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Una scelta scellerata?

Il dietro front della Provincia di Bolzano rispetto all’uso del software libero nella pubblica amministrazione sta facendo molto discutere. E non solo i tecnici.

“Abbiamo analizzato quali soluzioni risultino compatibili con i nostri sistemi informatici e garantiscano la massima funzionalità e flessibilità. Alla luce di ciò abbiamo deciso che i prodotti Office della pubblica amministrazione altoatesina si trasferiranno sulla piattaforma Microsoft Office 365"

Quando l’assessora Waltraud Deeg lo scorso 13 aprile ha comunicato la decisione della Provincia di puntare in futuro sul cloud, abbandonando un percorso di anni che la stessa Provincia aveva voluto puntando sull’open source, sono stati in molti a cascare dalla sedia. Anche negli stessi uffici provinciali che gestiscono in modo diretto o indiretto l’intero sistema digitale della Pubblica Amministrazione altoatesina. Comuni, sanità e sistema scolastico compresi. 

In particolare a scendere definitivamente sul piede di guerra è stata la vasta area degli informatici che da tempo prediligono l’utilizzo di sistemi operativi e software open source. Questo per l’utente privato e, a maggior ragione, per la pubblica amministrazione. 
Molti nel settore, ma non solo loro, ricordano l’annuncio dato dal precedente assessore competente Roberto Bizzo pochi mesi prima delle elezioni provinciali del 2013. La decisione (della giunta) era stata quella di procedere nel giro di tre anni al passaggio completo di tutti e 7mila i computer degli uffici provinciali al software libero. Prevedendo anche investimenti in merito, corrispondenti a risparmi in termine di rinuncia a costose licenze per software proprietario. 
La decisione della giunta provinciale del 2013 sembrò all’epoca il completamento di un percorso iniziato nel quinquennio 2004-2008 con il programma eSüdtirol 2004-2008, motore anche per il Free Software & Open Technologies attivato presso il TIS. 
Ebbene: quanto costruito negli anni è stato in pratica definitivamente sepolto attraverso le due delibere approvate il 12 aprile scorso. 

Subito messa sotto pressione, anche dalla stampa, l’assessora Deeg si è subito trincerata. Dicendosi “estranea alle guerre di religione” che a suo dire caratterizzano l’informatica, ma anche ammettendo di “non essere un’esperta” specialmente per quanto riguarda il delicato (e cruciale) tema dei dati sensibili. Come vedremo tra poco nel dettaglio.

Dopo le necessarie premesse cerchiamo però ora di venire finalmente al punto. O meglio ai due termini centrali della questione
1) Quali sono i motivi per cui molti tecnici si sono imbestialiti nell’apprendere le motivazioni che hanno portato la Provincia al suo cambio di rotta? 
2) Queste motivazioni sono solo questioni - appunto - da tecnici, oppure hanno implicazioni intellegibili ai comuni cittadini e magari anche tali da coinvolgerli a livello di opinione?

Ebbene: abbiamo approfondito un po’ la questione e la nostra opinione è che le questioni sollevate siano senz’altro controverse, ma comunque tutt’altro che incomprensibili ai più. Anzi. 


Qual è il vero obiettivo dell’inversione di marcia?

A questo proposito ci siamo fatti l’idea che la Provincia abbia voluto muoversi attraverso questa scelta nelle direzione di una massima semplificazione dell’intero sistema informatico della pubblica amministrazione in Provincia di Bolzano. La decisione di abbandonare l’open source in sostanza ha lo scopo di identificare un sistema ‘esterno’ chiavi in mano, che consenta di operare ulteriori riduzioni di personale rispetto a quelle che negli ultimi 2 anni hanno portato alla migrazione di numerosi tecnici dalla ripartizione 9 (informatica) alla SPA pubblica Informatica Alto Adige (Siag) di proprietà di Provincia, Consorzio dei Comuni e Regione. Migrazione che in corso d’opera ha portato ad una decisa ‘emorragia’ di personale. 
Alcune cose sono certe: la Provincia certo non ha brillato in trasparenza e coerenza durante questo percorso accidentato. Specie negli ultimi tre anni, visto che già pochi mesi dopo il ‘proclama di Bizzo’ la principale comunità dell’open source locale Lugbz già aveva scritto alla Provincia lamentando che alle parole non erano seguiti fatti e la la procedura decisa di migrazione verso il software libero stagnava. 
Per molti di coloro che nel 2013 avevano salutato con gioia la precedente scelta della Provincia, la decisione assunta 3 anni dopo deve aver inoltre assunto tono della beffa. Visto che la scelta dell’open source all’epoca era scaturita da un tavolo tra Provincia e parti sociali insieme impegnate nell’identificare una modalità per risparmiare che preservasse però i posti di lavoro pubblici nel settore. 


