SVP
Foto: Montage: Ismaele Pianciola
Politica | Elezioni/Wahlen 23

La fine del Sammelpartei?

L'SVP al 34% ha l'occasione di redefinirsi. Gli elettori ascoltano meno il Dolomiten e non hanno premiato le lobby. Chi vota Verdi pensa più alla qualità dell'aria che all'interetnicità.
  • Finalmente ci siamo: i numeri costringeranno la Südtiroler Volspartei ad aprire ad altri partiti tedeschi le porte della Giunta provinciale. Benvenuti nell'epoca del pluralismo e auguri.

    Prima osservazione. Alle elezioni del 22 ottobre la maggioranza di coloro che hanno abbandonato la Stella alpina, lo ha fatto per sostenere partiti decisamente più a destra, più radicali e altrettanto etnici della vecchia SVP. A questo giro sono stati premiati la Süd-Tiroler Freiheit (che passa da due a quattro seggi), le liste JWA e Vita (che eleggono tre personalità tutt'altro che pacate). Ne ha approfittato moderatamente anche Thomas Widmann, che dopo essere stato gentilmente messo alla porta, rientra in Consiglio provinciale dalla finestra. A destra della SVP sono collocabili i Freiheitlichen, che per il rotto della cuffia mantengono i loro due seggi. Cinque anni fa era stato il Team K, che non è un partito di destra, anche se è un partito decisamente tedesco e in questo senso etnico, a intercettare molti voti in libera uscita dalla Volkspartei conquistando ben sei seggi; durante la passata legislatura se ne sono andati due consiglieri e dunque oggi il secondo maggior partito in Consiglio provinciale rimane dove era.

    Viene spesso ripetuto che gli elettori che votano partiti italiani si orientano secondo il clima politico nazionale. L'osservazione è più facilmente smentibile che confermabile. Cinque anni fa andò effettivamente così, quando grazie al vento in poppa della Lega di Matteo Salvini, non certo per specifiche competenze dimostrate dai suoi candidati, il partito elesse quattro consiglieri. Tutti annullati il 22 ottobre scorso, mentre il vento che ora sostiene Giorgia Meloni è arrivato in Alto Adige/Südtirol smorzato: Fratelli d'Italia raddoppia a due consiglieri, ma si aspettava decisamente di più, memore dei successi del Movimento sociale italiano, arrivato ad avere fino a quattro consiglieri provinciali tra gli anni ottanta e novanta.

    Sempre a proposito del voto locale più in distonia che in sintonia con quello nazionale, ricordiamo che alle politiche di un anno fa Fratelli d'Italia era talmente fiducioso del proprio elettorato altoatesino, che spedì Alessandro Urzì a Vicenza per dargli un seggio sicuro, mentre a Bolzano-Bassa Atesina il voto inter-etnico premiò Luigi Spagnolli. Un'altra smentita viene dal successo dei giovani della lista La Civica, ora entrata in Consiglio provinciale, l'unico partito italiano che non sia terminale di un partito nazionale e già solo questo lo rende interessante. Cosa che non si può dire del PD, sostanzialmente fermo e perfettamente orientato secondo ciò che avviene nella sede centrale di Roma (Renzi, Zingaretti, Letta, Schlein...): difficile scovare nella sua politica una qualche specificità locale.

  • Consiglieri: Foppa, Rohrer e Oberkofler, gli eletti dei Verdi Foto: Seehauserfoto

    Un discorso a parte, riguarda i Verdi–Grüne–Verc. Aumentano i voti, pur restando a tre seggi; però mancano l'elezione della co-candidata di punta, l'”italiana” Sabine Giunta. Un po' quel che accadde vent'anni fa, quando a rimetterci nel gioco delle preferenze fu il numero uno della lista Riccardo Dello Sbarba, superato dai candidati eletti due, tre e quattro. Lui stesso parlò allora di “tedeschizzazione” dei Verdi, poi la problematica si perse per strada, anche perché Dello Sbarba subentrò pochi mesi dopo a Sepp Kusstatscher, che lasciò il Consiglio provinciale per il parlamento europeo.

