Politik | violenza sulle donne

Non una di meno, molte di più

In centomila sfilano a Roma contro la violenza di genere e il patriarcato – nel silenzio dei media. Gaia Palmisano: “Un corteo variegato, come non si vedeva da anni”.
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Foto: Aleandro Biagianti

Erano tante, tantissime e tutte insieme – roba che di questi tempi di divisioni patologiche risulta essere una rivoluzione – ed erano dense di temi: temi politici, quelli alti che stanno nella quotidianità delle persone e che condizionano il lavoro, la salute, la famiglia. In piazza per dire 'non una di meno' c’è stato un capitolo intero di un programma politico” – scrive Giulio Cavalli sul settimanale Left – “E invece niente, niente prime pagine sui giornaloni nazionali, niente aperture dei telegiornali”. Alla manifestazione nazionale di sabato 26 novembre contro la violenza maschile sulle donne hanno preso parte a Roma, secondo i dati della piattaforma organizzatrice “Non una di meno”, almeno centomila persone. Ma l'informazione ha dato poco peso alla notizia. “Perché facevamo paura” sostiene l'attivista bolzanina Gaia Palmisano scesa anche lei in piazza nella Capitale, “in questa società ancora patriarcale fa paura vedere le donne manifestare in modo diverso. Il corteo era lunghissimo, tantissimi gli uomini, ma i giornali hanno mostrato solamente le manifestanti in prima fila. D'altronde – prosegue Palmisano – un corteo di soli uomini non sarebbe mai stato così variegato, mettendo assieme da una parte la “testa” del corteo composta di sole donne – ovvero da femministe della differenza o femministe “storiche” che preferivano sfilare senza uomini – e dall'altra la “pancia” composta dai centri antiviolenza e da tutti i movimenti femministi organizzati e non, oltre ai gruppi LGBTQ e alle donne curde, nonché la “coda” con i sindacati di base, i collettivi studenteschi, i centri sociali e persino gli anarchici. In un'ora siamo riusciti a comporre il corteo da piazza della Repubblica, senza spintoni. Praticamente cinque cortei uniti insieme, una delle manifestazioni più grandi negli ultimi anni qui a Roma. Era difficile, ma c'è stato un dialogo”.

Il giorno successivo, domenica, si sono svolti all’Università La Sapienza di Roma sette tavoli tematici (piano legislativo, lavoro e welfare, femminismo migrante, sessismo, educazione, salute, ruolo dei media, fuoriuscita dalla violenza: qui il video con i report degli esiti). L'intento è quello di stilare un “piano nazionale femminista antiviolenza” che definisca concretamente il percorso dei soggetti che sotto lo slogan “non una di meno” mutuato dal movimento femminista argentino (Ni una menos) si sono riuniti nell'ultimo anno in assemblee sul territorio. Secondo Palmisano – che ha preso parte anche ai tavoli tecnici di domenica – “se il corteo è andato benissimo, i lavori dell'assemblea erano più difficili e impegnativi, perché emergevano opinioni diverse. Si trattava di un'assemblea enorme, due-tremila persone raggruppate per argomenti. C'è una posizione di forte criticità verso il piano antiviolenza del governo. I centri antiviolenza nati dal movimento femminista vengono sempre più istituzionalizzati, quelli più “radicali” non ricevono più fondi. Inoltre, contestiamo il “codice rosa”, per cui una donna è costretta a denunciare in ospedale la violenza subita: coloro le quali non sono ancora pronte a sporgere denuncia, o che hanno dei motivi per non farlo, non si recano al pronto soccorso perché si sentono obbligate da questa trafila. Se gli intenti sono positivi, nella pratica si finisce che una donna non si sottopone più alle cure. Inoltre, occorre parlare più in generale della violenza come patriarcato: non intervenire soltanto sulla violenza compiuta, ma avere una visione più ampia di cosa essa rappresenti”.

“I media non ci hanno dato alcuna importanza, a parte un servizio trasmesso dal TG3 e l'intervista del manifesto a Laura Boldrini”. La presidente della Camera dei deputati ha preferito non scendere in piazza, per non togliere visibilità alle promotrici della manifestazione. Venerdì 25, nella giornata contro la violenza sulle donne, ha pubblicato sulla sua pagina facebook uno screenshot dei commenti (con nomi e cognomi ben visibili) contenenti pesantissime minacce e insulti di natura sessista. “È stato utile, ma sarebbe anche utile – come ha sottolineato in varie occasioni la stessa presidente Boldrini – che i gestori dei social network eliminassero questo tipo di commenti” conclude Gaia Palmisano.

Laura Boldrini, presidente della Camera dei Deputati, interviene a “Gazebo” su Rai Tre.