Con il passaggio al software proprietario si risparmia veramente?

Pare proprio di no, stando allo studio affidato alla ditta Alpin sulla quale si è basata la decisione della Provincia di mettersi nuovamente nelle mani di Microsoft. Rispetto ai 600mila euro di risparmio previsti nei primi tre anni della migrazione (mai avvenuta) verso Libreoffice (l’Office open source) si parla ora di 1,2 milioni di euro all’anno di spesa ai quali si aggiunge un altro milione e sei per l’Asl, mentre il consorzio dei comuni aspetterà un po’ (anche perché lì in ampi settori il passaggio all’Office libero è già avvenuto con risultati più che soddisfacenti). 
I critici fanno presente che i soldi spesi per le licenze di Office 365 saranno di fatto tolti ad altre voci di spesa in un periodo di vacche magre. 


Che ne è del mercato locale delle ditte private? 

Quando prima abbiamo parlato del Free Software & Open Technologies del Tis di fatto abbiamo fatto riferimento ad un settore di mercato privato che da tempo è ingolfato, fanno notare i critici della conversione informatica ‘proprietaria’ operata negli ultimi giorni dalla Provincia. Perché? E’ presto detto: la crisi è stata provocata dalla situazione stagnante degli ultimi anni per quanto riguarda la non mantenuta migrazione verso l’open source, che notoriamente necessita l’intervento di piccole ditte per l’elaborazione del codice aperto per l’adattamento e lo sviluppo delle applicazioni. Il previsto passaggio della Pubblica Amministrazione a Office 365 non farà che dare il colpo di grazia a questo settore, visto che negli ambienti degli addetti ai lavori è noto che affidarsi a Microsoft significa di fatto spedire all’estero l’86% dei soldi spesi per acquisire il sistema ‘chiuso’.


I dati che fine fanno?

Questa è una questione di non poco conto, sulla quale davvero ci sono poche certezze. 
Vista la scelta del cloud dove verranno di fatto memorizzati in futuro i dati della Pubblica Amministrazione altoatesina che attualmente si trovano in un datacenter al primo piano di via Siemens costato 7 milioni e mezzo di euro? 
Microsoft garantisce che resteranno in Europa, ok. Ma chi può garantire al 100% che tali dati resteranno in possesso dei suo proprietario e cioè i cittadini? Consentendo loro di accedervi in qualsiasi momento senza trovarvi ostacoli di intelligibilità legata al ‘codice proprietario’? Certo si tratta di una ‘bella’ differenza rispetto all’open source che, per definizione, è un sistema ‘a viso aperto’ vista la disponibilità del codice sorgente. 
La faccenda è delicata, specie per i dati sensibili. L’assessora Deeg garantisce che quelli sanitari resteranno nell’intranet. Ma ne siamo sicuri, visto che la Provincia ha deciso di puntare tutto sul cloud?


I problemi non finiscono qui

Il software proprietario, venduto come migliore, in realtà porterà con sé altri problemi. Non ultimo quello - fanno presente i tecnici ‘contro’ - legato al fatto che i dipendenti dell’amministrazione pubblica altoatesina sono ancora abituati ad utilizzare Office 2003 (o Libreoffice). E Office 365 presenta un’interfaccia profondamente modificata, per la quale necessiterà di una formazione specifica. Office di MS presenta poi delle procedure molto impegnative anche per quanto riguarda gli aggiornamenti semestrali che ‘pesano’ parecchio e quindi rischiano di mettere in crisi l’intera rete della PA se realizzati in contemporanea. 


