Chronik | Migranti e Tratta

“Balcani e Libia, le colpe dell’Europa”

Il giornalista Nello Scavo: “La Ue esternalizza le frontiere lasciando morire le persone”. Mediterraneo, mare criminale: i traffici, le inchieste, le mafie e la politica.
migranti, Balcani
Foto: upi

Balcani e Libia, la dinamica è la stessa: il tentativo dell’Europa di esternalizzare le frontiere a scapito dei diritti umani. Quando hai accettato le connivenze con le mafie libiche per i campi di prigionia, non fa scandalo dire alle autorità balcaniche: tenetevi i migranti, non ci interessa come li trattate purché non arrivino da noi”. Nello Scavo, giornalista investigativo del quotidiano Avvenire, autore di importanti inchieste sul traffico di esseri umani, ma anche di petrolio, armi e stupefacenti nel crocevia del Mediterraneo, finito sotto tutela in particolare dopo lo scoop sul trafficante libico Bija ricevuto nel 2017 dalle istituzioni italiane, traccia un parallelo tra le due sponde del mare nostrum. Diritti umani, identiche violazioni. Da un lato Bosnia e Croazia, da dove il giornalista è appena tornato, teatro di quella che è solo l’ultima emergenza in fatto di migrazioni. Dall’altro la Libia, il luogo del patto “segreto” con le milizie siglato per scongiurare il blocco delle partenze. In nome del consenso.

 

Al convegno sulla Tratta

 

Scavo è intervenuto al convegno su “Tratta e sfruttamento” promosso su zoom dalla diocesi di Bolzano, in relazione alla settima giornata contro la Tratta (8 febbraio) indetta da papa Francesco.

Il giornalista sotto protezione per le minacce ricevute in onore del suo lavoro comincia riannodando i fili delle inchieste svolte negli ultimi anni, in sintonia con i colleghi internazionali, dai reporter del New York Times all’italiana Francesca Mannocchi de l’Espresso. Squarci di verità che in Italia spesso faticano ad affermarsi nel grande pubblico, complice un sistema d’informazione “molto esposto alla pressione della politica - racconta lui stesso -, che in queste situazioni risulta coinvolta e che nel caso dell’inchiesta su Bija ha fatto pressioni sul mio direttore, il quale ringrazio per avermi sostenuto”.

 

 

Esperto non di “migrazioni ma di diritti umani”, come si definisce, precisa che ciò che gli è capitato di fare nella sua carriera cominciata da giovane cronista a Catania del quotidiano La Sicilia è concentrarsi “sui sistemi d’interesse che ruotano attorno alle figure internazionali, dalla Libia all’Europa”. “Ho iniziato nei primi anni Novanta, quando i migranti subsahariani li chiamavamo vu cumprà, proseguendo nella seconda metà del decennio con il ponte umanitario tra circa 4.000 profughi dal Kosovo, dunque europei come noi, verso la base militare di Comisso. La domanda era: da cosa stanno scappando queste persone? Quale itinerario compie la migrazione? Insomma, andare al di là anche della narrazione sul tema dell’accoglienza e della solidarietà”.

“Perché - prosegue Scavo - a pochi passi da casa nostra succede questo? Questo mi chiedevo. I diritti umani sono la grande sfida del nostro tempo. Purtroppo abbiamo deciso di fare sconti a questi diritti, dire che ci sono persone di seria A e di serie B”.

 

Crollo degli sbarchi, cosa c’è dietro

 

Dai Balcani oggi - ma solo perché le immagini terribili dei migranti, uomini, donne, bambini stremati dal freddo e respinti dalla polizia “bucano” di più i notiziari - alla Libia. Lo spunto, riavvolgendo il nastro, è un dato da verificare. “Nel 2017 - racconta - avviene una cosa curiosa: il flusso migratorio dalle coste libiche passa da 20-25.000 persone a marzo aprile a 3-4.000 tre mesi dopo. Cosa è successo? Sono diminuiti i profughi dall’Africa subsahariana? Evidentemente no, visto che restano decine di migliaia di migranti nei campi di prigionia ufficiali e altrettanti in quelli tollerati dalle autorità locali”.

Nel 2017 in tre mesi le partenze dalla Libia crollano. Cosa è successo? Cosa hanno ottenuto i trafficanti? Da qui partiamo con le inchieste

Ancora domande: “Come mai i trafficanti rinunciano a un business milionario - continua il giornalista del quotidiano dei vescovi -, dato che la traversata per ciascuna persona costa dai 500 ai 1.500 euro? Cosa hanno ottenuto in cambio?”.

 

Libia, abusi sui bambini, oggi

 

La risposta è ciò che le nostre democrazie preferiscono lasciare sotto il tappeto. E non è che la situazione sia migliorata negli anni, continua Scavo: “Abbiamo appena pubblicato su Avvenire l’ultimo rapporto del segretario Onu Guterres, del 19 gennaio, che fotografa gli abusi e le torture compiute sui migranti. La situazione è persino peggiorata, sono documentati abusi sessuali sui bambini nei campi governativi. Una tortura istituzionalizzata. Se si accetta la vulgata sul chiudiamo i porti, sul non muore nessuno in mare, andiamo però a vedere cosa succede a terra”.

