Società | Crisi ospedali

Medici in fuga

Ora parlano anche i dottori che recentemente hanno lasciato il Pronto Soccorso di Bolzano: “ormai è come un tumore che nessuno sta curando”.
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Foto: web

Segno evidente della gravità della crisi che sta attanagliando il Pronto Soccorso all’ospedale San Maurizio è il numero dei medici lì attivi per anni ma che negli ultimi mesi hanno deciso di gettare la spugna, trasferendosi altrove. Salto ha raccolto alcune significative testimonianze, che permettono di capire la dimensione e la qualità del travaglio vissuto da chi al servizio ha dedicato una parte considerevole della propria vita. Senza risparmio di energie e senza badare ad orari. Il quadro che ne esce è ancora più sconfortante di quello che avevamo anticipato nei giorni scorsi.

Il dottor Stefano Corrà ad esempio ha lasciato Bolzano addirittura per la Svizzera, anche se segue ancora da vicino le vicende della sanità altoatesina visto che ha trovato ancora il tempo di commentare un precedente articolo del nostro giornale. Corrà conferma che il sottodimensionamento del Pronto Soccorso di Bolzano per anni ha rappresentato addirittura una sorta di primato (negativo) a livello nazionale

“Quando raccontavo quanti eravamo mi dicevano che eravamo matti. A Bolzano la pianta organica è di 20 medici, ma dovrebbero essere almeno in 30.”

Il dottor Corrà - che ora lavora a St.Moritz / Chur nei Grigioni - non è mai riuscito a capire i motivi per cui non è stato mai dato sufficiente peso ai problemi del Pronto Soccorso di Bolzano. “Sembrava quasi che dovessimo essere in qualche modo puniti”, osserva il medico. Aggiungendo che per affrontare l’attuale emergenza nell’emergenza occorrerebbe immediatamente portare la guardia medica in Pronto Soccorso. E che pure l’introduzione di nuovi ticket potrebbe essere utile, ma più per rinforzare le entrate della Provincia che per porre un argine effettivo agli accessi ‘non urgenti’. Un’altra misura utile per Corrà potrebbe essere una maggiore sinergia con il personale operativo al 118

Il secondo medico di cui abbiamo raccolto la testimonianza è Laura Ciccariello, che ci ha addirittura regalato un testo che potete leggere qui e da cui traspare tutta l’amarezza legata alla rescissione del cordone ombelicale rispetto ad un lavoro tanto totalizzante quanto appassionante. La dottoressa Ciccariello lo scorso anno si è trasferita all’ospedale di Merano ed è lì che l’abbiamo raggiunta chiedendole quali a suo avviso potrebbero essere le misure in grado di manifestare una certa efficacia per arginare la crisi del Pronto Soccorso di Bolzano. Anche Ciccariello è convinta dell’utilità dell’introduzione di un ticket per fare da filtro (“più volte annunciato ma colpevolmente non introdotto”), ma la dottoressa riterrebbe anche molto importante “un’adeguata compagna d’informazione per i cittadini su cosa significhi ‘urgenza’ in campo medico”. 

Il terzo medico che abbiamo contattato è Eliane Ducati, 47 anni, madrelingua tedesca, anche lei trasferitasi da poco a Merano raggiungendo la collega Ciccariello. A differenza dei due colleghi precedentemente interpellati Ducati però è un vero fiume in piena. Per questo abbiamo pensato di realizzare con lei una vera e propria intervista. 

Dottoressa Ducati, perché se n’è andata?
Io non sono mai stata zitta ed ho parlato per anni. Sapevano tutto. Più volte ho avuto occasione di spiegarlo a politici, a dirigenti pubblici ed anche ai giornalisti che volta per volta transitavano in Pronto Soccorso. Si lamentavano che dovevano aspettare molto e allora io parlavo. Ne ho parlato anche quando periodicamente facevo le visite mediche del lavoro. Ne ho parlato anche nei corsi sulla violenza contro le donne, perché io in quanto tale venivo maltrattata sul posto di lavoro. Si trattava di violenza psichica, tutti i santi giorni. Lavoravo e me le sentivo dai pazienti, dai parenti, dai superiori e dai colleghi. Anche gli psichiatri dell’ospedale vedevano quali erano le nostre condizioni ma non hanno mai fatto nulla.

“Io chiamo in causa anche lo Stato. Perché in Pronto Soccorso ho visto anche magistrati e forze dell’ordine, che hanno potuto vedere la nostra situazione ma non hanno mosso un dito. Insomma nessuno è innocente per come stanno andando le cose, anche il sindacato ha le sue colpe.” 

Insomma, nessuno è mai intervenuto nonostante le sue ripetute segnalazioni.
Proprio così: neppure il medico del lavoro! I pazienti hanno i loro diritti e non è possibile che debbano aspettare così tanto. Ma la gente non sa di quanto siamo stati maltrattati anche noi. Per carità: il lavoro al Pronto Soccorso di Bolzano è sempre stato professionalmente molto interessante. Ma facevamo dei turni semplicemente incredibili. Una cosa da denuncia. Ora a Merano posso lavorare o di giorno, o di notte. Una cosa impensabile a Bolzano. 

Che succedeva o, meglio, cosa succede invece al San Maurizio?
Era più che normale fare un turno correndo come pazzi dalle 14 alle 20. Poi magari vedevi che nel turno successivo eri reperibile e quindi dopo aver mangiato in cinque minuti ti ritrovavi di nuovo in area rossa fino alle 2 di mattina. Con magari il prossimo turno che ti spettava a partire dalle 8 e tu ti presentavi senza fare una piega. Eravamo troppo pochi nei turni di reperibilità. E la situazione era naturalmente ancora peggiore nei fine settimana, caratterizzati dagli incidenti di montagna. 

Per quanti anni ha fatto una vita così?
14 anni esatti. E la cosa più criminale in quella gestione del servizio sono stati i turni. Sono andata via perché non ce la facevo più a vedere il maltrattamento dei pazienti, che aspettavano ore. Ma anche dei miei colleghi, costretti a fare le notti più terribili di tutt’Italia. 

“Ce lo dicevano i colleghi contrattisti che avevano lavorato anche altrove. Le notti nel Pronto Soccorso di Bolzano sono le più tremende di tutta Italia. Soprattutto perché il medico di turno è da solo da mezzanotte alle 8 e si ritrova a gestire tre ambulatori. Una cosa inaccettabile, la stanza del medico di guardia non la vedevamo nemmeno.”

Per quale motivo siamo arrivati in questa situazione?
La figura del medico ha perso di importanza rispetto al passato ed anche in ospedale sono diventati più importanti gli amministratori dei medici, che non decidono più nulla. Non hanno più rispetto per noi. Insomma: ci vuole più personale, un’altra organizzazione e bisogna riuscire a tornare nella legalità. Non si può più pensare di risparmiare nella sanità dato che abbiamo sempre più persone anziane e giovani senza consapevolezza del proprio corpo. 

“Il Pronto Soccorso è come un tumore che sta lì da tanti anni, si sta ingrandendo e non c’è una strategia per curarlo. Piango per aver dato la mia salute a queste teste di rapa che non si preoccupano minimamente né di noi lavoratori né dei pazienti.”

Sembra un viaggio senza ritorno…
Non riesco a non pensar male dopo aver visto che per anni non hanno fatto niente per affrontare il problema. Sono dei delinquenti perché hanno rubato salute e vita sia a noi che ai pazienti.