Gesellschaft | Reportage

“La nostra emergenza non è finita”

Il progetto di Fiera Bolzano si avvicina alla chiusura. Bozen Solidale: “Vogliamo risposte”. Deeg: “Senza dimora per colpa della Circolare Critelli? Una sciocchezza”.
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Foto: (c)Pixabay

Ci sono emergenze che sembrano non trovare la parola fine, né tantomeno raggiungere una fantomatica Fase 2. È il caso delle centinaia di persone senza dimora che risiedono all’interno del capoluogo altoatesino.

Per far fronte all’emergenza sanitaria la Fiera era stata allestita ad hoc al fine di provare ad assicurare momentaneamente quel famoso “restiamo a casa” a coloro che una casa non ce l'hanno e da troppo tempo. Il progetto però si avvicina inesorabilmente alla chiusura e non tutte le persone che versavano in stato di necessità ne hanno potuto usufruire, mentre il destino di chi è riuscito ad entrare rimane appeso a un filo.

Per monitorare lo stato delle cose mi faccio accompagnare da Federica Franchi, dell’associazione Bozen Solidale.

La nostra prima tappa è il negozio Terra Bio per ritirare la “Spesa Sospesa” - iniziativa promossa dall’associazione all’inizio dell’emergenza sanitaria - e che verrà poi distribuita alle famiglie in difficoltà. Le volontarie riempiono qualche cassetta: “Queste sono per i ragazzi che vivono sotto il viadotto della A22”, la nostra prossima destinazione. Tra i rumori dei lavori della manutenzione stradale accanto e quelli delle macchine che sfrecciano sull'autostrada sovrastante alcuni ragazzi ci accolgono e ringraziano. Sono preoccupati, sanno che a breve verranno sgomberati. Di nuovo.

Sotto il viadotto vivono circa una trentina di persone, ma ce ne sono molte altre nelle medesime condizioni in diverse parti della città” spiega Federica mentre raggiungiamo la Fiera. L’accesso è interdetto a causa della quarantena imposta in seguito al caso di Covid-19 registratosi all'interno dell'edificio. “Siamo in contatto con diversi ospiti, alcuni li conosciamo bene perché hanno vissuto all’interno del Winterhaus. Sono preoccupati per la loro salute e perchè in seguito all’isolamento c'è chi non può più recarsi al lavoro, rischiando di perderlo. Dentro la struttura ci sono anche soggetti vulnerabili, con problemi fisici e psichici. Hanno bisogno di una soluzione abitativa dignitosa e adeguata alla loro condizione. Restare continuamente in bilico non può che peggiorare la situazione”.

Sono una novantina le persone all'interno mentre un centinaio risultano essere ancora in lista d’attesa, secondo i dati forniti a salto.bz da Andrea Tremolada, responsabile dei progetti e delle attività socio-assistenziali della Croce Rossa che ha in mano la gestione della struttura.

“Il termine del progetto all'interno di Fiera Bolzano è confermato il 31 luglio riferisce l’assessore comunale alle Politiche Sociali Juri Andriollo (Pd) che aggiunge: “Sul concetto che ci sia un automatismo per cui un richiedente asilo diventi senza fissa dimora dopo che è stata rigettata la domanda ci sarebbe molto da dire: è il drammatico errore che ha portato Salvini, quand'era ministro dell'Interno, con la sua normativa. Non mi nascondo, è una normativa che non è stata modificata nemmeno dal governo dove siede il partito che rappresento, tuttavia iniettare nelle amministrazioni comunali il dovere di provvedere alle lacune statali è una violenza: i servizi sociali sono mirati a una cittadinanza indigena, è difficile pensare che siano in grado di fare un’evoluzione e trovare le risorse adatte per sostituirsi alla drammatica mancanza dello Stato - sottolinea l'assessore dem -. Noi da tempo stiamo lavorando molto bene con Kompatscher e la giunta provinciale, direi una bugia se sostenessi il contrario. Sono convinto che troveremo delle soluzioni per evitare che le persone vivano e ritornino per strada.”

Soluzioni su cui al momento preferisce non sbilanciarsi: “Prima otteniamo i risultati, poi li professeremo”  mentre davanti a nuove ipotesi di sgombero auspica che non ce ne siano senza rimedi abitativi alternativi.