Il caso della scuola

Se c’è un settore nel quale finora si è proceduto a tentoni è quello della scuola altoatesina. Tra scuole italiane e tedesche le vie seguite sono state praticamente opposte. Mentre nella scuola italiana il progetto Fuss in pratica ha spostato su Linux tutta la parte didattica, la scuola di lingua tedesca invece ha stipulato con Microsoft addirittura un contratto (milionario) per consentire agli insegnanti di dotarsi di Office con pochi euro ed agli studenti di ottenere addirittura spazio cloud per i propri dati e per utilizzare Office 365. Nella scuola tedesca dunque negli scorsi anni si è verificata una vera e propria ‘fuga in avanti’  nella prospettiva del passaggio al software proprietario. E’ un caso?


Scelta fatta sulla base di uno studio ‘di parte’?

Com’è noto la Provincia è giunta alla sua decisione sulla scia di uno studio ad hoc commissionato alla ditta locale del settore Alpin. Uno studio che da parte del mondo dell’open source altoatesino è stato ritenuto di parte. Mentre Lugbz non ha messo per nulla in discussione la professionalità della ditta incaricata, ad essere stata giudicata inopportuna è la scelta stessa di incaricare una ditta esterna per svolgere una valutazione cruciale per la Pubblica Amministrazione come quella della comparazione tra software proprietario e software libero per la digitalizzazione in cloud degli uffici. 
Per i paladini del software libero nello studio di Alpin (originariamente realizzato solo in lingua tedesca e poi tradotto ‘da cittadini consapevoli’) sono stati considerati solo gli aspetti tecnici ed economici in termini di licenze. Mentre sono stati completamente trascurati gli aspetti macroeconomici, sociali ed etici. Che sarebbero stati senz’altro considerati - si dice - se lo studio fosse stato compiuto da un gruppo di lavoro che riunisse le menti (anche di differente opinione) che sono operative alla Ripartizione 9 e in Siag. 


Ma è vero che Libreoffice ha problemi con il cloud?

Anche su questo tema non mancano le precisazioni da parte di coloro che vorrebbero la permanenza di Libreoffice nella pubblica amministrazione. Nello studio Alpin infatti si confrontano MS Office 365, Google Ads Work e Libreoffice. Affermando che Libreoffice in merito non offrirebbe le giusta garanzie. Eppure da poco sarebbero uscite due versioni beta della suite in cloud che funzionano. E che potrebbero svolgere tutti i compiti richiesti in Alto Adige.  


Gli altri che fanno?

Trento? E’ passata da tempo all’open source. Come Monaco di Baviera. La comunità del software libero dunque spera che la battaglia non sia persa e che magari la Provincia possa ancora dare uno sguardo dintorni, convincendosi magari a desistere dalla strada intrapresa. 
Hanno già cambiato idea una volta, d’altronde. Perciò… staremo a vedere. 

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Profil für Benutzer gorgias
gorgias Di., 26.04.2016 - 07:06

Wir haben zuviel Geld. Zum Glück gibt es die Möglichkeit dieses mit Softwareaufträge und ein bischen Misswirtschaft loszuwerden.

Aber es gibt noch Potential. Für eine Software die mit Zufallsgenerator mit einem Pfeil nach Links oder Rechts zeigt, ein paar dutzend IPads und die komplizierte Einschulung in die Software (Auf das Display Tippen) gab die Fluggesellschaft bis TSA bis zu 1,4 Millionen Dollar aus.
http://www.geek.com/apps/tsa-paid-1-4-million-for-randomizer-app-that-c…

Da kann Frau Deeg doch wohl noch einiges dazulerenen.

Di., 26.04.2016 - 07:06 Permalink
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Profil für Benutzer Dai retta a un cretino
Dai retta a un… Di., 26.04.2016 - 10:13

Mamma mia quanta confusione. Si confondono mele con pere (office con cloud e sistemi di posta/collaborazione/storage remoto) e si affronta la questione, da entrambe le parti, con metodi "ideologici" (nel senso, come dice l'assessora Deeg, di posizioni quasi religiose).
Questo atteggiamento non aiuta a capire e quindi rende difficile, se non impossibile, valutare le cose. C'è da chiedersi se sollevare tutto questo polverone non sia in realtà una tattica voluta proprio per confondere le acque. Acque che l'articolo stesso aiuta a confondere ulteriormente.

