Società | Antisemitismo

Alexander Langer e Silvius Magnago

Dalle vittime ai carnefici: storia di uno scontro sui valori.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
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Foto: Luca Marcon

Qualche tempo fa chi scrive ha pubblicato un articolo intitolato Alexander Langer, di padre “giudeo” nel quale ha dato di nuovo evidenza ad una parte poco conosciuta della vita del politico sudtirolese: le persecuzioni subite dal padre Arthur che, in quanto di “razza” ebraica, dovette fuggire dall’Alto Adige/Südtirol finendo, con varie tappe intermedie, per rifugiarsi in Svizzera dove poté avere salva la vita.
Un aspetto che invece non risulta mai essere stato affrontato riguarda una specifica parte del rapporto tra Langer e il cosiddetto padre dell’autonomia sudtirolese Silvius Magnago.

le persecuzioni subite dal padre Arthur che, in quanto di “razza” ebraica, dovette fuggire dall’Alto Adige/Südtirol finendo, con varie tappe intermedie, per rifugiarsi in Svizzera dove poté avere salva la vita.

Il sociologo Max Weber deve la sua fama anche all’introduzione del concetto di azione sociale. Definita come un atto condiviso con altri soggetti e in grado di esercitare effetti sugli individui della società, può nascere anche da un valore comune il cui significato motiva l’agire sociale dell’attore.
Del fatto che Magnago odiasse Langer ne parla Gianantonio Stella in un articolo (riportato anche in quello citato all’inizio di questo) pubblicato sul Corriere della Sera il 5 luglio 1995:

«[…] Quando parlava di Alexander Langer il vecchio Silvius Magnago, leader messianico dei sudtirolesi, faticava a trattenere l'odio»

Si è sempre pensato che le radici di questo odio fossero da ricondurre esclusivamente allo scontro tra Langer e Magnago sul censimento etnico e relativa dichiarazione in quanto tali.
Ma quali avrebbero potuto essere i valori per così dire weberiani che regolarono le rispettive azioni sociali dei due attori?

«[…] Quando parlava di Alexander Langer il vecchio Silvius Magnago, leader messianico dei sudtirolesi, faticava a trattenere l'odio»

Del primo si è già detto sopra. Se il padre non fosse riuscito a proteggere la sua vita salvandosi dallo sterminio nazista, Alexander Langer, nato dopo la fine della seconda guerra mondiale, non avrebbe nemmeno visto la luce. Di qui il suo rifiuto, assoluto e insuperabile, di qualsiasi forma di schedatura etnica o etnolinguistica come valore fondativo della sua azione sociale.
Del secondo è importante evidenziare un particolare che è sempre stato più o meno derubricato come un cosiddetto “scheletro nell’armadio” ma che ha un’importanza propria tale da non poter essere in nessun modo eliminato dal contesto.
Silvius Magnago si laureò il 4 giugno 1940 presso la facoltà di giurisprudenza di Bologna con una tesi intitolata «I reati contro la razza ed il patrimonio biologico ereditario nella legislazione nazional-socialista.» Non è mai stato possibile recuperarne una copia perché Silvius Magnago, avvalendosi di un decreto del 1916, rese la sua dissertazione in forma orale. E del pari, non è mai stato trovato un verbale che ne riportasse i contenuti. L'arruolamento volontario di Magnago nell'esercito nazista, invece, è noto a molte più persone. Anche se comunque non a tutti.  

Silvius Magnago si laureò il 4 giugno 1940 presso la facoltà di giurisprudenza di Bologna con una tesi intitolata «I reati contro la razza ed il patrimonio biologico ereditario nella legislazione nazional-socialista.»

Da questo punto di vista, la battaglia politica tra Alexander Langer e Silvius Magnago assume tutt'altro significato.
Il primo attore ha una formazione valoriale che si basa sulla storia di una famiglia nella quale il padre rischiò lo sterminio in un campo di concentramento nazista in quanto "di razza giudea". Il secondo, una formazione valoriale che si basa su una laurea in giurisprudenza ottenuta con una tesi di diritto penale sui reati contro la razza ed il patrimonio biologico ereditario e la successiva pratica degli ideali nazisti - tra i quali lo sterminio della "razza giudea" è uno dei fondamenti - attraverso l'arruolamento volontario nell'esercito hitleriano.
È opinione di chi scrive che la struttura ideologia dell'autonomia sudtirolese così come nata dal secondo statuto si fondi anche sulla vittoria di una formazione valoriale sull'altra. Detto in altre parole e molto più chiaramente, se i creatori di questa autonomia non fossero stati compromessi dal lascito ideologico del nazismo, la sua struttura sarebbe potuta nascere con un impianto molto diverso.

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