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Politica | Avvenne domani

La penna a sfera di Anna

Piccola riflessione sui tentativi di infangare la figura di Anna Frank.

C'è chi, in questi giorni, si è meravigliato assai dal fatto che i tifosi di una squadra di calcio romana, per dileggiare gli avversari dell'altra compagine cittadina, non abbiano trovato di meglio che resuscitare ed appiccicare ai tabelloni dello stadio l'immagine di Anna Frank.

Stupore ingiustificato perché se c'è un personaggio collegato all'Olocausto contro il quale, ormai da decenni, la furia revisionista si esercita con una violenza inimmaginabile è proprio quello di questa ragazzina ebrea, morta nel lager di Bergen Belsen.

Il motivo di questo odio profondo, di questa tenace volontà di negare e di distruggere è facilmente comprensibile. Quando, nel 1947, il Diario viene pubblicato per la prima volta diviene immediatamente la testimonianza di maggior impatto sullo sterminio del popolo ebraico messo in atto dalle dittature nazifasciste. Le righe scritte in una soffitta di Amsterdam quella ragazzina che si nasconde, con la sua famiglia, cercando di sfuggire alle belve della Gestapo, colpiscono l'immaginario del mondo intero molto più di quanto non possano fare, paradossalmente, le terribili immagini girate dagli operatori degli eserciti alleati che hanno "scoperto" i campi di sterminio e che vengono proiettate, proprio in quegli anni, nel corso dei processi che vengono celebrati contro i carnefici. Da subito, quindi, contro il Diario contro la memoria di chi lo scrisse si scatena una guerra vergognosa e furibonda. Tutto viene messo in dubbio: dall'esistenza stessa di una Anna Frank, all'autenticità di quelle pagine che, sfuggite al sequestro e alla distruzione da parte degli aguzzini nazisti, vengono riconsegnate nel dopoguerra al padre, unico scampato allo sterminio, e da lui curate e rese pubbliche.

I nuovi persecutori non si fermano di fronte a nulla. Bastano alcune annotazioni fatte a posteriori su uno dei testi per insinuare che l'intero diario sia stato scritto con una penna a sfera, inesistente ai tempi in cui la Frank era vissuta e quindi apocrifo. Per decenni i manoscritti sono stati sottoposti, da laboratori qualificati, a tutte le  analisi possibili ed immaginabili, che hanno ovviamente confermato quello che già si sapeva. Tutto è autentico, compresi alcune pagine che il padre di Anna, licenziando la prima stesura del Diario, aveva tagliato perché contenevano giudizi sulla famiglia che egli riteneva, a torto o a ragione, non andassero resi pubblici.

Il bello è che questa virtuosa campagna per dimostrare che il Diario è un falso costruito posteriori, è stata sostenuta dalle stesse centrali che hanno inondato, negli stessi anni, l'Europa e l'Italia soprattutto di una quantità enorme di falsi storici appositamente costruiti per alleggerire o negare del tutto le colpe di nazismo e il fascismo. Si pensi, solo per fare alcuni esempi, ai falsi diari di Hitler, o a quelli di Mussolini spacciati per veri ancora recentemente da un illustre casa editrice italiana. Le orrende falsificazioni su Anna Frank hanno trovato oggi nuovo alimento nell'era digitale e rivivono nella mefitica palude dei siti "patriottici" cui si abbeverano generazioni di giovani orgogliosi di potersi costruire una verità alternativa.

Sulle ali di un risorgente antisemitismo, tutti i tentativi revisionistici sul mito di Anna Frank, hanno inoltre trovato facilissimo terreno di cultura negli ambienti dell'estremismo islamico e di quelle organizzazioni occidentali che non trovano altro modo per sostenere la causa palestinese se non quello di indossare la nera divisa dell'odio nazifascista.

L'episodio calcistico di Roma non è altro, dunque, che uno dei danni collaterali provocati dalla diffusione incontrollata delle dottrine ispirate dai regimi politici che ebbero come obiettivo, tra gli altri, quello di cancellare dalla faccia della terra alla razza ebraica. L'antisemitismo non fu inventato nella Germania del 33 o nell'Italia dal 1938. Era un fenomeno ben presente nella cultura e nella società di questi ed altri paesi d'Europa. Anna Frank, con il suo diario, ha avuto però il merito fondamentale di ricordarci per sempre a quali livelli di bestiale aberrazione il nazifascismo sia riuscito a portare le teorie antisemite.

Proprio per questo il Diario resta uno dei fondamenti della nostra cultura europea, del nostro pensare del nostro vivere civile. Proprio per questo, c'è da essere sicuri, continuerà ad essere oltraggiato, negato da coloro che tutto farebbero pur di veder tornare quei tempi terribili.