Politica | Legislatura in bilico

Governo: Berlusconi apre la crisi

Silvio Berlusconi ha chiesto ai ministri del Pdl di dimettersi come conseguenza del "congelamento dell'attività del governo" che attribuisce al premier. La replica di Enrico Letta: "chiarimento in Parlamento, di fronte ai cittadini".

Silvio Berlusconi ha chiesto ai ministri del Pdl di lasciare l'esecutivo. Il gesto del leader del centrodestra è conseguenza, a suo dire, della "decisione assunta ieri da Letta di congelare l'attività del governo, determinando in questo modo l'aumento dell'IVA". Per Berlusconi il gesto di Letta è una "grave violazione dei patti su cui si fonda questo governo".

"Il chiarimento deve avvenire in Parlamento, alla luce del sole, di fronte ai cittadini". È questa la prima reazione che filtra da palazzo Chigi. Il presidente del consiglio Enrico Letta si è sentito telefonicamente con Alfano e con il presidente della Repubblica ed ha respinto al mittente le accuse di aver provocato la dimissione dei ministri del Pdl. 
Per Letta la decisione del consiglio dei ministri di ieri a cui fa riferimento Berlusconi,  "è stata causata dalle dimissioni in bianco annunciate dai deputati e senatori del Pdl".

Il segretario del partito democratico Guglielmo Epifani dal canto suo ha dichiarato che le dimissioni dei ministri del Pdl "sono una ulteriore azione di sfascio nei confronti del governo". 
Per Epifani  "l'irresponsabilità sta salendo a livelli che non erano razionalmente valutabili" ed il segretario del PD avverte però che il cambiamento della legge elettorale prima di tornare alle urneun passo obbligato".

 

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Nadia Mazzardis Sab, 09/28/2013 - 20:10

Questo signore, in 20 di berlusconismo, di cui non è stato l'unico artefice, intendiamoci, ha fatto in modo che la cultura venisse assimilata all'antitesi del consumismo. Ha contribuito all'omologazione del linguaggio, attraverso trasmissioni come Drive-in o Zelig, fatte di refrain senza senso.

Se la cultura è l'antitesi del consumismo, noi non possiamo consumare cultura. E quindi la cultura è in mano alle consorterie che si formano in base a scelte di pochi.

In un paese dove i genitori sono disposti a comprare due paia di scarpe di marca, per i propri figli piccoli, perchè "i piedi sono importanti", ma se la scuola chiede 10 euro per un libro aggiuntivo, protestano, ci si è disabituati a consumare cultura.

E la disabitudine al consumo di questo alimento necessario alla sopravvivenza umana, fa sì che ormai non ci si indigni più di nulla, fa sì che si potesse pensare che quest'uomo governasse per "fare le riforme", fa sì che slogan come "aboliamo l'IMU" che altro non era che una patrimoniale su un patrimonio, che alcuni hanno e altri no, e che si sarebbe potuta revisionare tranquillamente togliendola al 75% delle famiglie italiane, ma non facendo beneficiare per 1.500.000.000 di euro, le case di extra lusso, bene se non consumiamo cultura, se non ne sentiamo più il desiderio, questo è quello che ci capita.

Siamo un Paese in cui abbiamo delegato troppo, presi dal nostro familismo, dalle nostre piccole frontiere che riguardano le nostre piccole comunità. Vale anche per il nostro Alto Adige Südtirol.

Ora è tempo di ricominciare dalla cultura, dalla cultura della partecipazione, della formazione del pensiero critico, nei ragazzi a scuola, dalla cultura del lavoro in team e non dell'individualismo, dalla cultura di genere.

Reiterare gli slogan, anche in politica, è cultura dell'omologazione. Prendiamone le distanze.

Sab, 09/28/2013 - 20:10 Collegamento permanente