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“La sinistra è sparita”

Where is the left? Il regista Gustav Hofer sulla sinistra “assente” tra i giovani, che non dà voce a femminismo, pace ed ecologia. “Ma la speranza deve restare viva”.
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Foto: Gustav Hofer, Luca Ragazzi

“Ho visto che la minoranza PD di Bolzano è uscita dal partito in segno di protesta contro la candidatura di Maria Elena Boschi”: Gustav Hofer, regista sudtirolese trapiantato a Roma, nel 2013 girò con Luca Ragazzi il docu-film “What is Left?”, un viaggio alla ricerca della “sinistra” tra i partiti che si presentavano alle elezioni politiche. Cinque anni, una legislatura e tre governi dopo, a una settimana dal voto per il rinnovo del Parlamento, gli abbiamo chiesto di fare il punto sullo “stato di salute” della sinistra italiana.

Salto.bz: Riguardare What is Left? fa una certa impressione. Non si può dire che la situazione sia migliorata, anzi: la sinistra appare ancora più divisa. Al posto di Bersani c'è Renzi – ma questo non ha aumentato le chance di successo del Partito democratico, bensì creato ulteriori fratture. Il centrodestra avanza nei sondaggi, il M5S è dato primo partito.

Gustav Hofer: La sinistra è sparita ancora di più. Questa è proprio la specialità della sinistra: mentre nel centrodestra – pur non essendoci alcuna unità tra Berlusconi, Salvini e Meloni, ma essendo appunto di destra – hanno la disciplina del “ci mettiamo insieme per vincere e poi si vedrà”, la sinistra è al contrario talmente autoreferenziale da dimenticarsi di pensare a qualcosa di più grande. Manca proprio, si è persa la visione di una sinistra, di quello che dovrebbe essere il paese in una prospettiva di sinistra. In questi anni non sono nuovamente riusciti a lavorare a una sinistra contemporanea che sappia comprendere i problemi di oggi. Non hanno saputo cogliere il momento di crisi, che dovrebbe essere terreno fertile per la sinistra. Invece la destra ha fomentato la paura, e purtroppo la sinistra ha rincorso la medesima strategia, cioè non offrendo un modello alternativo. Minniti dice di essere comunista, ma di quello è rimasto ben poco: hanno offerto anche loro una risposta alla paura.

Governare la paura: il ministro degli interni Minniti incarna questo spostamento a destra. Con frasi come “aiutiamoli a casa loro” il PD ha rotto un tabù. E quello che era considerato sino all'altro giorno l'avversario per antonomasia ora non lo è più: Silvio Berlusconi viene dipinto come una figura responsabile, un europeista al quale si augura di battere la Lega di Salvini. L'“inciucio” con Forza Italia è stato istituzionalizzato?

Hanno riabilitato Berlusconi. È un insieme di fattori che ha portato a tutto questo, dei quali anche la sinistra ha le sue colpe. Il primo fattore, secondo me, è l'inadeguatezza dei 5 stelle: di fronte a loro, certamente, Berlusconi spesso sembra un uomo di stato. Ha contribuito però anche la sinistra. Come ha detto Boldrini, parlando già durante la campagna elettorale di una “grande coalizione” con Berlusconi – come se fosse un partner paragonabile a tutti gli altri partiti conservatori europei – hanno aiutato a resuscitarlo e a renderlo un uomo di stato, col quale si può governare facilmente.

I fuoriusciti dal PD hanno formato una nuova lista, “Liberi e Uguali”. Cosa ne pensa?

Purtroppo anche la risposta di LeU non è una risposta. Ora si capisce – o forse si è capito sin dall'inizio – che è una specie di “fusione a freddo” tra Articolo Uno-MdP da un lato e Sinistra Italiana e Possibile dall'altro, senza un vero progetto. Una cosa calata dall'alto, dove ora emergono tutti i problemi che ci sono, e in più c'è la mancanza di coraggio. Se avessero scelto Laura Boldrini, una donna di sinistra che sicuramente polarizza fortemente, sarebbe stato un vero segnale di rottura. Adesso abbiamo di nuovo tutti uomini al comando, e invece la sinistra dovrebbe essere una forza femminista e anti-maschilista, e purtroppo non hanno ancora capito che una sinistra moderna dev'essere femminista.

Una donna, la ricercatrice napoletana Viola Carofalo, è alla guida di Potere al Popolo.