Di., 26.04.2016 - 10:13 Permalink
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Profil für Benutzer Kuno Karsai
Kuno Karsai Di., 26.04.2016 - 11:23

die gemeinden und bezirksgemeinschaften südtirols benutzen alle LibreOffice.
es ist aber so, dass NIEMAND mit dem produkt zufrieden ist. weder admins noch benutzer. das sind die tatsachen.
libreoffice an sich ist nicht ein schlechtes produkt, und dass offene formate in der öfentlichen verwaltung verwendet werden sollten, ist auch richtig.
aber in einem umfeld mit 50+ vernetzten benutzern ist das programm sehr aufwendig in der wartung, updates mit immer neuen versionen, fehleranfällig, instabil ecc.
warum setzt dieses produkt eigentlich keine KMU in südtirol ein? die hätten ja am meisten zu gewinnen!!
ich habe mit einem südtiroler vorzeigebetrieb gesprochen warum sie dieses produkt nicht einsetzen. die antwort:
wir haben es in der produktion versucht, (da werden einfach dokumente geöffnet und gedruckt bzw. ein paar tabellen bearbeitet) und nach 4 tagen haben sich die mitarbeiter so beschwert, dass sie es wieder löschen mussten.
das excel pendant calc ist eine mittlere katastrophe weshalb bei den meisten buchhaltern trotzdem excel installiert werden muss.
das kann es doch auch nicht sein, wenn eine standard office lizenz aufgeteilt auf pro user und jahr ca. 35€ kostet!

Di., 26.04.2016 - 11:23 Permalink
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Profil für Benutzer Emil George Ciuffo
Emil George Ciuffo Di., 26.04.2016 - 13:26

Antwort auf von Kuno Karsai

Keine Ahnung, mit welcher LibreOffice-Version ihr da arbeitet oder wie ihr das installiert und eingerichtet habt, ich verwende Libreoffice Calc sehr viel und ich habe eher ungute Erfahrungen, wenn ich ab und zu mit Microsoft Excel arbeiten muss.
Libreoffice "fehleranfällig, instabil ecc."? Wie gesagt, ich weiß nicht, womit ihr da arbeitet, aber wir verwenden LibreOffice sehr erfolgreich sowohl in der Arbeit als auch privat, auf Windows, Linux und auf Mac.

Di., 26.04.2016 - 13:26 Permalink
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Profil für Benutzer Dai retta a un cretino
Dai retta a un… Di., 26.04.2016 - 13:31

Antwort auf von Kuno Karsai

Sulla valutazione sia economica che funzionale degli strumenti è necessario prestare molta attenzione e non fermarsi alla prima impressione. LibreOffice è diverso da Microsoft Office e una sua introduzione va fortemente supportata da interventi formativi adeguati ma anche da una strategia di migrazione efficace (ricordo fra l'altro che la UniBZ rivevette un contributo milionario per un progetto che analizzava proprio questi aspetti). Spesso tutto ciò non è stato fatto e ci si è limitati a dire "ecco, questo è il nuovo strumento, da oggi si usa questo" o poco più di così. E' più che evidente che così facendo si compromette gravemente ogni possibilità di successo dell'operazione. A parità dio condizioni un risultato simile lo si potrebbe sperimentare passando dal vecchio office 2003 al nuovo 2016.
Per quanto riguarda la valutazione economica l'aspetto è ancora più complesso: in questi casi sarebbero da calcolare i costi complessivi (indicati spesso con l'acronimo TCO) delle soluzioni, cosa molto difficile realizzare e dai risultati controversi e comunque non "scientifici". Mi limito a sottolineare come un office365 a livello aziendale si aggiri attorno ai 90/100 euro annui per utente, che in realtà non è proprio a buon mercato. Tenendo ad es. conto che un PC dura circa 5 anni e costa mediamente sui 500/600 euro il costo delle licenze office mi va ad egualiare il costo dell'hardware su cui gira; se tutti i sw costassero così...Il fatto poi di aver introdotto una licenza annuale ci forza (pena il non poter utilizzare il sw se non rinnovata) a pagare continuamente per aggiornamenti che magari non ci servono. E comunque non è detto che alla fine sia economicamente vantaggiosa.