La collaborazione tra le due amministrazioni viene confermata anche dall’assessora provinciale Waltraud Deeg: “Stiamo lavorando sul tema, abbiamo già in precedenza sostenuto l’amministrazione comunale e continueremo a farlo per dare delle risposte. Gestiremo bene la situazione e meglio del passato" assicura l'esponente della Svp negando qualsiasi correlazione tra senza dimora e Circolare Critelli, documento in base al quale “sono escluse dall’accoglienza temporanea quali soggetti vulnerabili le persone che risultano essere state presenti in altri stati europei, o in altri stati esteri anche non europei nei quali era presente la possibilità di chiedervi asilo, nonché le persone per le quali sia riscontrabile una presenza anche temporanea in altre regioni italiane” e che “non prevede allo stato attuale un diritto all’accoglienza al di fuori di quanti sono formalmente assegnati alla Provincia nell’ambito delle assegnazioni statali”. La circolare (oggetto anche di interpellanza parlamentare) era balzata alle cronache nazionali e finita sotto accusa persino dall'UNHCR in occasione della tragica morte di Adan, il tredicenne curdo affetto da distrofia muscolare che morì in seguito a una caduta dopo aver passato diverse notti per strada.

Collegare i senza dimora alla Circolare Critelli è una sciocchezza e non c’entra nulla con questo tema. Non voglio leggere una cosa del genere da nessuna parte perchè non è vera - sostiene Deeg -, il percorso di accoglienza è regolato da criteri nazionali. Se sono profugo o meno, se ho diritto di entrare in CAS o SPRAR è normativa nazionale, non scelta provinciale. Che piaccia a qualcuno o meno è così”.

Da qualche parte, tuttavia, è possibile leggere molto a proposito di questa correlazione, per esempio all’interno del report presentato a novembre da Chiara Rabini, referente del consiglio comunale di Bolzano per la questione dei richiedenti asilo e rifugiati:

Significativo anche il rapporto di Amnesty International “I sommersi dell’accoglienza” in cui la questione Critelli occupa un paragrafo a sé: “L’impossibilità di accedere alle misure di accoglienza non è dovuta a ostacoli nella presentazione della domanda di protezione internazionale ma all’inerzia dell’amministrazione o a decisioni e prassi finalizzate a escludere i richiedenti dalle misure di accoglienza. Esemplificativa è la circolare della Provincia autonoma di Bolzano del 27 settembre 2016 relativa all’accoglienza temporanea di persone appartenenti a categorie vulnerabili, comunemente detta 'circolare Critelli 70'”.

“La Circolare Critelli continua ad avere effetti nefasti” denuncia invece Bozen Solidale. “Ci sono richiedenti asilo che diventano senza fissa dimora perché risultanti fuori quota e questo è un dato di fatto come è altrettanto evidente la negligenza della Provincia che, per il timore di perdere qualche voto, ha rifiutato di portare avanti un sistema di accoglienza diffusa, prediligendo un approccio emergenziale e ghettizzando centinaia di persone all’interno dei CAS. Lo stesso approccio lo ha avuto il Comune, salvo qualche eccezione e grazie a numerose pressioni provenienti dal basso. Senza lungimiranza non si può pensare di risolvere queste situazioni di precarietà. Apprendiamo inoltre con sorpresa di questo idillio tra amministrazione comunale e Provincia dal momento che sono anni che assistiamo a un continuo rimbalzo di responsabilità e competenze, cosa che ci è sembrata evidente anche mercoledì in occasione di un incontro con l’assessore Andriollo. Quello che chiediamo adesso - dicono i volontari - è la possibilità di portare avanti un progetto indipendente di accoglienza di lavoratori senza dimora, senza alcun supporto economico da parte delle istituzioni che dovrebbero solo fornire una struttura adeguata, gestita da volontari/e e dagli stessi che verranno accolti. Una riproposizione che prende spunto dall’esperienza, assolutamente positiva, del Winterhaus in via Carducci che ha lasciato tanto sia alla comunità sia alle persone che vi hanno partecipato. Se è vero che stanno collaborando ci facciano sapere come e quali strategie intendono adottare .

 
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Karl Trojer Di., 23.06.2020 - 09:02

In einem Land wie Südtirol, das im Vergleich mit anderen Gegenden reich ist, darf es nicht sein, dass freiwilligen Organisationen das Helfen in extremer Not verboten werden kann. Es gibt Prioritäten und die Würde des Menschen ist eine solche, und diese muss, in einer menschenwürdigen Gemeinschaft, prioritär vor restriktiven Vorschriften sein !

Di., 23.06.2020 - 09:02 Permalink