Politica | Riforme fake

Un crimine contro la democrazia

Nella campagna lanciata contro le intercettazioni traspare l’annoso disegno di soverchiare lo stato di diritto.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
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Foto: Pixabay

Il sistema della giustizia è in affanno per mancanza di personale e di mezzi. Ma non accorrono volonterosi e competenti manutentori per rimetterlo in sesto. Anzi, si fanno avanti i picconatori per mettere in posizione le gru con le palle di demolizione. Ormai nei partiti e nei massmedia sono schierati tanti piccoli destabilizzatori. Anche loro hanno un ruolo e contribuiscono al progetto di liberazione dal male della giustizia e della democrazia, obiettivo storico e per niente disinteressato della deregulation berlusconiana. Il bersaglio sono le intercettazioni, ma anche altri meccanismi chiave come la prescrizione e la collocazione istituzionale della competenza per scegliere i reati da perseguire e per condurre le indagini.

Le intercettazioni sono lo strumento indispensabile per seguire l’evolversi di vicende criminali e raccogliere indizi che permettano di risalire a prove concrete. Stringenti condizioni per attivarle, cioè che si tratti di reati gravi, che ci siano gravi indizi e che il loro utilizzo sia indispensabile per le indagini, ne impongono una gestione molto circoscritta. Anche grazie alla limitazione temporale ed a specifici obblighi di archiviazione l’attuale impianto giuridico delle intercettazioni garantisce che il loro utilizzo avvenga per precisi ed imprescindibili obiettivi di salvaguardia dello stato di diritto. L’azione indipendente della magistratura rappresenta una garanzia di equilibrio e di reciproco controllo tra i vari poteri istituzionali e rispetto alle aggregazioni di interesse nella società.

Il tentativo di distorcere l’attuale impianto con una modifica della legge ancora non si basa su una proposta di testo del governo. Ma nei media e nell’opionione pubblica la discussione ha già assunto toni feroci, a partire dalle dichiarazioni dello stesso ministro Nordio. Con il pretesto di voler agire contro abusi delle intercettazioni aleggiano ipotesi strampalate come quella di ridurre le ipotesi di reato ad alcuni crimini di mafia molto specifici, non ammettendo quindi le intercettazioni per reati „ordinari“. Nel solco dei tentativi già visti di modulare a proprio piacimento il sistema giustizia si tratta di una variante perfida di derubricazione di reati, la cui perseguibilità è di cruciale importanza. Se andasse in porto comporterebbe che in futuro le intercettazioni non potrebbero essere attivate per reati come la corruzione e la concussione, se ritenuti secondari - un disegno che stride con la realtà e rappresenta un oltraggio alla logica ed al buon senso.

L’idea di stilare una graduatoria dei reati, poi, va a braccetto con l’intenzione di introdurre un meccanismo di discrezionalità nella decisione sull’attivazione delle intercettazioni. Si paventa l’ipotesi di affidare la decisione ad una terna di giudici estranei all’indagine con le conseguenti lungaggini organizzative e di messa a fuoco del contesto. Sullo sfondo, come è facile intuire, si concretizza un’altro obiettivo, e cioè quello di spostare il baricentro di decisione sulla perseguibilità dei reati da un organo indipendente come la magistratura ad un ministero e, quindi, sottoporla ad un controllo politico. Un tale progetto fa inorridire di fronte ad un tessuto della società caratterizzata da una criminalità endemica che pervade politica, istituzioni ed imprese e mette a dura prova la tenuta morale e la responsabilità civica dei cittadini.

Ancora manca una proposta di legge articolata e nulla è deciso. Si parla e si straparla. Il gioco politico è avviato. Come previsto dal copione prima bisogna allestire il solito teatrino politico e mediale per sondare, fino a che punto è possibile imporre il proprio punto di vista all’interno della coalizione, e per vedere, se l’opposizione da segni di vita e come l’opinione pubblica reagisce ad un’ipotesi di riforma pensata „per i cittadini“.

Alla fine, infatti, lo sponsor è uscito allo scoperto e con un discorso di ben cinque minuti diffuso via internet si è dichiarato fiero del lavoro dei suoi proseliti che portano avanti il progetto di disintegrazione delle istituzioni, della cultura della democrazia e dello stato di diritto. Con la consueta retorica del liberalismo e del rispetto della privacy benedice il tentativo di cambiare le regole delle intercettazioni attraverso un disegno di legge che l’attuale coalizione di governo si accinge a portare in parlamento. Ovviamente parla di riforme che garantiscono un sistema giustizia impeccabile ed hanno a cuore il bene dei cittadini e sorvola sul fatto che il sistema giustizia, messo alla gogna da decenni dai suoi media, è allo stremo a causa dei cavilli che allungano i processi e della mancanza di personale e di mezzi.

Inserito nel contesto di un disegno di „riforma“ più ampio, in cui proporre sfacciatamente vari meccanismi di distorsione dell’impianto legislativo, si tratta dell’ennesimo tentativo di ostacolare un lavoro efficiente della giustizia. La società dovrà dimostrare passione e consapevolezza civica nel respingere i tentativi di soverchiare stato di diritto ed ordine democratico. All’opinione pubblica andrà spiegato che ciò che rappresenta un’offesa al buon senso ed alla logica ha tutte le caratteristiche di un crimine contro la democrazia.