Chronik | Giustizia

Una giustizia amara e parziale

Con ogni probabilità non restituirà nulla e non farà un giorno di carcere il promotore finanziario che ha derubato di tutti i risparmi una famiglia bolzanina.
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Foto: web

Recentemente i i giornali altoatesini hanno riferito i risultati di uno studio universitario dedicato, che riferisce come la pena alternativa  dell’affidamento in prova ai servizi sociali (lavori di pubblica utilità) stia riscuotendo un certo successo a Bolzano. Rappresentando in questo modo un certo vantaggio per il funzionamento tecnico della giustizia, essendo lo strumento flessibile oltre che semplice sia nell’applicazione che nel controllo. Commentando il deciso incremento degli affidamenti in prova decisi nel 2015 (233, con un raddoppio rispetto alle 117 istanze del 2014), i giudici altoatesini hanno colto l’occasione per precisare come tale misura sia prevista per reati considerati ‘minori’ e come il successo dello strumento sia anche legato al buon funzionamento del locale Ufficio Esecuzione Penale Esterna. 

Ma non tutto è oro quel che luccica. 

Di per sé questa via d’uscita viene offerta solo a chi rischia condanne pecuniarie o pene detentive massime di 4 anni e che i reati interessanti sono violazioni del codice della strada (26%), lesioni e minacce (19%), furto e ricettazione (15%), reati contro la famiglia (12%) e abuso di sostanze stupefacenti (8%). Ma ci sono casi in cui l’affidamento ai servizi sociali dei colpevoli rappresenta comunque una giustizia amara e parziale, rispetto al danno subito. 

Ne è una dimostrazione l’odissea giudiziaria vissuta da una famiglia bolzanina derubata dei risparmi di una vita da parte di un promotore finanziario, tra l’altro in origine pure amico di famiglia. 

Della vicenda giudiziaria avevamo ‘fotografato’ due momenti nel 2013 e nel 2014, raccogliendo dalla famiglia truffata tristezza ed aspettative, in merito ad una legittima richiesta di giustizia (carcere) e della restituzione per lo meno parziale dell’importante importo sottratto (circa 150mila euro)

Ebbene: nello scorso mese di novembre la Corte di Cassazione ha messo la parola fine sull’iter giudiziario, condannando Salvatore Parisi (trapanese ma per anni residente a Bolzano) a 2 anni e 6 mesi di reclusione e alla restituzione del maltolto. Il Parisi nel corso del processo di per sé si è dichiarato colpevole, ma finora non ha fatto un giorno di carcere anche se in passato aveva già accumulato una condanna passata in giudicato per falso. Ma - cosa ancora più grave - l’ex promotore finanziario non ha mai restituito un centesimo di quanto sottratto, essendosi dichiarato nullatenente fin dall’inizio dell’iter giudiziario. Ed ora - a 6 mesi dalla sentenza definitiva - per Parisi si prospetta, appunto, la possibilità dell’affidamento ai servizi sociali, con il rischio che la famiglia truffata si trovi a mani vuote per quanto riguarda il risarcimento desiderato. E perseguito, il risarcimento, sostenendo naturalmente anche delle spese giudiziarie. 

La famiglia bolzanina truffata ha seguito le tracce del Parisi che com’è detto è tornato in Sicilia, a stretto contatto con i suoi parenti che gestiscono tuttora alcune strutture turistiche. Ed attualmente risulta dipendente di una piscina in provincia di Trapani. 

La beffa - che si aggiunge al danno per la famiglia di Bolzano truffata - assume diverse sfaccettature. Tra queste la possibilità (sfumata) di fare istanza per ‘aggredire’ lo stipendio del Parisi a titolo di parziale risarcimento economico, ma anche questa prospettiva si carica di un ‘peso’ importnate comportando spese non indifferenti. Per di più in relazione all’attuale rapporto di lavoro del Parisi che al momento parrebbe al momento più virtuale che reale e messo in piedi proprio ai fini della richiesta di messa in prova ai servizi sociali. 

Alla famiglia truffata non resta che attendere e sperare, nello specifico, che la giustizia faccia veramente il suo corso, vincolando l’affidamento in prova alla restituzione per lo meno di una parte dei soldi sottratti. Aspetto tra l’altro esplicitamente previsto dalla legge 68 del 2014 che regola il meccanismo delle ’misure alternative’ al carcere. 

In sostanza ora potrebbero essere cumulate le due distinte condanne a 10 mesi e 2 anni e 6 mesi del Parisi, dopo di che la Procura dovrebbe emettere un ordine di carcerazione che, se non venisse sospeso, porterebbe il Parisi in carcere. A quel punto è dal carcere che il Parisi sostenuto dalla sua difesa potrebbe fare la richiesto di affidamento in prova ai servizi sociali al Tribunale di Sorveglianza. Una richiesta rispetto al quale dovrebbe decidere il giudice Christian Mayr che risiede in via Manci, dopo di che diverrebbe competente il sopracitato Ufficio Esecuzione Penale Esterna che si trova a Bolzano in via Macello.

Intanto Parisi, seppure condannato in via definitiva, continua la sua vita. Mentre la famiglia truffata fatica ad arrivare alla fine del mese, dopo che le sono stati sottratti i risparmi accumulati in 45 anni di sacrifici. 

E la giustizia attende di fare il suo corso…