Politica | Il caso

“Sono stati i fascisti”

Atto vandalico alla sede dell’Anpi, spunta la lettera anonima col plauso di Bonazza (Cpi). L’associazione partigiani: “Ridicola rivendicazione di chiara marca fascista”.
Vetrina Anpi
Foto: Anpi

C’è la mano dell’ultradestra dietro l’atto vandalico contro la sede dell’Anpi presso lo Spazio Resistenze a Bolzano perpetrato nella notte fra il 23 e il 24 marzo. A sostenerlo è la stessa associazione dei partigiani di fronte alla “ridicola rivendicazione di chiara marca fascista attraverso una fluviale lettera ‘anonima’ diffusa non a caso dal blog degli autodichiarati ‘fascisti del terzo millennio’, la ‘Vedetta d’Italia’, e veicolato, poi, su altri blog e pagine social ritenute ‘amiche’” dice l’Anpi che aggiunge: “Sono gli stessi pericolosi ambienti che hanno dato vita ad alcune delle manifestazioni di protesta ‘negazioniste’ contro le norme di contrasto all’emergenza sanitaria nel tentativo di strumentalizzare il disagio sociale”. La rivendicazione del gesto, evidenziano gli alfieri del Circolo, configura diversi reati penali procedibili d’ufficio ai sensi della Costituzione e delle Leggi Scelba e Mancino in termini di apologia di fascismo e vilipendio alla Resistenza “(ovviamente anche da parte di chi ha pubblicato l’anonima missiva…)”, oltre che apologia del reato in relazione all’imbrattamento.

 

La lettera

 

I fatti: alla vigilia della commemorazione della strage delle Fosse Ardeatine vengono imbrattate le vetrine dell’Anpi di Via Torino: alcuni vandali cercano di affiggere dei “manifesti” ma, come hanno raccontato gli stessi appartenenti all’associazione dei partigiani, l’arrivo delle forze dell’ordine li mette in fuga. Viene quindi aperta d’ufficio un’inchiesta contro ignoti.
Ieri, 25 marzo, sul blog di riferimento dell’estrema destra bolzanina, “La Vedetta d’Italia”, viene pubblicata una lettera anonima che non lascia spazio a dubbi sulla matrice del gesto: “Apprendiamo dai media che l’Anpi ha accuratamente evitato di descrivere il contenuto dei manifesti affissi sulla propria sede ieri notte, quindi ve li descriviamo noi. Si trattava delle foto di varie vittime dei partigiani, uccise durante e dopo la seconda guerra mondiale e del nome di alcuni luoghi in cui si sono consumate le numerosissime stragi di cui i partigiani si sono macchiati, sull’altra vetrina vi era un manifesto raffigurante un uomo legato con filo spinato ad una falce e martello, con la frase ’95 milioni di morti attendono giustizia. ANPI = Talebani disgenici’”. E ancora: “Capiamo che i moderni partigiani non abbiano avuto il coraggio di descrivere il contenuto delle foto, poiché ben consapevoli di avere la coscienza sporca e le mani insanguinate per i milioni di innocenti che i loro ‘eroi’ hanno vigliaccamente torturato, stuprato e massacrato, spesso a guerra terminata”. Gli ingredienti della narrazione fascista. Non a caso la lettera viene rilanciata su Facebook rilancia, fra gli altri, dall’ex consigliere comunale di CasaPound Andrea Bonazza con l’eloquente commento: “Ebbravi gli ignoti!”.

 

La controreplica

 

“Non avevamo potuto leggere i manifesti perché ignote mani premurose li avevano fatti sparire subito, ma, oltre a riproporre le consuete falsità finalizzate a ribaltare la verità storica rivalutando la memoria dei carnefici, la piena adesione al fascismo, alla sua violenza, al suo razzismo, alle sue avventure coloniali e, persino, al cupo collaborazionismo della Repubblica di Salò con il nazismo - attacca l’Anpi - è molto significativo che tutto questo sia nato coma rabbiosa reazione alla nostra iniziativa antirazzista di sabato nella quale vicino alle vestigia coloniali di Bolzano in modo assolutamente pacifico mediante una serie di letture e di immagini, sono state ricordate le centinaia e centinaia di migliaia di vittime del colonialismo italiano in Africa e descritte le ‘imprese’ sanguinose di alcuni personaggi a cui sono intitolati alcuni luoghi della nostra terra”.

I membri del Circolo avevano chiesto inoltre sia che in tali siti fossero ricordate dignitosamente le vittime, sia la dedica al partigiano italo-somalo Giorgio Marincola, detenuto nel Lager di Bolzano, del Parco di Piazza della Vittoria.

“È, dunque, chiaro il tentativo di intimidazione che, non solo, non avrà alcun effetto, ma che conferma nel modo più evidente come sia necessario intervenire sui simboli del passato per costruire un presente e un futuro liberati dai fascismi e dai razzismi - sottolinea l’Anpi -. Ed è necessario che in occasione del 100° anniversario della Domenica di Sangue e del 76° anniversario della Liberazione le istituzioni sappiano promuovere riflessioni e iniziative adeguate”.