D'altro canto l'adozione di un sw open sarebbe da approcciare e motivare in modo ben diverso: intanto lasciare perdere fin da subito l'idea che open sia necessariamente bene e proprietario necessariamente male (c'è anche da ricordare che i nuovi formati di Office sono standard ISO al pari di quelli di LibreOffice) e poi allontanare definitivamente quell'idea davvero sciagurata che vuole vedere l'adozione del sw open come mero risparmio (open è gratis!). Soprattutto in un contesto come il nostro dove la spesa per l'informatica è ben al di sotto delle raccomandazioni UE e specialmente in un momento come questo dove tutto, anche per legge, tende a richiedere procedure informatiche e che quindi deve spingere all'investimento e non alla riduzione della spesa (cosa questa talmente ovvia ed essenziale quanto davvero poco capita).
I veri vantaggi del software open, quando davvero presenti, sono ben altri (non vincolarsi ad un produttore, avere a disposizione una comunità di sviluppatori, incrementare il livello di competenza e conoscenza ecc.) e insistere sempre e solo usulla gratuità delle licenze un grave limite, anche "culturale".

Di., 26.04.2016 - 13:31 Permalink
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Profil für Benutzer Konrad Hofer
Konrad Hofer Di., 26.04.2016 - 16:50

Antwort auf von Kuno Karsai

Ich benutze LO seit vielen Jahren privat und in der Arbeit auf verschiedenen Platformen, hauptsächlich unter Linux, aber auch unter Mac OSX und Windows und dise als Admin also auch als normaler Benutzer.
Zu behaupten das NIEMAND damit zufrieden ist ist wohl kompletter Schwachsinn!

Di., 26.04.2016 - 16:50 Permalink
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Profil für Benutzer Hubert Kröss
Hubert Kröss Do., 28.04.2016 - 09:40

Antwort auf von Kuno Karsai

Ehrlich gesagt weiß ich nicht wo Kuno Karsai diese Informationen her hat. wahrscheinlich von dritter Seite. Ich arbeite beim Gemeindenverband und kann Ihnen sagen, dass die Gemeinden und Bezirksgemeinschaften über 60% mit Libreoffice arbeiten, und dass sie genauso produktiv arbeiten wie mit Ms-Office. Natürlich gibt es das eine oder andere Problem, aber das gibt es bei Ms-Office genauso.
Es gibt Gemeinden und große Körperschaften, wie der Sozialbetrieb Bozen, die fast auschließlich mit Libreoffice arbeiten. Jene die ausschließlich mit Libreoffice arbeiten, haben mit Libreoffice wenig Probleme. Die Stabilität ist sogar um einiges besser wie bei Ms-Office. Natürlich gibt es dann Personen, denen schmeckt das Layout von Libreoffice nicht, die werden Libreoffice immer verdammen. Aber eines kann ich sagen. Der Umstieg von Msoffice 2003 auf Libreoffice ist geringer als der Leernaufwand , Umstieg Msoffice 2003 auf Msoffice 2007-2016. außerdem werden sich die Benutzer im Land wundern über die schlecht skalierenden blauen Menüs von Office 2016 (Modern Ui, die auf klassischen Monitoren zerfranst und unscharf aussehen).
Und noch eins: Ich hatte heute einen Benutzer mit einer komplexen Excel Tabelle (Excel 2010 mit Pivot, mit Konditionen, Berechnungen über mehrere Sheets usw). die hat Excel ohne ersichtlichen Grund plötzlich von 4 Mb auf 40 Mb aufgeblasen. Ich habe das mit Libreoffice Calc ohne Probleme geöffnet, in .ods konvertiert (Größe 365 KB !!!!) und in xlsx zurückkonvertiert (1,5 MB). das Dokument funktioniert jetzt wieder mit Excel. Also wenn das jetzt nicht für sich spricht, wo gerade immer über Libreoffice Calc gemeckert wird. Die Fehlentscheidung von der Landesregierung ist in meinen Augen unglaublich und fatal. Libreoffice ist ein Musterprojekt, das mittlerweile von einer Heerschar von 1000 Leuten (die meisten freiwillig) vorangetrieben wird. Und ich kann Ihnen versichern, dass das Produkt funktioniert und mittlerweile auch mit Microsoft Cloud, Sharepoint und Google Cloud komunizieren kann.

