Ambiente | Paesaggio

Città di cemento

Cresce anche nel 2018 il consumo di suolo, al ritmo di 2 metri quadrati al secondo. In Alto Adige i territori più compromessi sono quelli di Bolzano e Merano.
edilizia
Foto: Othmar Seehauser

Nel 2018 nel territorio della Provincia autonoma di Bolzano sono stati “consumati”, cioè  impermeabilizzati, 68 ettari di suolo. E anche se in termini percentuali la superficie cementificata è appena il 4,29 per cento, ben sotto il dato nazionale (che è pari al 7,63%), vi sono alcuni comuni in cui la situazione è più compressa, secondo il Rapporto 2019 “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, presentato il 17 settembre a Roma. Sono Bolzano, arrivata al 26,92%, e Merano, 23,82%, mentre in Trentino-Alto Adige spicca il dato di Lavis (Trento), dov’è urbanizzato il 30,06% del suolo.

 

Nuova legge locale



Dal primo gennaio 2020 la situazione è destinata a cambiare: entrerà infatti in vigore la legge provinciale 9/2018 “Territorio e paesaggio”, che sostituisce la legge urbanistica provinciale 13/1997. Il nuovo testo prevede una riduzione del consumo di suolo attraverso l’individuazione da parte dei Comuni dell’area insediabile, al di fuori della quale costruire sarà consentito solo in pochi casi eccezionali definiti per legge. “Con iI D.P.P. 31/2018 Criteri applicativi per il contenimento del consumo di suolo, viene introdotto un sistema per la delimitazione dell’’area insediabile’ da parte dei Comuni sulla base del rilievo dell’esistente, la determinazione del fabbisogno, l’identificazione delle aree non edificabili all’interno delle aree insediabili (aree verdi urbane o soggette a vincoli e tutele)” spiega il rapporto.


I comuni definiscono, in un programma di sviluppo comunale, il contingente massimo di consumo di suolo ammesso nel periodo di pianificazione per le future aree insediabili e le infrastrutture di trasporto. La rilevazione e il monitoraggio del consumo del suolo saranno effettuati dal Comune, che provvederanno anche a distinguere aree permeabili e impermeabili e le superfici la cui permeabilità può essere ripristinata, nonché le aree destinate alla rinaturalizzazione permanente. 

 

 

Uno sguardo all’Italia

 

Il problema del cemento riguarda in particolare nelle aree urbane ad alta densità, dove secondo il rapporto solo nel 2018 abbiamo perso in media 24 metri quadrati per ogni ettaro di area verde. “Quasi la metà della perdita di suolo nazionale dell’ultimo anno, il cui totale è di 51 chilometri quadrati, si concentra nelle aree urbane, il 15% in quelle centrali e semicentrali, il 32% nelle fasce periferiche e meno dense. La cementificazione avanza senza sosta soprattutto nelle aree già molto compromesse: il valore è 10 volte maggiore rispetto alle zone meno consumate. A Roma, ad esempio, il consumo cancella, in un solo anno, 57 ettari di aree verdi della città (su 75 ettari di consumo totale). Record a Milano dove la totalità del consumo di suolo spazza via 11 ettari di aree verdi (su un totale di 11,5 ettari).  In controtendenza Torino che inverte la rotta e inizia a recuperare terreno (7 ettari di suolo riconquistati nel 2018).

Il consumo di suolo – non necessariamente abusivo - cresce anche nelle aree protette (+108 ettari nell’ultimo anno), nelle aree vincolate per la tutela paesaggistica (+1074 ettari), in quelle a pericolosità idraulica media (+673 ettari) e da frana (+350 ettari) e nelle zone a pericolosità sismica (+1803 ettari).


Una risorsa sprecata


Negli ultimi sei anni, secondo le prime stime, l’Italia ha perso superfici che erano in grado di produrre tre milioni di quintali di prodotti agricoli e ventimila quintali di prodotti legnosi, nonché di assicurare lo stoccaggio di due milioni di tonnellate di carbonio e l’infiltrazione di oltre 250 milioni di metri cubi di acqua di pioggia. Ora, scorrendo in superficie, non sono più disponibili per la ricarica delle falde, aggravando inoltre la pericolosità idraulica dei nostri territori: il recente consumo di suolo produce secondo le stime dell’Istituto superiore per la ricerca ambientale un danno economico potenziale compreso tra i 2 e i 3 miliardi di euro all’anno, dovuti alla perdita dei servizi ecosistemici del suolo.

C’è un paradosso, inoltre: il fenomeno del consumo di suolo, che avanza al ritmo di 2 metri quadrati al secondo, non procede di pari passo con la crescita demografica: ogni abitante italiano ha in “carico” oltre 380 metri quadrati di superfici occupate da cemento, asfalto o altri materiali artificiali, un valore che cresce di quasi 2 metri quadrati ogni anno, con la popolazione che, al contrario, diminuisce sempre di più. È come se, nell’ultimo anno, avessimo costruito 456 metri quadrati per ogni abitante in meno.