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“I fatti dopo le promesse”

Test ai turisti, parla il sindacato degli infermieri Nursing up: “Certo che l’economia va rilanciata, ma tanti operatori sanitari aspettano ancora di essere testati”.
Infermiera
Foto: upi

Sconforto, è questo uno dei sentimenti che si fa largo fra gli operatori della sanità di fronte alla notizia che ieri, 26 maggio, ha suscitato molto clamore nell’opinione pubblica e fra le forze politiche di opposizione: l’annuncio dato dal governatore Arno Kompatscher di offrire ai turisti che scelgono di venire in Alto Adige la possibilità di fare test sierologici gratuiti inseriti all’interno dei pacchetti dagli albergatori oppure messi a disposizione a pagamento.
Il Landeshauptmann ha inoltre sottolineato che il personale turistico sarà sottoposto gratuitamente ai test. La prima serie sarà pagata dalla Provincia, ha aggiunto l’assessore alla salute Thomas Widmann oggi al quotidiano Dolomiten.

“Siamo certi che si debba rilanciare l’economia pensando a tutti i settori compreso quello importantissimo del turismo - afferma su salto.bz Massimo Ribetto, referente regionale del sindacato Nursing up - ma l’eventualità di garantire test sierologici gratuiti ai turisti ci lascia comunque perplessi perché in Sanità sono stati promessi i test a 3500 operatori, su circa 9000 dipendenti dell’Azienda sanitaria, e fra l'altro molti colleghi stanno ancora aspettando di essere convocati”.

Agli operatori della sanità vengono fatte promesse, da verificare a posteriori se verranno mantenute. E vista l’esperienza con i dispositivi di protezione individuali il personale è già rassegnato

“Ci hanno assicurato - prosegue Ribetto - che verranno comunque testati tutti gli operatori sanitari, e che intanto si sarebbe cominciato con questo numero sulla base del materiale e dei reagenti a disposizione. In altre parole agli operatori della sanità vengono fatte promesse, da verificare a posteriori se verranno mantenute. E vista l’esperienza con i dispositivi di protezione individuali il personale è già rassegnato. In ogni caso sarebbe opportuno accertarsi che in primis siano il personale sanitario coinvolto in prima linea nell’emergenza coronavirus ad essere testato, e i cittadini. Poi i turisti”. 

Nel frattempo arriva da un’indagine scientifica di Eurac una conferma importante: i collaboratori della Croce bianca non rappresentano un rischio di infezione più elevato rispetto ai normali cittadini. Alla fine dello scorso aprile la Croce Bianca ha sottoposto 2.709 collaboratori in tutta la provincia a test rapidi per la ricerca di anticorpi per Covid-19 e la campagna di test mirava a verificare lo stato immunitario dei collaboratori dell’associazione provinciale di soccorso. Tutti gli addetti che hanno avuto un risultato positivo nei test rapidi per la ricerca di anticorpi sono stati anche riesaminati con test PCR (tampone) in modo da verificare che nessuno fosse positivo al momento del test e quindi potenzialmente contagioso per altri.