Fleabag
Foto: Fleabag
Kultur | Vertigo

L’hai vista quella?

Vertigo spin off: il cinema sta fermo un giro per lasciare il palco alle serie. La classica, la rivelazione e la sofisticata.

  Boris

Siamo seri. Più del virus sono le serie tv a toglierci quel poco di vita sociale che ci era rimasta. Il minimo sindacale era perciò dedicare loro almeno una puntata di Vertigo. Iniziamo con una “old but gold”: “Basito lui, basita lei, luce un po’ smarmellata e daje che abbiamo fatto”. Non dovrei aggiungere altro, ma per quelli di voi che finora hanno vissuto nella bat-caverna stiamo parlando di Boris, una serie entrata nel cuore (o dovremmo dire ne Gli occhi del cuore - scrosci di risate in sottofondo) degli spettatori restandoci incastrata. Un prodotto televisivo, diventato ormai un cult, che all’epoca fece un mezzo miracolo: convincere tutti, esterofili compresi, che nell’Italia del piccolo schermo oltre alle fiction c’è di più. Ok, l’entusiasmo è durato poco ma ehi, meglio un giorno da leoni che bla bla bla avete capito. Boris, che racconta la vita da set di una troupe che gira una serie tv di scarsissima qualità (ma che è molto più di questo), da ieri, 1° maggio, è disponibile, in tutto lo splendore delle sue tre stagioni, su Netflix. “Perché a noi la qualità c’ha rotto er cazzo”.

 

  Fleabag

Fleabag è sicuramente una delle cose migliori che siano state prodotte negli ultimi anni. Vedere (su Amazon Prime Video) per credere. La serie, scritta e interpretata dalll’attrice, produttrice e sceneggiatrice Phoebe Waller-Bridge (sua anche Killing Eve che vale la pena recuperare), parla di una giovane donna londinese con una vita piuttosto incasinata: la sua attività - una caffetteria a tema porcellini d’india - è sull’orlo del fallimento, il rapporto con la famiglia non è idilliaco, quello col sesso complicato, complice una discreta dose di sfortuna. Tutto questo raccontato attraverso una feroce ironia, un cinismo affilatissimo, aneddoti memorabili (si masturba guardando discorsi di Barack Obama, per dirne una) e trovate da manuale (ogni tanto la protagonista, che tutti chiamano Fleabag, letteralmente “sacco di pulci”, infrange la quarta parete rivolgendosi al suo pubblico guardando in camera). Dissacrante, provocatoria e intelligentissima la serie firmata da Waller-Bridge fa ridere tantissimo e piangere tantissimo. Avercene di gioiellini così.


  Modern love

Modern love è tratta dall’omonima, osannata, rubrica del New York Times che raccoglie storie vere, anche molto inconsuete, che hanno a che fare con l’amore. Una specie di “posta del cuore”, fra valzer di sentimenti e fragilità diffuse, con un foltissimo cast che va da Anne Hathaway a Tina Fey, da Catherine Keener, a Andy García, a Dev Patel. Non tutti gli otto episodi della serie (che trovate su Amazon Prime) si possono dire riusciti, ma se avete voglia di romanticismo Modern love almeno ha il pregio di essere ben scritta. Altrimenti c’è sempre Gli occhi del cuore. Cheers.


 
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gorgias Sa., 02.05.2020 - 11:32

>La serie, scritta e interpretata dalll’attrice, produttrice e sceneggiatrice Phoebe Waller-Bridge (sua anche Killing Eve che vale la pena recuperare)<

Vale la pena è un understatement.

Sa., 02.05.2020 - 11:32 Permalink