Società | I dati

O i figli o il lavoro?

Oltre 37mila in Italia le mamme che hanno lasciato il loro impiego nel 2019. 847 in Alto Adige. Morandini: “Dati allarmanti, la politica deve agire”.
Mamma
Foto: Unsplash

Nel 2019, secondo i dati dell’Ispettorato nazionale del lavoro, in Italia si sono dimesse 37.611 (pari al 73% del totale dei casi) lavoratrici che erano appena diventate madri, mentre nell’anno precedente erano state 35.963. I papà che hanno lasciato il posto sono invece stati 13.947. L’inconciliabilità di famiglia e lavoro è ancora la ragione prevalente alla base di questo licenziamento “volontario”. Secondo le madri le ragioni della scelta sono la mancanza di strutture di assistenza, gli alti costi per il babysitting e l’assenza di sostegno sociale. Solo il 21% delle domande di part-time o lavoro flessibile, inoltre, viene accolto dal datore di lavoro.

 

Focus Alto Adige

 

Non si distingue in positivo la provincia di Bolzano: se nel 2012 furono 619 le giovani madri e 20 i padri a lasciare il lavoro, nel 2019 il numero è salito a 847 madri e 225 padri. Anche in questo caso, la ragione maggiormente addotta dalle donne è l’inconciliabilità; gli uomini hanno invece citato più spesso un cambio aziendale.

La mancanza di contributi pensionistici, la dipendenza economica, la crescente esclusione dal mercato del lavoro è il pesante prezzo che molte donne devono pagare

“Questi dati sono indicatori, ancora una volta, di una situazione allarmante - sottolinea la consigliera di parità Michela Morandini - il lavoro famigliare, anche inteso come attività di cura di componenti della famiglia, pesa per lo più sulle spalle delle madri e troppo spesso questo diventa un criterio di esclusione dal mercato del lavoro. Con conseguenze fatali per le donne: la mancanza di contributi pensionistici, la dipendenza economica, la crescente esclusione dal mercato del lavoro è il pesante prezzo che molte devono pagare”.  

 

Come intervenire

 

Sostiene Morandini che siano tre i livelli dove individuare la possibilità di intervento e la responsabilità: la politica deve creare le condizioni quadro, come per esempio le strutture di assistenza; inoltre gli imprenditori, se vogliono assicurarsi forza lavoro qualificata, devono reagire con modelli di lavoro flessibili e modulati alle diverse fasi della vita. L’ultimo livello su cui agire è quello della relazione di coppia: è necessario un confronto consapevole sulla suddivisione del lavoro famigliare e di assistenza, perché è nelle famiglie che si manifestano e riproducono gli stereotipi di genere. “Per questo motivo la politica di parità deve insistere su interventi e misure che rompano gli stereotipi di genere dominanti. Si deve lavorare in primis sulle cause di questa disparità”, così la consigliera di parità.