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Separare intenzioni e conseguenze

Lo storico Leopold Steurer spiega perché è semplicistico evidenziare la consequenzialità tra Feuernacht e avvio del processo autonomistico. "Gli obiettivi erano altri".
Feuernacht
Foto: hh

Alla finestra, una bandiera dell’Unione europea ormai sbiadita. In casa, libri ovunque: sul divano in soggiorno, sulla cassapanca in cucina, nell’ingresso, in camera, e, naturalmente, nello studio, dove non si vede un centimetro di parete libera. Fuori e dentro, il luogo in cui vive, rappresenta bene la persona Leopold Steurer: anti-nazionalista, votata alla ricerca e senza troppi fronzoli. Classe 1946, Steurer è tra gli studiosi che hanno rivoluzionato la storiografia locale, gettando una luce diversa sul passato del Sudtirolo, abbandonando la mitologia del popolo oppresso “sempre e comunque” per arrivare, appunto, a fare storia. Le Opzioni, l’attacco partigiano di via Rasella e, soprattutto, i danni provocati dal terrorismo irredentista lo hanno visto protagonista di decine di scontri dialettici con la destra pseudopatriottica sudtirolese. Per molti anni lo storico è stato bersaglio di innumerevoli attacchi, ma per sua fortuna allora i social media non esistevano e le shit storm rimanevano confinate nella pagina delle lettere del Dolomiten. Anche se, obiettivamente, è difficile dire che cosa faccia più male. Poldi, così lo chiamano tutti, non ne parla volentieri. Si vede che ne ha parecchio sofferto, ma liquida tutto con una frase. “Se ti esprimi su questioni spinose è ovvio che finisci a fare polemiche”. Tra l’11 e il 12 giugno di 50 anni fa i bombaroli del BAS fecero saltare in aria una quarantina di tralicci. Secondo Sven Knoll, Eva Klotz e Martha Stocker il tritolo accelerò il processo autonomistico. Mentre Steurer quando sente parlare di una “Aktion mutiger Männer” e di Freiheitskämpfer ha un sussulto. Per lui gli attentati furono invece un intralcio al processo autonomistico. “Può essere che la notte dei fuochi abbia svegliato qualcuno che stava a Roma e che abbia accelerato il processo per arrivare alla Commissione dei 19. Ma il pronunciamento Onu era di un anno prima e le bombe a partire dall’autunno ’61 sono state sicuramente d’intralcio”.

 

salto.bz: Cosa le viene da dire quando vede i “patrioti” con la scritta Danke, 1961-2021

Leopold Steurer: Anche a me viene da dire grazie, grazie che il piano infernale di Pfaundler, Oberhammer e Widmoser del Berg Isel Bund di Innsbruck non sia andato in porto. Come abbiamo potuto leggere dai documenti pubblicati da Herlinde Molling nel 2011 l’obiettivo della Feuernacht era gettare le basi della lotta e della sollevazione popolare. Si parla proprio di Erhebung, di sollevazione, come ai tempi di Andreas Hofer. Fortunatamente il piano fallì perché altrimenti avremmo avuto una situazione come quella di Cipro e dell’ Algeria. Questi erano i loro modelli, e lo scrivevano nei volantini. Quindi possiamo dire che il loro piano fallì.

Però quella notte le bombe scoppiarono e nei giorni a seguire ovunque si parlava di quanto avvenuto in Alto Adige. In che senso il piano fallì?

L’obiettivo degli attentatori era cancellare la zona industriale di Bolzano, in quanto simbolo del colonialismo fascista e dell’Italia post bellica. Vero che la storia non si fa con i “se”, ma si può comunque immaginare cosa sarebbe accaduto se tutte le bombe fossero esplose e i forni delle grandi fabbriche si fossero spenti. Parliamo di forni che sarebbero stati da buttare, che avrebbero fermato l’attività per parecchie settimane con costi enormi per la ricostruzione. Volevano colpire lì perché lì c’erano operai italiani, comunisti e immigrati, l’opposto dei contadini cattolici conservatori e autoctoni, che erano il mondo da salvare. Ragionando sempre per schemi, un’azione del genere, se fosse riuscita completamente, avrebbe unito gli italiani di sinistra con la borghesia italiana fascista che viveva a Gries e tra Corso Italia e Corso Libertà. Si sarebbe probabilmente creato un blocco etnico italiano unitario contrapposto a quello tedesco.  Fortunatamente il blocco etnico italiano non si è formato e nemmeno la guerra partigiana di liberazione.

