Cultura | Maltrattamenti

Lupi, simboli e cani di Pavlov

Qual è la differenza tra un simbolo-feticcio e un simbolo-artistico? E cosa accade se si fa confusione tra l'uno e l'altro?
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Foto: espoarte.net

L'occasione del maltrattamento di questa settimana ce la danno due esponenti locali del Movimento “Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale”: Francesco Bragadin e Alessandro Urzì (il secondo, a dire il vero, non è ancora entrato nel partito, ma starebbe per farlo, anche se solo con un piede). Al primo punto dello statuto del Movimento troviamo una frase da evidenziare: “Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale è un Movimento che... si ispira a una visione spirituale della vita e ai valori della tradizione nazionale”. La spiritualità alla quale si allude è essenzialmente una trasfigurazione del sentimento di appartenenza nazionale riversato in simboli-feticcio da adorare (e per “adorare” bisogna proprio intendere il rapporto con una specie di divinità). Ecco allora l'inno-feticcio, e soprattutto la bandiera-feticcio. Quando sono al culmine del loro sentimento nazionale, quando insomma ciò che loro chiamano “spirito” li intride come l'acqua può intridere una spugna, l'adorazione dei simboli non conosce più confini, diventa forsennata e puerile, e qualsiasi manifestazione di trascuratezza, irrisione oppure offesa del feticcio viene avvertita quale grave mancanza di rispetto. Purtroppo capita che le occasioni per gridare allo scandalo siano poi trovate anche dove neppure esistono. È accaduto di recente a proposito della video-installazione di Filippo Berta esposta nella mostra HÄMATLI & PATRIÆ, allestita da Nicolò Degiorgis al Museion di Bolzano. Il video si intitola “Homo homini lupus” e mostra dei lupi che fanno a brandelli un tricolore. L'intenzione dell'autore era forse quella di ingiuriare il simbolo? Per nulla. Nelle note che spiegano l'opera si legge: “Il video propone una riflessione allegorica sullo stato di diritto, capace di ridurre la volontà dei singoli a una volontà unica per assicurare la salvaguardia dei diritti e delle libertà, e lo stato di natura, condizione in cui gli uomini non sono ancora associati fra di loro, ma mossi dai loro istinti più viscerali”. Nessun dileggio, nessun vilipendio. Una riflessione “allegorica”, un simbolo-artistico dunque interpretabile nei modi più vari. Persino in senso patriottico, volendo. Davanti a quei lupi con la bandiera, invece, i nostri amici di Fratelli d'Italia si sono comportati come il cane di Pavlov, e hanno cominciato a salivare. Urzì ha persino presentato un esposto alla Procura della Repubblica, per “riaffermare il valore del rispetto dei simboli nazionali usati con leggerezza e ignoranza da sedicenti artisti che solo nella polemica riescono a richiamare su di sé uno straccio di visibilità e dai responsabili (irresponsabili) che gestiscono strutture che vivono esclusivamente sui denari dei contribuenti che chiedono rispetto e che l’arte non sia piegata a polemiche pseudo-politiche e pseudo- intellettuali”. Non volendo piegare l'arte a polemiche pseudo-politiche bisognerebbe almeno capire come funziona il linguaggio dell'arte. Altrimenti nasce il sospetto che anche questa pseudo-critica sia stata innescata proprio per ottenere uno straccio di visibilità.