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I magnifici sei

Annunciati i concorrenti che hanno superato la finale solistica del Busoni. Si sfideranno nella prova di musica cameristica accompagnati dall'Isidore String Quartet.
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Foto: BfB

Sono restati in sei, e adesso la sfida si fa davvero intensa al Premio Busoni. Ieri sera (27.8.) la Presidente di Giuria Ingrid Fliter ha annunciato i nomi dei sei finalisti che accedono alla prova di musica da camera – sono Antonio Chen Guang, Ron Maxim Huang, Arsenii Mun, Anthony Ratinov, Zitong Wang e Ryota Yamazaki.
 

 

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Busoni 2023: "I magnifici sei" / Foto: BFB


Tra sabato e domenica i magnifici sei si sono esibiti, assieme ad altri sette compagni di avventura, nella finale solistica in cui hanno eseguito un programma di 55 minuti di musica, una prova molto seguita dal pubblico all’Auditorium. E tra le fila del pubblico c’erano anche due giurie speciali, quella Junior, formata da studenti delle scuole di musica del territorio, e la Senior, composta di appassionati spettatori dei concerti: hanno assegnato il proprio premio rispettivamente al giapponese Ryota Yamazaki e al russo Arsenii Mun, che quindi torneranno sicuramente a Bolzano il prossimo anno durante il Festival Busoni.
 

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La giuria 2023: "Tra sabato e domenica i magnifici sei si sono esibiti, assieme ad altri sette compagni di avventura..." / Foto: BFB

 

Nella prima giornata a raccogliere maggiormente il favore del pubblico erano stati l’americano Anthony Ratinov, soprattutto con un’Ottava di Prokofief magistrale, e la cinese Zitong Wang, dal suono pieno e dalla profonda intelligenza musicale: bellissima la sua Seconda Sonata di Rahmaninov, che equilibrava virtuosismo, potenza e cantabilità. Song Yeon Kim e Philipp Lyon erano protagonisti di due prove buone, anche se con un Beethoven però più composto che personale e maggiore coinvolgimento e originalità nel brani moderni, una versione pianistica del Concerto per orchestra di Bartok per il coreano Kim e la difficile (e non così frequente) Sonata di Barber per il russo Lyon. Meno riuscite, per ragioni differenti, le performance dei più giovani della giornata: la tedesca Anna Schwalbe, pur protagonista di scelte timbriche molto interessanti e coraggiose, era spesso in difetto di controllo del suono e un po’ acerba in alcune interpretazioni, in particolare degli Intermezzi op. 117 di Brahms che staccava con tempi molto lenti, non sempre ben sostenuti; il russo Mikhail Troshkin era ugualmente percussivo nella Ciaccona di Bach-Busoni come nella Seconda Sonata di Rachmaninov, e anche in Mozart faceva capolino un approccio un po’ troppo muscolare.
 

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Busoni Piano Competition: A presiedere la giuria è l'argentina Ingrid Fliter, pianista di grande fama lanciata al successo dalla sua vittoria del Gilmore Artist Award nel 2006. Ora la sua carriera si divide tra l'Europa e gli Stati Uniti dove collabora con tutte le più grandi orchestre esibendosi nelle più importanti istituzioni a livello globale.  / Foto: BFB


L’esibizione di domenica mattina era ad alta intensità, aperta da Ryota Yamazaki, pianista maturo che ha conquistato il pubblico con l’esecuzione integrale degli Studi op. 25 di Chopin; ottima prova anche per Arsenii Mun, artista di indubbio interesse, che lasciava di stucco per un’interpretazione sicurissima e raffinata di Gaspard de la Nuit di Ravel (ma anche con qualche dubbio per l’uso estensivo del pedale “una corda” in Mozart). La mattina era chiusa da Mikhail Bouzine, pianista russo che sorprendeva per un’esibizione fuori dai canoni usuali dei concorsi: senza nemmeno una pausa tra un brano e l’altro, dava vita a interpretazioni a tratti estreme, sicuramente a tratti troppo percussive.
 

Tutti i finalisti hanno eseguito uno dei brani contemporanei proposti dal Concorso Busoni, una bella occasione anche per il pubblico...


Lontano anni luce da certe esecuzioni che mirano prima di tutto a consegnare una performance immacolata da errori e sbavature, Bouzine si mostrava impavido di fronte ai rischi, indifferente alle imprecisioni (purtroppo troppe, assieme ad alcuni vuoti di memoria) in nome di un ideale estetico perseguito con grande determinazione e coerenza, consegnando un Beethoven esaltato e uno Schumann antiromantico e brutalista. Nel pomeriggio di domenica il livello si manteneva altissimo: Antonio Chen Guang, cinese cresciuto in Italia, era applauditissimo al termine di una performance in cui coniugava passione ed energia, con un Beethoven brillantissimo e una “Isle Joyeux” di Debussy brulicante di vivacità; il tedesco Ron Maxim Huang convinceva con la solidissima esecuzione della Terza Sonata di Brahms. Resta invece fuori dai giochi l’americano Samuel Glicklich, protagonista di una Sonata op. 111 di Beethoven convincente ma con qualche sbavatura.
Tutti i finalisti hanno eseguito uno dei brani contemporanei proposti dal Concorso Busoni, una bella occasione anche per il pubblico di ascoltare brani di recentissima composizione accanto ai grandi capolavori classici e romantici: tra i più eseguiti spiccavano l’interlocutorio “Etude I – Two lines for piano” di Hosokawa e le sognanti Mazurke di Adès, pagine che meritano di entrare nel repertorio pianistico di più frequente esecuzione.
Dopo una giornata di pausa, da martedì a giovedì (Auditorium, ore 20) riprendono le esibizioni: martedì si potranno ascoltare Anthony Ratinov e Zitong Wang, mercoledì Ryota Yamazaki e Arsenii Mun, giovedì Antonio Chen Guang e Ron Maxim Huang. L’americano Isidore Quartett accompagnerà i finalisti in un quintetto con pianoforte, ma per ciascuno è prevista anche un’ulteriore mezz’ora di esibizione solistica.
 

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Chi vince? / Foto: BFB