Umwelt | L'intervista

“Ci siamo sempre rialzati”

Markus Dejori, sindaco di Nova Levante, sul “disastro Vaia”, la notte più lunga, l’anarchia della natura e le “gaffe” dei turisti.
Markus Dejori
Foto: Comune Nova Levante

salto.bz: Sindaco Dejori, a un anno dalla tempesta Vaia, simbolica proprio la zona del lago di Carezza con la foresta del Latemar flagellata, qual è l’immagine più vivida che le è rimasta di quei giorni? 

Markus Dejori: Ricordo questa gigantografia di distruzione e l’incapacità iniziale di reagire, questa inadeguatezza, il sentirsi minuscoli di fronte alla potenza sovrastante della natura, alla forza della devastazione. Dopo lo sgomento, con il passare delle ore, abbiamo capito che piangere o martellarsi di domande non sarebbe servito a nulla, c’era solo da rimboccarsi le maniche, perché c’era tanto da fare. E così è stato. Ci siamo sempre rialzati.

Che anno è stato questo, per lei?

Un anno molto intenso. Lo è stato per tutti, per chi ha dovuto coordinare i lavori, per chi ha faticato nei boschi, per le ditte coinvolte e naturalmente per i cittadini. Abbiamo dovuto chiudere strade per poter trasportare i tronchi degli alberi caduti, in paese è aumentato molto il traffico, basti pensare che fino a giugno era un andirivieni di camion carichi di legna. I concittadini hanno però capito che bisognava avere pazienza. Certo, di questa situazione hanno risentito il resto dei lavori in programma nel comune, che sono rimasti sostanzialmente fermi, ma avevamo un’emergenza da gestire.

Fra i turisti c’è chi ha preso atto di quanto accaduto con filosofia, e chi credeva per esempio che il bosco fosse stato distrutto per fare spazio a nuove piste da sci e a nuovi alberghi. Si è sentito davvero di tutto

 

 

E fra i turisti che reazioni ha registrato?

Si è sentito davvero di tutto. Lo stupore di fronte ai danni dell’ondata di maltempo accomunava tutti, ma c’è chi ha preso atto di quanto accaduto con filosofia, e chi credeva per esempio che il bosco fosse stato distrutto per fare spazio a nuove piste da sci e a nuovi alberghi. Verso la metà dell’estate abbiamo cominciato a esporre i primi cartelli dove veniva spiegata la situazione e raddrizzando così gli equivoci. Detto questo il turismo non ha risentito di quanto accaduto, a parte il disagio di qualche sentiero interrotto nel bosco, ma abbiamo provveduto con le deviazioni. Lo scorso anno abbiamo allestito nei tempi il mercatino di Natale al lago di Carezza nonostante tutto, per questa edizione ci sarà anche la nuova pedana per i visitatori e un parcheggio più ampio, ma manca da rifare il tetto del centro visite. Inoltre sono stati fatti degli investimenti importanti per l’innevamento artificiale a Carezza. La stagione sciistica dovrebbe quindi partire regolarmente. 

Torniamo ai giorni del nubifragio. Il 29 ottobre 2018 perse la vita a San Martino in Badia Giovanni Costa, vigile del fuoco volontario in servizio, cosa ricorda di quella notte?

Ricordo che quella sera fu davvero molto difficile, nella concitazione del momento cercavamo tutti di capire come bisognasse muoversi. Mi trovavo al centro della Protezione civile da dove partivano tutti gli interventi. Prima di tutto c’era il problema della quantità incredibile di acqua, perché pioveva ininterrottamente da 3-4 giorni. Poi ricordo quest’albero caduto e si pensò subito a una frana, i pompieri andarono a vedere, ma era impossibile scendere dal camion, era il caos più totale, si cercava di stabilire se fosse pericoloso continuare a lavorare in quelle condizioni. A un certo punto comunque, verso le nove di sera, dopo vari interventi, sì accertò che era impossibile continuare e fu sospeso tutto. Non so dire se i vigili del fuoco a San Martino in Badia non abbiano realizzato in quel frangente quale fosse la reale situazione, fatto sta che una vita umana è andata purtroppo perduta. 

Il Comune ha dovuto pagare le varie ditte anticipando i soldi per la Protezione civile provinciale, e stiamo aspettando che ci tornino indietro. Il ritardo è dovuto al fatto che quel denaro ancora non arriva dallo Stato

C’è qualcosa che secondo lei non ha funzionato nella macchina operativa provinciale? 

Direi che ognuno ha fatto la sua parte e l’ha fatta bene, Comune compreso che è intervenuto per ripristinare tutte le infrastrutture. L’amministrazione comunale ha dovuto pagare le varie ditte anticipando i soldi per la Protezione civile provinciale, e stiamo aspettando che ci tornino indietro. Il ritardo è dovuto al fatto che quel denaro ancora non arriva dallo Stato.

Che effetto ha avuto questo sulle casse comunali?

Diciamo che piangono un po’. Stiamo risolvendo la situazione con un mutuo che ci porteremo dietro fino ai primi dell’anno prossimo. Ma anche questo fa parte dei compiti del Comune, la mano pubblica doveva intervenire e lo abbiamo fatto, il resto lo risolveremo.

 

 

Lo scorso luglio una nuova ondata di maltempo si è abbattuta sull’Alto Adige, a una manciata di mesi dal “trauma” di Vaia. Ha avuto paura che potesse accadere di nuovo il peggio?

La paura che possa replicarsi un evento come quello dell’ottobre di un anno fa c’è sempre, le raffiche di vento durante la forte tempesta di luglio avevano più o meno la stessa intensità di quelle precedenti e sì, abbiamo temuto il peggio, anche se alla fine il nubifragio per fortuna si è rivelato meno violento di Vaia. Stavolta peraltro non è stata colpita tanto Nova Levante quanto Nova Ponente, e la statale che portava lì e che per tre mesi è rimasta chiusa. 

Mettendo per un momento a lato i cambiamenti climatici che hanno avuto evidentemente la loro parte nella manifestazione di queste calamità naturali, lei non crede che spesso le politiche ambientali vengano relegate in secondo piano nel nome di un più redditizio sfruttamento economico del territorio?

Io posso solo dire che come sindaco cerco di essere pratico, pragmatico e coerente per quello che mi compete. Le alte geometrie politiche le seguo a distanza. Penso anche che in Alto Adige in primis, ma non solo, si consumi troppo e se cominciassimo per esempio a risparmiare acqua e corrente potremmo contribuire individualmente a migliorare un futuro che di certo non promette affatto bene.