Economia | I dati

Sparkasse, utile di 9,2 milioni di euro

Risultati in crescita per il primo semestre del 2017. L’ad Calabrò: “Soddisfatti ma serve più impegno perché il sistema bancario vive ancora una fase molto complessa”.

Cassa di Risparmio chiude con un utile semestrale di 9,1 milioni di euro, mentre a livello consolidato di gruppo l’utile ammonta a 9,2 milioni di euro. Aumenta la raccolta diretta con una crescita di 70 milioni di euro che corrisponde al +1,1% dal 31 dicembre 2016 a dimostrazione della fiducia posta nella banca da parte della propria clientela. Si ottengono con +110 milioni di euro risultati estremamente positivi in particolare sulla raccolta gestita (+10% dal 31 dicembre 2016) grazie all’offerta dei servizi di consulenza. Gli impieghi lordi, al netto del calo delle sofferenze (-8,0% dal 31 dicembre 2016) registrano un leggero aumento di 20 milioni di euro che corrisponde allo +0,3% da inizio anno. 

Il forte incremento dei proventi operativi netti, che rappresentano le fonti ordinarie di reddito, testimonia il particolare stato di salute della banca che riesce ad esprimere, in un contesto fortemente influenzato dal minimo livello storico dei tassi di interesse, risultati di indubbio valore. Si segnala in particolare una crescita dei ricavi operativi (+10,8% depurando il dato 2016 del costo della cessione del portafoglio crediti deteriorati) trainata dalla crescita del margine di interesse (+18,2%) e dei ricavi da servizi (+4,5%). Buoni risultati anche sul versante dei costi operativi che, grazie alla costante attenzione rivolta a perseguire risparmi e sinergie, registrano una contrazione del 6,1%, al netto dei costi legati all’operazione di cessione del portafoglio crediti deteriorati del 2016 e dei contributi al Fondo Nazionale di Risoluzione (i costi totali si riducono del 12,2% rispetto al primo semestre del 2016). Si registra una diminuzione dei costi amministrativi, in particolare quelli riferiti alle consulenze che diminuiscono del 25,8% (escludendo i costi per consulenze del primo semestre 2016 relativi alla cessione dei crediti deteriorati). 

Vengono realizzati importanti risultati anche sul fronte del contenimento degli accantonamenti sui crediti, che si riducono a 9,8 milioni di euro (-43,3%) grazie all’efficace politica di gestione dei crediti non performing che ha consentito di ridurre lo stock da 1.057 a 930 milioni di euro (-12%), riportando la banca ai livelli del 2013 e proseguendo nel percorso che appena a fine 2015 faceva registrare uno stock di 1.498 milioni di euro.
Per quanto riguarda le voci straordinarie, che non dipendono da elementi di gestione interni, si registrano le svalutazioni effettuate sul valore delle quote del Fondo Atlante, che come noto ha perso valore alla luce degli ultimi sviluppi su Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca che sono state avviate verso una risoluzione (5,1 milioni di euro), i contributi ai Fondi di Risoluzione Nazionali per 2,4 milioni di euro, la svalutazione del Fondo Augusto per 3,5 milioni di euro a fronte di plusvalenze immobiliari per 0,6 milioni di euro. Nel corso del secondo semestre potranno invece essere registrati gli ulteriori effetti della plusvalenza dell'immobile di Merano. 

Si segnala fra gli indicatori, il buon livello degli indici patrimoniali con un CET1 consolidato al 11,27% (in crescita rispetto al dato di dicembre 2016), Tier 1 al 12,07% e Total Capital ratio consolidato al 13,14%. Questi livelli sono superiori ai livelli richiesti dall’autorità di vigilanza a seguito del completamento del processo SREP, pari rispettivamente a 6,3%, 8,00% e 10,25%. 

La banca mantiene un ottimo livello di liquidità (LCR ratio al 185,7%) ampiamente superiore ai minimi regolamentari attuali (80%) e prospettici (100%). L’NPL Ratio lordo raggiunge il livello del 15,5% rispetto al 17,6% del 31.12.16 (e al 23,8% di fine 2015). 

In crescita i tassi di copertura dei crediti deteriorati: 31,66% per le inadempienze probabili (+5,4%) e 59,64% per le sofferenze (+2,4%) collocando la banca fra quelle che esprimono, come confermato appunto da questi indicatori, un livello di accantonamenti superiore rispetto alla media delle banche comparabili e con dati che permettono di raggiungere il massimo livello di prudenza con percentuali di copertura ai massimi storici. 

Risultato di particolare valore è la discesa del Cost Income Ratio che raggiunge il livello del 67,1% registrando una flessione di 12,5 punti percentuali rispetto a fine 2016 (-15,0 punti percentuali rispetto ai dati del 30.06.2016) e dimostrando una notevole capacità di recupero di efficienza del Gruppo. Il livello raggiunto, che è in linea con quello delle banche di medie dimensioni, dovrà essere ulteriormente migliorato.

Soddisfatto il presidente Gerhard Brandstätter: “Dopo un lungo lavoro di rilancio che aveva già permesso negli anni scorsi di alleggerire la banca dai rischi e di realizzare importanti risparmi sui costi, la banca raggiunge un buon livello di redditività considerando il periodo storico contraddistinto da tassi di interesse negativi, durante il quale questo risultato viene realizzato”. E ancora: “Confidiamo che questi risultati rappresentino un ottimo segnale per i nostri azionisti che hanno creduto in noi e che ci hanno sostenuto, in particolare la Fondazione”. A fargli eco l’amministratore delegato e direttore generale Nicola Calabrò: “Sono particolarmente soddisfatto del lavoro realizzato, la banca si presenta oggi con tutti gli indicatori in ordine”. “Abbiamo sempre creduto - aggiunge - nella possibilità di rilancio e questi dati confermano che la sfida è stata superata. A fronte dell‘evoluzione attesa dovremo impegnarci ancora di più perché il sistema bancario continua a vivere una fase molto complessa”.

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alfred frei Lun, 07/24/2017 - 11:45

si potrebbe vincolare la "fase molto complessa del sistema bancario" a una precisa assunzione di responsabilità dei massimi dirigenti con possibili penalizzazioni chiaramente definite e tempestivamente applicate ?.

Lun, 07/24/2017 - 11:45 Collegamento permanente