Parliamo di cose minuscole, ma Potere al Popolo è un'esperienza interessante a sinistra. Hanno fatto un lavoro sui territori, con assemblee, partendo dal basso. Non come ha fatto LeU con i propri candidati, allo stesso modo del PD con Boschi a Bolzano, calando “dall'alto” il candidato non scelto dal territorio. Così non crei la base per una sinistra forte.

Una sinistra moderna deve essere una forza femminista.

Come si spiega l'assenza dei temi del femminismo in questa campagna elettorale, in una fase storica così importante nella lotta alla violenza di genere – di cui in Italia se ne parla appena di striscio?

Se ne parla quando l'aggressore è uno straniero. Per cui diventa subito la reazione “dobbiamo difendere le nostre donne”, di nuovo quella visione maschilista della società. Lo sappiamo tutti che ogni secondo giorno una donna viene uccisa in Italia e al 90% da uomini italiani. Ma quello non fa notizia. L'unica a rivendicare l'importanza della tematica di genere è Boldrini, ma lei non è candidata premier. Ma nonostante questo è l'unica in LeU che riesce a far parlare di sé e dei suoi temi – perché Grasso sembra non pervenuto. Così come non sono pervenuti un sacco di temi, non solo quello femminista che in tempi di #metoo dovrebbe essere centrale. Non si parla di pace: una forza di sinistra che non parla di pace non è credibile. Di lavoro si parla, ma sempre ai minimi termini, mai come di una prospettiva importante in una politica di sinistra. Non si parla di ambiente. Non si parla di cambiamento climatico. Tutte tematiche in cui stiamo vivendo un'emergenza: è come se davanti alla montagna, la sinistra non vedesse la montagna.

Il centrosinistra di cinque anni fa è oramai solo un lontano ricordo. Renzi ora dice che “votare Boldrini fa vincere Salvini”. Si riparla di “voto utile”, di turarsi il naso e votare il “meno peggio”. Il peggior nemico del PD è davvero Liberi e Uguali?

Quello lo stanno facendo un po' tutti. Sono preoccupati solo di loro stessi e dimenticano che il “nemico” semmai sono i 5 stelle, o Berlusconi. Questo è l'interesse di parte, il rivendicare un proprio branco. Una lotta di piccoli branchi che lottano per il loro 2-3%.

È come se, davanti alla montagna, la sinistra non vedesse la montagna.

Dopo l'ottimo risultato del PD alle europee, alcuni speravano che Matteo Renzi fosse il leader in grado di traghettare il centrosinistra verso un buon risultato alle elezioni politiche. La “non vittoria” di Bersani nel 2013 rischia invece di ripetersi?

Recentemente ho fatto un viaggio con 54 aspiranti infermieri che andavano da Salerno a Udine per un concorso. Sono ragazzi tra i 22 e i 30 anni. C'era tra loro una grande delusione generale per la politica. Tutti quelli con cui ho parlato erano per i 5 Stelle o non vanno a votare. Non perché convinti che i 5 Stelle siano meglio, o con entusiasmo, ma perché destra e sinistra sono stati al governo, “ora diamo una chance anche a loro”, facciamogli fare un giro di giostra – mi diceva una ragazza – anche ai 5 Stelle. Nessuno parlava di sinistra, c'era l'assenza totale della sinistra nei loro discorsi, la possibilità che le risposte alle loro preoccupazioni potessero arrivare da sinistra. Sono cresciuti con una sinistra assente, manco ci pensano a essa, ed è impressionante. Matteo Renzi avrà sempre grosse difficoltà, non viene visto come voce dei giovani. I giovani dovrebbero sostenere una forza progressista che porta al cambiamento, come per Obama e Trudeau: da noi votano 5 stelle o sono già completamente disillusi. O addirittura vanno verso la destra, ed è ancora più preoccupante, che dei giovani possano riconoscersi in quei valori, nel nazionalismo, nel razzismo.

Nello spot elettorale del PD si pone l'accento su alcuni provvedimenti legislativi, varati nel corso di questa legislatura, che l'Italia aspettava da dieci o più anni. Leggi di civiltà, come le unioni civili o il fine vita.

I diritti – quello gli va riconosciuto, con tutti i limiti – sono tornati nell'ultima legislatura. Per 15-20 anni non si è fatto nulla. Biotestamento, la legge sul “dopo di noi”, il divorzio breve, le unioni civili, sono tutte cose fondamentali per una società che è cambiata. Ovviamente manca tantissimo: il fatto che lo ius soli non sia passato è gravissimo e la lista di cose ancora da fare, da migliorare sono tantissime. Qualcosa però va riconosciuto: in questi 5 anni si è vista la differenza tra un governo di centrodestra e uno di centrosinistra. Chi è di sinistra si aspetta molto di più di quanto – davanti alla Realpolitik, cioè davanti a una maggioranza che non è stata una vera maggioranza – sia realizzabile.