Il Sudtirolo del 1961 non era il posto migliore in cui vivere per una persona di lingua tedesca. Come mai secondo lei non vi fu la sollevazione popolare?

Il malcontento politico e sociale della popolazione sudtirolese era più che mai motivato, la mancata attuazione dello Statuto autonomia per quanto riguarda bilinguismo e l’accesso ai posti pubblici era reale. Non vi era nessuna Gleichberechtigung, il centralismo democristiano di Odorizzi dal ‘48 al Sessanta non aveva fatto fare passi sostanziali alla minoranza di lingua tedesca. I terroristi sudtirolesi del Bas guidati da Kerschbaumer  avevano una forte carica ideale. E Kerschbaumer era effettivamente un brav’uomo cattolicissimo che non voleva fare  del male. Quella notte morì lo stradino Postal, ovviamente anche Kerschbaumer sapeva che per fatalità sarebbe potuto accadere, ma non era quello il suo scopo. Nel Natale del ’61 Kerschbaumer dal carcere scrisse alla vedova. Sono convinto che gli dispiacesse molto. Il problema è che nel Bas, la colonna sudtirolese del movimento, c’erano i peones, contadini e artigiani e qualche impiegato. Mentre gli austriaci erano tutti intellettuali che volevano la guerra partigiana, copiavano la lotta per l’indipendenza dell’Algeria. Ci furono anche forti contrasti fra le due anime, e subito dopo gli arresti dell’estate ’61 a prendere definitivamente il sopravvento fu quest’ala dura”.

Il malcontento politico e sociale della popolazione sudtirolese era più che mai motivato

Ma come mai, pur con le voci delle torture ai terroristi e senza passi avanti significativi, la situazione non degenerò in una guerra civile?

Nel 1960 Fritz Molden, editore e giornalista molto potente in Austria, pagò un sondaggio il cui obiettivo doveva essere quello di legittimare il terrorismo ed in effetti venne fuori che un’ altissima percentuale di sudtirolesi avrebbe aderito. Siamo sicuri che la popolazione ci seguirà, disse. Invece non è andata così. L’obiettivo della lotta partigiana era quello di costringere le Nazioni unite a decretare un plebiscito. C’erano dei gruppetti che ci credevano, ma nella SVP del 1960 non più del 20% credeva ancora nella possibilità di arrivare alla Selbstbestimmung, mentre il resto del partito sapeva che era un obiettivo irrealizzabile. Ovvio che il 95% dei sudtirolesi avrebbe votato a favore del ritorno all’Austria se ci fosse stato un plebiscito. Ma un conto è avere un desiderio e un altro fare una guerra di liberazione. Chi salva la situazione è presto detto. Il vescovo Gargitter con la sua lettera pastorale del 1960 ebbe un’influenza molto forte se si pensa a quanto sono ramificate le organizzazioni cattoliche in Sudtirolo. A livello politico va reso invece grande merito alla figura carismatica di Magnago, che ha richiamato la popolazione alla calma. Ed anche il Dolomiten con Toni Ebner era contro il bombaroli e pure questo influì molto. Dall’Austria, infine, anche Kreisky chiedeva di astenersi da ogni forma di violenza.

Non era scontato che si predicasse la calma, dal momento che la risoluzione dell’Onu del 31 ottobre del 1960 che richiamava all’attuazione del De Gasperi-Gruber, non sembrava aver smosso la situazione.

Quella risoluzione, arrivata dopo le proteste dell’Austria, fu una sconfitta per Italia che fino a quel momento diceva di aver attuato l’accordo di Parigi. Ma era anche una sconfitta per i duri di Vienna che credevano di arrivare al plebiscito. Bisogna ricordare che il 1960 è stato l’anno in cui in Africa 18 Stati hanno raggiunto l’indipendenza. I falchi del Bas dicevano: “quello che concedono ai negri africani devono darlo anche a noi”. Invece non ci fu un plebiscito, ma l’istituzione della Commissione dei 19 di cui i bombaroli si attribuiscono il merito.

