e mezzo fa, quando ci fu il primo ricorso, dissi pubblicamente: speriamo che questa via altoatesina non ci porti in un vicolo cieco. Purtroppo è andata proprio così. Nel mondo germanico i primari non fanno concorsi, vengono scelti sulla base dei curricula, mentre in Italia viene stilata una graduatoria e la si rispetta, oltre al fatto che le commissioni sono composte da membri esterni all’Azienda esterna. Qui da noi si è voluto fare un mix tra i due sistemi, consentendo al direttore generale di scegliere fra tre idonei. Mi meraviglio che la ripartizione giudica della Provincia non abbia fatto le necessarie verifiche preventivamente”. Discorso vecchio. Qui, come è già accaduto in molti altri casi, si pensa di poter aggiustare tutto successivamente, cambiando le regole in corso d’opera o retroattivamente. Le magie spesso funzionano, ma ogni tanto il meccanismo si inceppa. Di solito succede quando qualcuno si impunta e decide di combattere. “Se i colleghi decideranno veramente di andare avanti probabilmente qualcuno ci dovrà mettere dei soldi. Ma il danno morale per l’immagine della sanità altoatesina, quello resta comunque”, conclude Perkmann.