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Al voto col tagliando

Piccole e grandi novità nella grande confusione della legge elettorale che disciplinerà (si fa per dire) il voto di domenica.
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Foto: CC BY Wikipedia.it

Si può esser certi che domenica prossima, tra le 7 e le 23, la scenetta che sto per descrivere si verificherà in molti seggi elettorali. Il diligente cittadino/elettore, appena uscito dalla cabina, tenterà di infilare nell'urna la scheda o le schede appena votate. A questo punto il presidente di seggio lo bloccherà più o meno decisamente e gli impedirà di portare a termine l'operazione. Qualcuno si adatterà, qualcun altro protesterà affermando di aver sempre messo la scheda nell'urna con le sue proprie mani e si arrenderà alle nuove disposizioni borbottando sospettoso e immaginando chissà quale macchinazione.

Tutto il contrario, invece.

Una delle novità, forse la migliore tra quelle introdotte da una legge elettorale che viene concordemente giudicata come la peggiore tra quelle adottate negli ultimi anni, riguarda proprio il sistema antifrode che impedisce, per l'appunto, all'elettore di inserire da solo la scheda nell'urna. Questo perché sulla scheda stessa è applicato un piccolo tagliando autoadesivo sopra il quale è impresso un codice. Quando consegna la scheda all'elettore il presidente annota sul registro il codice stesso. Quando i viene riconsegnata la scheda stacca il tagliando che deve essere conservato. Solo allora la scheda votata può finire nello scatolone con tutte le altre. Ovviamente il tagliando è applicato in modo che ci si possa accorgere se è stato fraudolentemente rimosso.

Tutto questo per far fronte, si spera, ad uno dei tipi di frode elettorale più praticati anche in Italia. Il sistema è abbastanza semplice. I malfattori, in genere espressione di una qualche forma di criminalità organizzata, si procurano, con la complicità di uno scrutatore o di un presidente di seggio infedele, una singola scheda ancora intonsa, la votano con il nome del loro candidato e la consegnano ad un elettore pronto a vendere il proprio voto. Costui entra nella cabina elettorale e quando esce consegna la scheda già votata. All'uscita la scheda elettorale intonsa viene data ai malviventi che a questo punto, in genere, pagano anche il prezzo pattuito. La truffa elettorale può ripetersi così moltissime volte e il sistema, se applicato su vasta scala e in molti seggi, consente di influire pesantemente sull'esito elettorale..

Quella del tagliando antifrode non è comunque l'unica novità che domenica gli elettori troveranno facendo ingresso del seggio a loro assegnato. Un'altra innovazione, sulla quale sono stati espressi diversi dubbi, è quella di condensare alcune istruzioni per il voto su un verso della scheda. C'è da credere che, visto tra l'altro che si vota con un nuovo sistema, ci saranno elettori che si perderanno nella consultazione di questo mini manuale, allungando a dismisura la durata delle operazioni di voto.

Promette di non essere una giornata semplice quella di domenica, non solo e non tanto per le implicazioni politiche di un voto il cui esito è previsto da molti come assai incerto, ma anche per le difficoltà tecniche nella consultazione, che si basa su una legge assai complessa e, secondo diversi esperti, viziata all'origine da rilevanti dubbi di costituzionalità.

Il cosiddetto "Rosatellum", è la quarta legge elettorale che l'Italia si dà dal 1994 ad oggi e cioè in poco più di vent'anni. Una vorticosa giostra di cambiamenti, il cui ritmo frenetico contrasta con ciò che era avvenuto in precedenza. In fondo gli italiani sono andati a votare dai tempi del primo Statuto Albertino (1948) in poi e sino al 1918 con un sistema maggioritario e l'estensione progressiva del diritto di voto a fette sempre più grandi della popolazione. Dalla fine della Grande Guerra, fatta salva ovviamente l'epoca fascista in cui il diritto democratico di voto era sostanzialmente negato, e fino all'inizio degli anni 90 si è sempre votato con il sistema proporzionale. Per 150 anni è bastato un solo cambiamento. Dalla fine della Prima Repubblica è scattata una frenetica corsa allla distillazione di nuove alchimie elettorali che probabilmente non è ancora terminata.