La reazione agli eventi di Macerata ha però visto spaccarsi le forze democratiche. La manifestazione antifascista e antirazzista è stata boicottata dal Partito Democratico.

Minniti era a Macerata ma non è andato a trovare le vittime. Questa è una cosa gravissima per un partito che dice di essere di centrosinistra. È di nuovo la paura nel rivendicare di stare dalla parte dei più deboli – e sarebbe proprio questa la cosa che ci distingue dalle destre.

Una città governata e una regione governata dal PD, un governo targato PD: nessuno si è schierato dalla parte dei migranti. C'è stato un cambiamento culturale a sinistra?

In qualche modo significa riconoscere che ha vinto la destra nella narrazione delle cose. Se tu, come forza di sinistra, davanti a un'aggressione come questa non hai il coraggio di porti veramente come un'alternativa a quello che sta proponendo la destra, che vede le vittime come conseguenza dell'immigrazione, allora hai fatto vincere la destra. Dovevi rivendicare il lavoro fatto – per quanto ciò che l'Italia sta facendo in Libia sia immondo – e far capire che l'antifascismo è un valore fondamentale e non nasconderti dietro alle parole. Il fascismo è morto, poi cambi idea e dici no, il fascismo non è morto. Basta immaginarsi cosa sarebbe successo se Traini fosse stato un uomo di colore: si sarebbe parlato subito di atto terroristico. Questo era un italiano che pure si permetteva di mettere il tricolore sulle spalle, e se tu come forza di sinistra non dici che questa non è l'Italia che vogliamo, che quell'uomo è indegno di portare il tricolore sulle sue spalle perché è un fascista e l'Italia è fondata sull'antifascismo – è come accettare l'andamento delle cose in questa direzione.

I giovani ripongono le proprie speranze nei Cinque Stelle, senza più guardare a sinistra. Ma anche chi “fa politica” ed è giovane esce molto deluso dalle esperienze nei partiti di sinistra. Il più giovane parlamentare della storia repubblicana, Enzo Lattuca del PD, ha deciso di non ricandidarsi. Ed era una delle “giovani speranze” presenti in What is Left?.

La speranza deve restare sempre viva, dobbiamo tenerla viva: senza la speranza, l'uguaglianza non la raggiungeremo mai. Bisognerebbe concentrarsi sul progetto a lunga scadenza, su come una sinistra contemporanea possa affrontare le tematiche del futuro. È necessaria una visione su cosa intendiamo quando parliamo di sinistra. Quel lavoro dovrà necessariamente essere riavviato dopo il 4 marzo.

Senza la speranza, l'uguaglianza non la raggiungeremo mai.

Il 22 febbraio Alexander Langer avrebbe compiuto 72 anni. Lo rimpiangono quanti credono nell'ambientalismo, nel dialogo tra culture, nel progetto europeo. Alla sinistra manca forse il suo modo di interpretare, di articolare questi temi e metterli in relazione?

Basti pensare che in questa campagna elettorale non si parla di ecologia, né si parla di pace. Il fatto che non ci sia una figura come Langer a ricordarci queste basi per una società, ci fa capire quanto manchi un voce come la sua. Non vorrei sembrare retorico, ma Langer parlava sempre di ponti, mentre stiamo vivendo il momento esattamente contrario, nel quale si parla soprattutto di muri – tranne Papa Francesco, ma non vorrei spingermi a citare un Papa come forza di sinistra. Questo dimostra come siamo messi: quando un Papa diventa la figura di riferimento più a sinistra, e la sinistra inizia a citarlo, c'è qualcosa che non va.

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Mensch Ärgerdi… Mo., 26.02.2018 - 12:43

Ma come si fa a parlare di femminismo e pace quando il tema principale e fondamentale di queste elezioni (e delle ultime elezioni in Europa) è l'immigrazione? Se la sinistra decide di schivare la discussione dando del populista a tutti, allora non c'è da meravigliarsi se non se la fila nessuno.

Mo., 26.02.2018 - 12:43 Permalink
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Sell Woll Di., 27.02.2018 - 11:01

Una cosa del genere l'hanno fatta i Verdi austriaci con i risultati che sappiamo. Oggigiorno non puoi permetterti di ignorare i temi brucianti se no la tua politica delle ottime intenzioni la fai fuori dal Parlamento.

Di., 27.02.2018 - 11:01 Permalink