  • In questo giro la presenza di un “italiano” tra i Verdi sarebbe stata una carta formidabile a favore di una loro entrata nel governo provinciale, obiettivo per il quale hanno lavorato per tutta la legislatura e apertamente dichiarato durante la campagna elettorale. Avrebbero potuto offrire alla SVP tre preziosi voti e ottenere per la loro eletta la vicepresidenza della Giunta provinciale, spettante per statuto ai gruppi linguistici che non esprimono il Presidente. Altri due voti per fare maggioranza si sarebbero potuti trovare nel centro-sinistra italiano; così invece chi nella Svp sostiene l'alleanza con la destra ha un argomento in più per rifiutare un patto con i Verdi e diventa più realistica per l'ex partito di raccolta un'alleanza con la destra italiana.

  • I Verdi hanno convinto nuovi elettori che la tematica ambientale è importante; ma non li hanno convinti che altrettanto importante è la pari dignità tra i gruppi linguistici, votando candidati tedeschi, italiani e ladini. Non si possono rimproverare i dirigenti di non aver sostenuto, come meritava, Sabine Giunta; lo hanno fatto, ma evidentemente una quota significativa del loro elettorato è più interessata alla qualità dell'aria che respiriamo che non all'inter-etnicità. Il che probabilmente non è neppure sbagliato: primum vivere...

  • Landeshauptmann: Arno Kompatscher Foto: Seehauserfoto

    Nonostante il salasso elettorale, la Südtiroler Volkspartei resta centrale nel sistema. Secondo me come Sammelpartei è finita, e hanno un bel parlare l'Obmann Philipp Achammer e il Presidente Arno Kompatscher a ribadire questa aspirazione commentando a caldo i risultati elettorali. Il sistema delle categorie economiche che hanno i loro terminali in Consiglio provinciale ha ricevuto un duro colpo, forse proprio in ragione del fatto che la rivalità tra esse aveva raggiunto livelli insostenibili. Le preferenze penalizzano i rappresentanti di contadini, artigiani, albergatori e imprenditori, e questo forse è un segno del declino di un certo corporativismo, fino a ieri tipico della politica del partito. 

  • Secondo me un altro sconfitto è il giornale che pensava di poter continuare a tenersi un partito, come disse molti anni fa il suo direttore. L'influenza del Dolomiten resta notevole, ma non è poi così pervasiva come si sospetta e come si teme. I candidati scelti da Kompatscher, non certo beniamini del giornale, sono infatti andati molto bene. Fa inoltre riflettere il fatto che un esterno come Hubert Messner, senza il quale sarebbe stata una completa catastrofe, abbia raccolto un numero di preferenze inaspettato (trentamila) e imprevisto da tutti. Molto si muove nel blocco elettorale che fa riferimento alla stella alpina.

    Un bel ripulisti, chiamiamolo pure così. Può essere un fatto positivo. Trasformare la crisi in un'opportunità, eccetera eccetera. La SVP ha ora la possibilità di ridefinirsi, di produrre una nuova classe dirigente e una nuova cultura politica. Vedremo se in via Brennero saranno capaci.

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Luca Marcon Dom, 10/29/2023 - 21:04

«I Verdi hanno convinto nuovi elettori che la tematica ambientale è importante; ma non li hanno convinti che altrettanto importante è la pari dignità tra i gruppi linguistici, votando candidati tedeschi, italiani e ladini.»
Che gli italiani non li avrebbero convinti - e per fortuna -, c'era solo da aspettarselo. E le colpe stanno tutte in via Bottai 5:
https://salto.bz/de/article/24082023/il-voto-dilettevole-0
PS
Per non parlare delle capriole dialettiche degli ultimi giorni prima del 22 ottobre: no alla scuola bilingue, anzi, sì, ma, però...

Dom, 10/29/2023 - 21:04 Collegamento permanente