Vuol dire che non c’è nessun legame tra Feuernacht e Commissione?

Voglio dire che non è tutto così semplice. I danni ingenti provocati nella notte dei Fuochi alla Zona industriale in cui lavoravano 8.000 operai e l’interruzione della produzione dell’energia elettrica hanno sicuramente fatto capire a Roma la serietà della situazione. Il governo reagisce su due livelli: da un lato la mano dura nella repressione poliziesca con l’arresto dei dinamitardi del BAS e dall’altro la mano tesa al dialogo con l’istituzione della Commissione dei 19. Ma sarebbe semplicistico tirare una linea diretta tra la Commissione dei 19 del ‘61 fino alla chiusura del Pacchetto del 69. L’insediamento di questa commissione fu una vittoria di Scelba in quanto poteva riportare la questione sudtirolese dagli incontri bilaterali Italia-Austria, come decretato dall’Onu, ad una questione di politica interna italiana. La Commissione dei 19 assume un ruolo importantissimo soltanto con il Governo Moro e Saragat nel 1963 in quanto loro due si dichiarano disposti a prendere il documento finale della commissione dei 19 come punto di partenza per le trattative diplomatiche con l’Austria. E’ soltanto questo arrivo al potere del centrosinistra che salva la situazione. Gli esponenti della sinistra Dc altoatesina ai primi di novembre del ‘61 organizzano il convegno ‘Una politica per l’Alto Adige’ supportato dalle case editrici Il Mulino di Bologna e il Ponte di Firenze che erano la fucina degli intellettuali migliori del centrosinistra, da Aldo Moro a Romano Prodi. Con questo evento inizia il dialogo diretto tra la Svp e i politici italiani. Berloffa, Bertorelle, Farias e Lidia Menapace si apprestavano a prendere le redini del partito n Alto Adige. A questo convegno partecipano studiosi come Chiti Battelli, uno dei massimi esperti di federalismo e minoranze, e Altiero Spinelli, uno dei padri dell’Unione europea federalista e autore del famoso manifesto di Ventotene. L’inizio di questo dialogo è uno degli elementi che stempera il clima in Alto Adige. E, come detto, la Commissione dei 19 inizia a fare il vero lavoro a partire dal ’63. Da quella data a livello nazionale è il centrosinistra che per la prima volta dà attuazione a diversi articoli della Costituzione che erano rimasti lettera morta, come l’art. 5 che “riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento”.… Una certa influenza positiva l’ha avuta anche la Chiesa romana, con il Concilio Vaticano Secondo, che diede grande attenzione al rispetto delle minoranze e al dialogo. La brutalizzazione del terrorismo a partire dalla fine del 1961 e fino al 1968 ha invece,  senza alcun dubbio l’obiettivo di sabotare il processo. Quindi dove sarebbe la vittoria e l’utilità dei bombaroli”.

Sarebbe semplicistico tirare una linea diretta tra la Commissione dei 19 del ‘61 fino alla chiusura del Pacchetto del 69.

 

Vuol dire che non misero nemmeno un po’ di pressione?

Che grazie alla Feuernacht si siano svegliati quelli che fino ad allora stavano dormendo, questo si può riconoscere.

Poldi Steuerer riconosce l’utilità della Feuernacht?

No, io sono per distinguere e resto dell’idea che il terrorismo di matrice neonazista preso in mano da Norbert Burger dal 1961 ritardò il processo autonomistico perché creò grandi tensioni, mentre al tavolo del dialogo, una volta cominciato, serviva serenità. Vede, io sarei l’ultimo a condannare moralmente un Kerschbaumer. Era un buon uomo, c’era una grande differenza tra lui e i ragazzi della val Pusteria che si sono sempre detti fieri di quello che hanno fatto. Quando Kerschbaumer in carcere si è reso conto che la situazione stava degenerando, anche, in qualche modo, grazie al suo contributo iniziale, ne soffrì molto.

Quindi, facendo un tentativo di super sintesi per capire cosa distingue la sua posizione da quella di altri storici potremmo dire questo: gli effetti di un’azione – la Feuernacht che sveglia i politici italiani e si arriva alla Commissione dei 19 - non possono essere separati dalle intenzioni di chi quell’azione ha compiuto. E’ così?