Do., 28.04.2016 - 09:40 Permalink
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Profil für Benutzer Martin B.
Martin B. Do., 28.04.2016 - 12:37

Antwort auf von Hubert Kröss

Danke Hubert Kröss für diese Insider-Info. Dasselbe habe ich auch von einem Gemeindenverband-Mitarbeiter vernommen. Herr Karsai betreibt also Mißinformation, bzw. ist ein MS-Lover. Ich hingegen sehe weder in Ribbons noch Modern-UI und der chaotischen MS-Update/Lizenzpolitik einen Vorteil. Ich hoffe wirklich der Gemeindenverband verbleibt bezüglich IT bei der derzeitigen Entscheidung und wird nicht vom Land majorisiert.

Do., 28.04.2016 - 12:37 Permalink
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Profil für Benutzer Martin B.
Martin B. Di., 26.04.2016 - 17:12

Antwort auf von Martin Senoner

Vorausgenommen: ich bin kein Experte moderner Office-Clouds wie das MS Produkt, da ich seit einigen Jahren nur mehr LibreOffice verwende. Während im Server-Bereich Open-Source schon gewonnen hat (Apache, PHP, usw.) scheint im Desktop-Bereich das MS Windows/Office Paket schwer überwindbar zu sein. Windows 10 kommt mir jedenfalls nicht mehr auf den Rechner und ich benutze teilweise auch schon Linux-Distros.
Das alpin PDF http://www.siag.it/de/aktuelles/mitteilungen.asp?aktuelles_action=4&akt… hat als Eigenschaften: Autor Christoph Moar, erstellt mit Microsoft® Word 2010. Selbiger ist ja sowohl politisch (Grüne) als auch hier auf salto aktiv http://www.salto.bz/search/node/moar
Ich bin unschlüssig ob die alpin-Analyse "zu professionell" also businesslastig ist, d.h. eher subjektive Parameter wie Datenschutz und Unabhängigkeit nicht berücksichtigt wurden, was man beim Hintergrund des Autors eher nicht vermuten würde. (N.B. ich habe das Dokument nur überflogen)
Ich bin aber auf jedem Fall empört und entrüstet, wie diese Landesentscheidung durch LRin (Nichtexpertin) und Amtdirektor so durchgewunken wurde. Ich höre zum ersten Mal davon und habe absolut ein schlechtes Gefühl wenn sensible Daten der Bürger in einer kommerziellen Cloud gespeichert werden anstatt in einer landeseigenen Serverfarm.
Mein Vertrauen ist absolut nicht vorhanden sich nicht nur bei Software sondern auch bei der Datenspeicherung absolut in die Abhängigkeit eines Konzerns zu begeben.

Di., 26.04.2016 - 17:12 Permalink
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Profil für Benutzer Dai retta a un cretino
Dai retta a un… Mi., 27.04.2016 - 07:54

Antwort auf von Martin B.

Ho i miei dubbi che i dati verranno veramente memorizzati nel cloud. Questa affermazione, cioè della necessità del cloud è davvero la più bizzarra e a mio parere è stata fatta solo per scopi di "marketing" al fine di giustificare una scelta. In primo luogo i documenti, almeno quelli "ufficiali", di una pubblica amministrazione sono soggetti a regole molto stringenti (è la legge, e non solo quella sulla privacy) che rendono difficilmente ipotizzabile un uso del cloud. Infatti se si analizza cosa è stato comperato si capisce che non è stato comperato un semplice servizio cloud ma sembra sia stata presa quella versione di 365 che prevede la licenza per installare office sulle singole postazioni di lavoro: quindi un servizio, quello di posta e per gli strumenti collaborativi (interessante che su questo aspetto *molto* importante nessuno abbia avuto nulla da obiettare) e una licenza annuale per l'office da installare sui desktop. Insomma i classici due piccioni (molto diversi fra loro, grande strategia di mercato di M$) con una fava!
E' davvero poco credibile che si voglia sostituire la rete e i server interni a favore del cloud, la scelta della versione della versione 365 lo dimostra e d'altronde davvero non se ne percepisce la necessità, oltre alla già citata difficoltà dettata dalla normativa.
Il cloud è utile fondamentalmente per abilitare quell'utenza, generalmente di livello alto e che di certo non rappresenta l'uso dell'impiegato amministrativo, che necessità di strumenti in mobilità. (e fra parantesi non richiederebbe di per sè l'acquisizione di licenze office desktop...)

