Politica | SCUOLA

Combattere la distrazione per distrarre

I cellulari in classe? Erano già vietati. "Plaudo al Ministro Valditara" dice Vettorato. La circolare, però, potrebbe essere solo un tentativo per distrarre l'elettorato.
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Foto: (c) pixabay

Non è cambiato nulla: i cellulari erano vietati a scuola già da anni e tali rimangono. La circolare del Ministro Valditara che sottolinea il divieto di utilizzare i telefonini in classe, se non a scopo didattico, però, apre la strada a due riflessioni: una politica e una circa la scuola.

Se da una parte il fenomeno “tik tok” durante le ore di lezione è presente e quindi, e lo confermano Dirigenti e insegnanti, non sono pochi gli studenti che non riescono a fare a meno di utilizzare in modo compulsivo i social anche in classe, dall’altra l’utilizzo degli smartphone è vietato dallo Statuto delle studentesse e degli studenti del 1998 e dalla circolare ministeriale n. 30 del 2007. Dunque la domande sorge spontanea: perché l’esigenza di elaborare una nuova circolare che ribadisca gli stessi concetti di 15 anni fa e, come invece ci si potrebbe aspettare dopo i due anni di didattica a distanza, non propone nulla di innovativo?

 

Dopo aver fatto parlare di sé per aver utilizzato il termine "umiliazione" correlato al percorso di crescita degli studenti, poi corretto con quello di "umiltà", il Ministro Giuseppe Valditara ha pubblicato questa settimana una circolare che, “confermando il divieto di utilizzare i cellulari durante le lezioni in quanto elementi di distrazione, tutela l’apprendimento dei ragazzi e il rispetto per i docenti”. Una circolare che appunto non aggiunge nulla di nuovo a quanto già esisteva e rafforza l’ipotesi – già riportata da Domani a fine novembre – secondo la quale “Valditara è un parafulmine del Governo Meloni, un generatore di controversie identitarie per distogliere l’attenzione dall’impotenza sulle questioni economiche”.

Insomma, ribadendo il divieto di utilizzare gli smartphone in classe perché distolgono l’attenzione dalla lezione, la politica, a sua volta, sembrerebbe distrarre gli elettori dalle tematiche che davvero contano; in breve: oltre che gli studenti in aula, in un'altra forma i cellulari distraggono pure l’elettorato.

Ed è all’interno di questo scenario politico che la scelta di Valditara deve pur sempre essere presa sul serio, aprendo la strada alla seconda riflessione: quella sulla scuola, di cui abbiamo parlato, prima, con il Vicepresidente della Provincia e Assessore alla scuola in lingua italiana, Giuliano Vettorato, poi con Marco Fontana, Dirigente Scolastico del Battisti di Bolzano e Presidente dell’Associazione Nazionale Presidi.

 

“Plaudo al Ministro Valditara, che rimarca un concetto ben chiaro: il cellulare in classe va usato solo per fini didattici. Altrimenti, diventa uno strumento di distrazione e il suo utilizzo in questo caso andrebbe a sottolineare una mancanza di rispetto nei confronti dei docenti. Nonostante nella nostra Provincia fosse già presente una regolamentazione, sono contento che il Ministro rafforzi questa nostra linea” spiega Vettorato.

Le lezioni peccano di appetibilità? "No, gli insegnanti sanno attirare l'attenzione degli studenti" (Vettorato)

Se è vero che gli smartphone rappresentano un oggetto di distrazione, è vero anche il fatto che in passato gli alunni potevano distrarsi giocando con un righello o leggendo le barzellette dei diari. Forse, dunque, il problema potrebbe essere dovuto ad una mancanza di appetibilità delle lezioni, come dice un grande pedagogista italiano.

Per Vettorato non è così. “La scuola è fatta da docenti professionisti che sono in grado di far integrare gli studenti. L’ho visto personalmente e lo si è visto anche durante la didattica a distanza. Non credo quindi che il problema sia la poca appetibilità. La scuola è cambiata molto negli anni e i docenti sanno attirare l’attenzione dei propri studenti” conclude l’Assessore.

Il lavoro dell’insegnante è proprio quello di catturare l’attenzione degli studenti, rendendo questi ultimi i primi protagonisti della lezione (Fontana)

Simile la linea di Fontana: “Il fenomeno esiste: i ragazzi usano i cellulari durante le lezioni. È un oggetto di distrazione per tutti, anche per noi adulti. Non si creda che i ragazzi siano più sciocchi di noi grandi” precisa. “Se un alunno usa i social a lezione, non impara. E la scuola offre un appagamento che non è immediato, ma funziona sul lungo termine, e questo è spesso difficile da capire per un giovane. Il lavoro dell’insegnante è proprio quello di catturare l’attenzione degli studenti, rendendo questi ultimi i primi protagonisti della lezione. La sfida che abbiamo è quella di innovare la metodologia dell'insegnamento. Il divieto non va assolutamente inteso come un modo per non innovarsi".

E su un possibile peggioramento del rapporto con gli smartphone durante le lezioni a seguito del lockdown, Fontana precisa: "La quarantena ha avuto un impatto molto forte, ma non penso che sia aumentato l’utilizzo degli smartphone in classe; la circolare è del 2007, significa che il problema era già presente 15 anni fa".