“Esattamente. Se i terroristi con la Feuernacht volevano arrivare a una guerra di liberazione partigiana che portasse a un plebiscito e non volevano in alcun modo il dialogo con lo stato coloniale italiano, come può essere dato a loro il merito della nascita di un organismo non paritario che ufficializzava la questione sudtirolese come una questione interna all’Italia? Il merito di questi passi fu delle persone di buona volontà di cui parlavo, e ciò, nonostante il terrorismo, non certo grazie ad esso”.

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Gregor Marini So., 13.06.2021 - 16:17

Leopold Steurer è uno dei pochi per il quale il titolo "storico" e molto di più che una pura definizione di professione. Da sempre è uno che lotta con intelligenza e competenza contro una visione seplificatoria della storia di questo paese.
Ci fossero più studiosi del suo calibro, forse anche l'insegnamento nelle scuole e nelle università sarebbe diverso.
Ogni volta che leggo o sento qualcosa di suo, mi rendo conto quanto sia importante capire veramente le cose e metterle in relazione col mondo in cui viviamo!
Da sempre tutti vogliamo sapere dove stiamo andando ... ma questo sarà possibile solo se ci rendiamo conto da dove veniamo.

So., 13.06.2021 - 16:17 Permalink
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Hartmuth Staffler So., 13.06.2021 - 16:24

Der Poldi mag vielleicht als Historiker manchmal objektiv sein, als Politiker - und hier spricht er rein als Politiker - ist er es niemals. In einer liberal-demokratischen Gesellschaft muss man auch Menschen wie diesen Leopold Steurer zu Wort kommen lassen. Man muss ihnen aber nicht alles glauben.

So., 13.06.2021 - 16:24 Permalink
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pérvasion So., 13.06.2021 - 18:33

»Se i terroristi con la Feuernacht volevano arrivare a una guerra di liberazione partigiana che portasse a un plebiscito e non volevano in alcun modo il dialogo con lo stato coloniale italiano, come può essere dato a loro il merito della nascita di un organismo non paritario che ufficializzava la questione sudtirolese come una questione interna all’Italia?«

Mi sembra una considerazione illogica. Possono benissimo aver fallito nell'intento di arrivare a una guerra di liberazione e, anche involontariamente, aver contribuito alla nascita della Commissione. Una cosa mi pare non escluda l'altra, nonostante le intenzioni.

So., 13.06.2021 - 18:33 Permalink
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pérvasion So., 13.06.2021 - 18:38

«Fortunatamente il piano fallì perché altrimenti avremmo avuto una situazione come quella di Cipro e dell’Algeria.»

«Bisogna ricordare che il 1960 è stato l’anno in cui in Africa 18 Stati hanno raggiunto l’indipendenza.»

Mi piacerebbe sapere se Steurer ritenga una sfortuna che l'Algeria e gli altri Stati africani abbiano ottenuto l'indipendenza e in caso contrario perché la liberazione dal colonialismo sia positiva in Algeria e in Sudtirolo no. Soprattutto se è convinto che

«il 95% dei sudtirolesi avrebbe votato a favore del ritorno all’Austria se ci fosse stato un plebiscito.»

So., 13.06.2021 - 18:38 Permalink
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pérvasion Mo., 14.06.2021 - 08:08

Antwort auf von Manfred Klotz

Und das hat was genau mit dem zu tun, was ich gesagt/geschrieben habe?

Mal davon abgesehen, dass auch Frau Stadlmay[e]r nur ihren (wenngleich privilegierten) Standpunkt wiedergibt.

Auch Christoph Franceschini und Hans Karl Peterlini sehen die Angelegenheit bzgl. der Attentate meines Wissens differenzierter bzw. weniger eindeutig, und sie dürften Frau Stadlmayer doch kennen.

