Economia | Fisco

I soldi al mondo del lavoro

Da decenni il fisco italiano aspetta una riforma organica. Ora si avvia un processo redistributivo a partire dal bilancio dello Stato 2022.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale del partner e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
soldi.jpg
Foto: Fabio Petrini

Con il passare degli anni il sistema fiscale è diventato complicato e poco trasparente, caratterizzato soprattutto da un’evasione fiscale inaccettabile ed estremamente iniquo nei confronti dei lavoratori e pensionati che sono tassati alla fonte. Il piano di ricostruzione del paese dopo la pandemia per essere credibile e duraturo non può ignorare questa vera e propria emergenza.

Una riforma radicale è richiesta anche dall’Europa e indicata nel PNRR. Tra la imminente manovra di bilancio e la futura delega fiscale sono certamente possibili interventi positivi. Per questo serve un confronto urgente tra governo e sindacati.

Il Documento di previsione del bilancio appena varato dal Consiglio dei ministri prevede uno stanziamento di 8-9 miliardi per alleggerire il carico fiscale. Ma non è ancora chiara la distribuzione delle risorse a disposizione. Per il sindacato le risorse devono andare a favore dei redditi medio bassi da lavoro e da pensione. Ma bisogna anche capire a quale riforma si sta pensando.

Certamente è positivo che nella prossima manovra le risorse destinate alla riforma del fisco siano aumentate. Noi chiediamo una riforma fiscale per lo sviluppo e per una redistribuzione della ricchezza prodotta dal Paese e orientata verso una riduzione delle diseguaglianze.  Vanno inoltre potenziati il sistema di welfare e la sanità pubblica.

In parole povere: gli otto miliardi debbano andare tutti a lavoratori e pensionati. Serve un intervento rilevante a loro favore.

Ridurre solo le aliquote non è affatto risolutivo. Ridurre quella del 38% è sicuramente positivo, ma se tutto si risolve così non basta.

Dall’altra parte gli interventi del passato, che riducevano la pressione fiscale sulle imprese per incentivare la creazione di lavoro e la crescita sono stati fallimentari. Proposte in tal senso sono in campo sostenute dalle forze di centrodestra. Le risorse per intervenire a favore di redditi soggetti a ritenuta alla fonte sarebbero allora poche e non in linea con le proposte del sindacato. 

Va anche detto che i tempi della riforma stessa slitteranno, per cui è la legge di bilancio che deve stabilire chi saranno i beneficiari di questo primo intervento. Ovviamente le opinioni divergenti dentro la maggioranza non sono certamente una condizione favorevole per una soluzione positiva. C’è chi chiede di intervenire sull’Irap, chi su altri costi che gravano sulle imprese, per non parlare di chi sostiene che andrebbe estesa la flat tax. Silenzio totale infine sulla richiesta sul prelievo fiscale per le grandi ricchezze.

Non è ancora chiaro – i testi al momento non sono disponibili, - se la futura legge finanziaria sarà la premessa o almeno una traccia per una riforma del fisco più complessiva, come delineata dalla delega fiscale. Sicuramente farà intendere se esiste la volontà effettiva di metter mano al fisco.

Ma a prescindere preoccupano i tempi e gli aspetti procedurali: la legge delega, ha bisogno dei tempi tecnici per esser operativa. I criteri ivi contenuti sono inoltre molto ampi. Essa ha, infatti, un perimetro assai largo ed è vaga sui principi da rispettare nei decreti legislativi. Prevede infine un percorso di 18 mesi che sono davvero eccessivi e per di più è prevista anche la possibilità di slittamento. Ora occorrerà capire quale sintesi sarà possibile trovare all’interno della maggioranza di governo sui decreti legislativi, una questione sicuramente non facile.

Razionalizzazione, progressività, contrasto all’evasione ed elusione sono i principi affermati nella delega. Si parla di una revisione dell’Irpef sulla base di un sistema duale diverso tra i redditi da lavoro tassati in maniera progressiva e da quelli da interessi, dividendi e altro, tassati invece in maniera diversa.

Poi è previsto il riordino delle detrazioni e deduzioni, la riduzione delle aliquote medie, la revisione dell’Ires e del catasto, la razionalizzazione dell’Iva e il superamento graduale dell’Irap. Gli obiettivi sono in via generale condivisibili. Ma è bene ricordare che in Italia l’Istat ha indicato un’evasione che ammonta a 200 miliardi ovvero di oltre 11% del Pil.

Questa partita è la “madre” di tutte le riforme fiscali, perché proprio da lì si possono trovare le risorse per una redistribuzione più equa del carico fiscale, senza mettere in ginocchio il bilancio pubblico e il Welfare già oggi in debito d’ossigeno.

Dentro questo panorama è necessario e urgente che il governo convochi rapidamente le organizzazioni sindacali. Questa partita ci riguarda molto da vicino, ma soprattutto occorre incontrarsi prima della stesura della manovra di quest’anno, per destinare gli otto miliardi a disposizione.

Alfred Ebner