 

L’Italia e le milizie, torture e petrolio

 

Le criticità sono sempre lì. Affiorano dal lavoro investigativo, dalle fonti fiduciarie ma anche da quelle aperte. È da qui che parte l’approfondimento di Scavo su uno dei luoghi nevralgici dei traffici che fanno da spola con la Libia. La località di Zawiya compare in un rapporto Onu del primo dicembre 2016. “Si tratta del più importante sito petrolifero libico. Il clan Al Nasr controlla il porto e la raffineria concessa ad un’importante multinazionale italiana, nonché i centri di detenzione per migranti. Tonnellate di grezzo ogni giorno vengono rubati nella consapevolezza della multinazionale e delle autorità. È il prezzo che si paga alla milizia che arrotonda, in un Paese che ricordiamo ha una società composta da tribù, clan, decine di gruppi armati organizzati”.

Un mezzo della guardia costiera di Zawiya recupera il motore di un barcone. I clan controllano tutto, anche il traffico di persone. Con loro tratta l’Italia

Ci sono anche le foto e i filmati aerei delle Ong, Pilot volunteer e Sea watch, che documentano i passaggi nel Mediterraneo. Scavo ne mostra alcune, una motovedetta che si avvicina ad un gommone vuoto. “È un mezzo della guardia costiera di Zawiya, simile a quelli donati dall’Italia e da altri Paesi Ue alle autorità libiche. Ebbene, si vede la barca avvicinarsi al natante, vuoto perché i migranti erano stati salvati dalla nave di una Ong. Invece che affondarlo, come prevedono le regole, gli operatori recuperano il motore. È così quindi che i motori vengono riutilizzati dai trafficanti?”.

 

 

È il sospetto, ormai una certezza, della complementarietà di ruoli in Libia. Le autorità sul campo sono le milizie, che controllano anche il traffico di esseri umani e il contrabbando, le stesse con cui i governi devono trattare se vogliono frenare gli sbarchi. I traffici si incrociano, come le inchieste e le responsabilità.

L’inchiesta di Scavo interseca quella della giornalista uccisa a Malta, Daphne Caruana Galizia, sui traffici e il riciclaggio internazionale con base nell’isola-Stato del Canale di Sicilia. “Il contrabbando del petrolio in Europa dalle motonavi libiche, gestito da faccendieri maltesi e con contatti con la mafia siciliana, ha un risvolto paradossale. Si scopre che una nave militare italiana nel porto di Augusta fa rifornimento in uno stabilimento che poi risulta legato ad un appartenente della cosca Santa Paola, di Cosa nostra siciliana”. Dal petrolio alla droga. Altri articoli d’inchiesta, questa volta sul flusso di cocaina dal Sudamerica ai porti libici e da lì in Europa con il coinvolgimento di mafie montenegrine.

 

Il famigerato Bija

 

C’è però una domanda ancora inevasa dal governo italiano, i rapporti con il trafficante Abd al-Rahaman al-Milad, il “famigerato” Bija, indicato ufficialmente come capo della guardia costiera di Zawiya, ricevuto 11 maggio 2017 nel centro di accoglienza di Mineo in Sicilia in un incontro tra libici e funzionari italiani. È lo scoop con tanto di immagini del vertice che è valso la notorietà a Scavo, accompagnata però dalle minacce e da un’attenzione “che è deleteria per i giornalisti quando si concentra non sulle inchieste ma solo sul fatto che un collega finisce sotto scorta”. Il visto ufficiale e gratuito concesso dal ministero degli esteri italiano a Bija è solo una delle prove (fornita in questo caso da l’Espresso) che bloccano il tentativo di smentita delle autorità.

 

 

La politica continua a non voler ascoltare, è più importante frenare in qualsiasi modo gli sbarchi. Scavo racconta di come l’anno scorso, a metà luglio, la sua audizione alla seduta congiunta della commissione esteri e difesa della Camera (chiamate ad esprimersi sui fondi, poi aumentati, per l’accordo con la Libia) è saltata all’ultimo minuto per le norme anti-coronavirus, anche se era su zoom: “In quell’occasione, il 16 luglio, il governo ha detto che della ‘Libia possiamo fidarci, le cose sono migliorate’. Il giorno dopo, 17 luglio, a mia insaputa la presidenza del consiglio ha rinnovato la tutela nei miei confronti, precisando che le connessioni criminali e politiche libiche con le mafie in Europa rappresentano una minaccia verso di me. Tutto questo in 24 ore”.

Traffici illeciti tra Libia e Sicilia, non escludo possibili connessioni con il superlatitante Matteo Messina Denaro

 

Spunta Matteo Messina Denaro

 

“Dunque - conclude Scavo - la volontà di non far luce su questi aspetti nasconde qualcosa d’altro, per questo il nostro lavoro di inchiesta, mio e di tanti altri colleghi, deve continuare”. Prima di terminare una risposta ad una delle domande che apre scenari inquietanti: quella su possibili connessioni per i traffici illeciti in mare con i clan agrigentini legati al superlatitante Matteo Messina Denaro: “Non mi sento di escluderlo. La distribuzione del carburante di contrabbando ha visto la presenza di motopesca siciliani riconducibili a prestanome del boss, così come il rinvenimento di stupefacenti è avvenuto in zone di costa da lui controllate”.

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Karl Trojer Mo., 08.02.2021 - 10:52

Dass Europa als Wertegemeinschaft sich so schäbig gegenüber dahinsiechenden Flüchtlingen verhält, ist mehr als beschämend ! Es wäre schon eine wesentliche Hilfe, wenn jene Gemeiden und Städte, die sich EU-weit bereit erklärt haben, Flüchtliche aufzunehmen, das Recht bekämen, diese aus den vielen Elendslagern herauszuholen.

Mo., 08.02.2021 - 10:52 Permalink