Mo., 14.06.2021 - 08:08 Permalink
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Manfred Klotz Mo., 14.06.2021 - 10:51

Antwort auf von pérvasion

Man kann eher davon ausgehen, dass Stadlmayr mehr und direkten Einblick in die damaligen Vorgänge hatte als Franceschini und Peterlini, die ich im Übrigen schätze.
Die Tatsache, dass Sie ihre Einschätzung in einem lange Zeit geheimen Memorandum niederschrieb, sagt einiges über den Wahrheitsgehalt aus. Das hat nichts mehr mit persönlicher Einschätzung zu tun und ideologisch verblendet war Stadlmayr sicher nicht. Auch Rolf Steininger kommt nebenbei zu diesem Schluss.

Mo., 14.06.2021 - 10:51 Permalink
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a richter So., 13.06.2021 - 21:15

Antwort auf von pérvasion

“Fortunatamente il piano falli perche altrimenti avremo avuto una situzione come quella di Cipro e dell Algeria”

Her Steurer hat Recht. Machen wir uns nichts vor. Ethnische Saeuberungen waeren die Folge gewesen. Bis noch in den 80 Jahren war der Traum des “hinunterschwaenzen der Etsch entlang” der italienischen Neuankoemmlinge in aller Munde

Und das ist es vor was die Mehrheit der “Italiener “ im Lande im Unterbewusstsein Angst hat.
Freistaat Suedtirol macht wenig Sinn.

Ein Kollateralschaden der Bombenjahre

So., 13.06.2021 - 21:15 Permalink
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a richter Mo., 14.06.2021 - 12:05

Antwort auf von Manfred Klotz

#Manfred Klotz

Die Viktoria war intelligent genug um zu verstehen das mit den verlorenen Krieg der Bombenjahren eine Rückkehr zu Österreich oder der Freistaat endgültig verloren war. In diesem Sinne waren die Bombenjahre ein Fehler.

Es lebe die Autonomie und wir sollen uns diese unsere gemeinsame Werte von ewiggestrige nicht verübeln lassen

Mo., 14.06.2021 - 12:05 Permalink
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a richter Mo., 14.06.2021 - 08:05

Antwort auf von pérvasion

# Pervasion
Ich kann ihr Wissen nicht beurteile aber wenn sie wie die Mehrzahl der Südtiroler eher schlecht italienisch sprechen (gilt natürlich such für die Italiener mit deutsch) und sie aus dem Schulsystem kommen wo Trennung das Mantra ist (vergessen wir nicht den guten Zelger), Kontakte zwischen den Sprachgruppen gering sind (ausser Beruflich in grösseren Städten) frage mich was sie Wissen von der 2. ethnische Gruppe in Suedtirol?

Mo., 14.06.2021 - 08:05 Permalink
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pérvasion Mo., 14.06.2021 - 08:14

Antwort auf von a richter

Da haben Sie mich bissi fasch eingeschätzt. Ich will Ihnen ja nicht Ihre Gewissheiten und/oder Vorurteile nehmen — doch lesen Sie vielleicht meine obigen, auf Italienisch verfassten Kommentare und überlegen Sie einfach, ob ich schlecht Italienisch beherrsche.

Obwohl ich quasi zweisprachig aufgewachsen bin, befähigt mich das (anders als Sie) nicht zu einer kollektiven Psychoanalyse einer diversen und heterogenen Sprachgemeinschaft.

Mo., 14.06.2021 - 08:14 Permalink
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a richter Mo., 14.06.2021 - 12:30

Antwort auf von pérvasion

So heterogen und divers wie sie sagen ist die italienische Sprachgemeinschaft doch auch nicht.
Denken sie an die Wahlen in den 90 Jahren wo massiv MSI gewählt wurde oder an das Referendum zum Sieges/Friedensplatz.
Wie würde ein Referendum heute ausgehen?
Ich glaube sie meinen es gut aber Sie leben in einer Seifenblase

Mo., 14.06.2021 - 12:30 Permalink
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Hartmuth Staffler So., 13.06.2021 - 22:30

Um etwa relativ objektiv zu beurteilen, sollte man nicht ideologisch verblendet sein, und zwar weder rechts noch links. Der Poldi ist ideologisch links verblendet, das darf er durchaus sein, aber es schadet seiner Glaubwürdigkeit als Historiker. Ich erlaube mir dieses Urteil, da ich weder von linken noch von rechten Ideologien etwas halte und mich mehr um gesunden Hausverstand bemühe.

So., 13.06.2021 - 22:30 Permalink