Mi., 27.04.2016 - 07:54 Permalink
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Profil für Benutzer Stephan Jäger
Stephan Jäger Di., 26.04.2016 - 17:10

Als Nicht-Techniker: Wenn die Open Source-Lösung tatsächlich so deutlich dem Microsoft-Produkt unterlegen ist wie beschrieben, dann frag ich mich warum die Städte München bzw. Trient daran festhalten können ... die Nutzer dort müssten ja bereits rebellieren

Di., 26.04.2016 - 17:10 Permalink
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Profil für Benutzer Bernhard Oberrauch
Bernhard Oberrauch Di., 26.04.2016 - 17:26

Antwort auf von Stephan Jäger

Trient und Bayern verwenden laut diesem Artikel Libreoffice, welches auch nach meiner Erfahrung dem Microsoft Office technisch überlegen ist. Ich verwende beides, aber Libreoffice ist einfach besser.
Ich finde es unverschämt, dass an den deutschen Oberschulen ausschliesslich Microsoft Office unterrichtet wird und dass die Landesregierung unsere Daten in die Hände von Microsoft legen will.

Di., 26.04.2016 - 17:26 Permalink
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Profil für Benutzer Martin B.
Martin B. Mi., 27.04.2016 - 09:54

Antwort auf von gorgias

Die Meldung zur Umstellung in UK der öffentlichen Verwaltung auf Open Source Office-Applikationen am Desktop, Mobile und in der Cloud vom oktober 2015 klingt interessant. Davon scheint im alpin-Bericht nichts anzuklingen, während München und eine ital. Kommune genannt werden. Unklar ist mir allerdings inwiefern Google services dabei eine Rolle spielen; diese sind mir ebenso suspekt wie die MS Cloud Angebote.

Mi., 27.04.2016 - 09:54 Permalink
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Profil für Benutzer Markus S.
Markus S. Mi., 27.04.2016 - 20:46

Wenn ich Autohändler bin und dir einen Geländewagen verkaufen will, erzähle ich dir, dass dein Arbeitsplatz in Zukunft auf der Alm sein wird, wo du nur mit einem 4x4 hinkommst. Wenn ich dir einen Porsche verkaufen will, sage ich dir voraus, dass du alle Tage nach München pendeln wirst und wenn ich dir einen Smart oder Panda verkaufen will, sagt meine Glaskugel dass dein Arbeitslatz in der Stadt liegt und Parkplätze rar sein werden...

Wenn Microsoft eine super Lösung für die Cloud hat, sage ich eben voraus, dass die Zukunft in der Cloud liegt, also ist MS die einzig richtige Wahl. :-)

Die Cloud braucht man aber nicht - da steckt viel Hype dahinter. Und wenn mal das Internet nicht funktioniert, kann man nicht mal mehr auf die eigenen Daten zugreifen. Eine ADSL kann ausfallen - soll dann die gesamte Verwaltung stehen bleiben? Die Daten gehören auf lokale Server. Sensible Daten sollen/dürfen gar nicht auf irgendwelche Server ins Ausland.

Mi., 27.04.2016 - 20:46 Permalink
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Profil für Benutzer Pasqualino Imbemba
Pasqualino Imbemba Do., 28.04.2016 - 21:09

Diese Diskussionen auf salto.bz zeigen doch: Es ist bedauerlich, daß die Entscheidung nicht im Vorfeld mit den verschiedenen Interessensgemeinschaften offen und transparent diskutiert wurde. Einerseits werden Innovation und Transparenz heraufbeschworen, andererseits werden nicht die Schritte gemacht, diese beiden Größen auf unsere lokale Realität konkret anzuwenden. Innovation ist in Kalifornien z.B. der Tesla, bei uns wird es sicherlich etwas kleiner sein, aber eben nicht weniger charakterlich innovativ.

Do., 28.04.2016 - 21:09 Permalink