Nel 1994, anche sulla base degli esiti di un referendum pesantemente condizionato dalla vicenda di Tangentopoli, viene adottato un sistema misto a prevalente connotazione maggioritaria ("Mattarellum" dal nome del ministro proponente, l'attuale Capo dello Stato Sergio Mattarella). Poi con il 2006 si torna al proporzionale con premio di maggioranza sulla base di un progetto che lo stesso ideatore, il senatore leghista Calderoli ha avuto modo di definire una "porcata", da cui il vezzeggiativo "Porcellum". Quest'ultimo è stato giudicato parzialmente incostituzionale dalla Consulta al pari di un altro progetto di legge, il cosiddetto "Italicum" ideato dal governo di Matteo Renzi che ha avuto il poco invidiabile privilegio di essere affossato dai giudici costituzionali ancor prima di entrare in vigore.

Ora si va a votare ancora una volta con una legge che mette assieme maggioritario e proporzionale. Nella nostra regione, dove come al solito sono in vigore norme particolari, dovranno essere nominati per la Camera 11 deputati,  sei dei quali eletti in altrettanti collegi uninominali (Bolzano, Merano, Bressanone, Trento, Pergine e Rovereto) e cinque scelti, con un complesso calcolo da effettuare anche su base nazionale, dei listini del proporzionale indicati da ogni partito. Listini bloccati, senza possibilità di scelta da parte del lettore tra i nomi, da uno a quattro, previsti da ogni forza politica. Sostanzialmente analogo il sistema previsto per il Senato, con i sei eletti nei collegi uguali a quelli della Camera, ma un solo seggio da assegnare con i calcolo proporzionale.

A rendere le cose probabilmente più confuse per il normale cittadino/elettore ci sarà il fatto che sulla scheda elettorale, oltre al nome del candidato di ogni partito o di ogni coalizione tra partiti per il collegio uninominale, ci saranno anche i nomi dei candidati del listino proporzionale di ogni forza politica. Il rischio di equivoci e di incertezze è purtroppo alto.

Secondo gli esperti, anche per evitare di cadere nella trappola di dare il cosiddetto "voto disgiunto" che renderebbe nulla la scheda, l'unico consiglio da dare agli elettori è quello di contrassegnare il simbolo del partito cui si vuol dare il voto. In questo caso la scelta dell'elettore si trasmetterà automaticamente anche al candidato nell'uninominale senza pericolose confusioni.

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Alessandro Stenico Ven, 03/02/2018 - 15:45

"qualcun altro protesterà affermando di aver sempre messo la scheda nell'urna con le sue proprie mani" non si poteva neppure prima, doveva essere sempre il Presidente o vice ad inserire la scheda nell'urna.
Sicuramente la nuova procedura rallenterà le operazioni di voto, dato che prima di consegnare la scheda all'elettore identificato bisogna dettare il codice alfanumerico di 14 cifre agli scrutatori che lo annoteranno sulla lista elettorale, poi
- all'uscita dell'elettore dalla cabina, bisogna verificare che la scheda sia piegata bene ( con tanti simboli e candidati il formato sarà sicuramente quello di un piccolo lenzuolo da piegare come un origami), altrimenti non si riesce a staccare il codice
- rimandare eventualmente il votante dentro a ripiegare la scheda
- verificare all'uscita che il codice sia lo stesso di prima
- strappare lungo la linea tratteggiata avendo cura di non rovinare la scheda
- inserire i due tagliandi delle due schede (C+S) con l'adesivo nelle due rispettive buste,
- imbucare la scheda elettorale nell'urna prevista
bisognerà avere un poco di più pazienza, che oggigiorno manca spesso......

Ven, 03/02/2018 - 15:45 Collegamento permanente