Cronaca | Il caso

Fine vita, Cappato e Welby assolti

Il tesoriere e la co-presidente dell’Associazione Coscioni erano accusati di aiuto al suicidio di Davide Trentini. Confermata in Appello l’assoluzione.
Welby, Cappato
Foto: upi

L’assoluzione di Marco Cappato e Mina Welby - rispettivamente tesoriere e co-presidente dell’Associazione Luca Coscioni - nel processo per la morte di Davide Trentini è stata confermata ieri (28 aprile) dalla corte d’Assise d’Appello di Genova. “Il fatto non costituisce reato per l’aiuto al suicidio e non sussiste per l’istigazione al suicidio”.

I due erano stati assolti in primo grado il 27 luglio scorso dalla corte d’Assise di Massa dall’accusa di aver aiutato il suicidio di Trentini, 53enne malato di sclerosi multipla dal 1993 e deceduto in una clinica in Svizzera il 13 aprile 2017.
Contro la sentenza la procura di Massa aveva fatto ricorso.

 

Mina Welby accompagnò Davide Trentini a Basilea e svolse anche il ruolo di interprete in lingua tedesca presso la clinica elvetica (la moglie di Piergiorgio Welby, pioniere della battaglia per l’eutanasia legale e per il diritto al rifiuto dell’accanimento terapeutico in Italia, è originaria di San Candido). Con il suo aiuto fu possibile completare la documentazione necessaria ottenendo il via libera per il ricorso alla morte volontaria. Cappato sostenne economicamente Trentini, raccogliendo i soldi che gli mancavano attraverso l’associazione Soccorso Civile. Il giorno dopo la morte di Trentini, Welby e Cappato si presentarono dai carabinieri di Massa per autodenunciarsi.

L’obiettivo, come disse a salto.bz Welby dopo la sentenza di primo grado, resta la “legge sull’eutanasia e sul suicidio assistito, così da garantire un diritto a tutti i cittadini. Ed essere esauditi quando non si riesce più a sopportare le sofferenze”.